Non sarò il primo e nemmeno l’ultimo a scrivere quattro parole, ad esprimere un pensiero, una riflessione sulla scomparsa di Gianmario Morosini; una vita, la sua, contrassegnata da una serie di tragedie familiari senza fine…il padre, la madre, il fratello…e ieri è dovuto toccare a lui, che ha provato a resistere, a rialzarsi tre volte, ma che alla fine, dopo un’ora di interminabile agonia, ha dovuto lasciare questo mondo troppo presto.
Le solite, inutili, sterili, polemiche sono poi venute fuori: l’ambulanza che è arrivata con tre minuti di ritardo perchè c’era la camionetta dei vigili ad ostruirne l’ingresso…non voglio fare il disfattista, ma il cuore di Gianmario, nel momento in cui si è accasciato a terra, ha smesso di battere, non ha più emesso un solo battito fino a quando non è stata dichiarata la morte…questo non è il momento delle polemiche, questo è solo il momento del silenzio e del rispetto verso un ragazzo che non c’è più, verso sua sorella, verso la sua fidanzata. Non si deve sempre cercare un colpevole quando il colpevole, certe volte, non c’è.
Hanno fatto bene a sospendere tutti i campionati? Certo che hanno fatto bene, ma la mia paura è che fra una settimana, quando si riprenderà a giocare, in molti si saranno dimenticati di Gianmario Morosini e tutto tornerà come prima.
Piuttosto, bisognerebbe riflettere sul perchè di queste tragedie che, ultimamente, si stanno facendo troppo frequenti; non ultimo il caso del pallavolista Vigor Bovolenta. Ci ricordiamo dei tanti giocatori morti, ma vogliamo ricordarci anche di quelli che si sono salvati per miracolo, come Lionello Manfredonia tanti anni fa o Muamba non più di un mese fa? Troppi i casi, troppi i sospetti su controlli medici forse fatti, in qualche caso, in maniera non del tutto appropriata.
Stefano “Steve Bookie” Bertini