Sono sicuro che l’abolizione dell’art.18 porterà un mare di lavoro per tutti, l’abolizione della precarietà e la vittoria del bene sul male. E non solo: a sentire alcuni analisti economici, potremmo venire a capo anche di importanti segreti ancora non svelati, la soluzione del terzo segreto di Fatima, i cerchi nel grano, come hanno fatto gli egiziani a costruire le piramidi, importanti anticipazioni sul 2012 nel calendario Maya e magari, è anche la volta buona che licenziano Roberto Giacobbo dalla Rai.
Burle a parte, ciò a cui stiamo assistendo, è la mercificazione della dignità del lavoratore, offerta all’altare sacrificale del capitalismo. Scompare la visione di licenziamento giusto o ingiusto, a favore di una umiliante quantificazione monetaria, dimenticando che la flessibilità in uscita, in Italia, non è sostenuta della flessibilità in entrata. Non sarà difficile immaginare che poi un’azienda (tra virgolette) “in crisi”, decida di liberarsi dei lavoratori scomodi, effettuando una legale pulizia, sgombrando i suoi uffici, i suoi reparti, i suoi cantieri. Il tutto semplicemente stanziando una cifra a bilancio alla voce “costi di licenziamento personale” e magari ricominciando la propria attività, con qualche sindacalista in meno, con qualche immigrato in meno e qualcuno con una religione o orientamento sessuale differente in meno. Sinceramente trovo tutto ciò disgustoso, ma allo stesso tempo mi domando come è possibile che siamo arrivati fino a questo punto? Ma è veramente tutta colpa della politica?? I cittadini che ruolo anno avuto in tutto ciò??? Tanto per iniziare dobbiamo sfatare subito un falso mito, non è assolutamente vero che il grosso debito pubblico che ha il paese, è stato accumulato durante la prima repubblica. Fortunatamente a dirlo è la matematica, che non è tacciabile di partigianerie, e le fonti dalle quali la matematica prende spunto, sono i bilanci della Ragioneria Centrale dello Stato Italiano. Studi accurati condotti da molteplici istituti (tra cui anche Eutekne.info) ci rivelano che solo il 43.5% del nostro attuale debito è stato accumulato dalla prima repubblica, e ben il 56.5% dalla cosiddetta seconda repubblica. Aggregando i dati e riclassificandoli in fasce temporali, ci accorgiamo che dal 1992 al 96, praticamente tra il primo governo Amato e il governo Dini, in pieno postTangentopoli, venne accumulato circa il 15% del debito attuale, i 3 governi presieduti da Berlusconi hanno contribuito all’accumulo di debito pubblico per il 27,41%. Più staccato Prodi i cui due governi hanno prodotto l’8,81%, chiudono la classifica i governi Dalema e Amato2 che assieme hanno accumulato circa il 5%. A sentire il tam tam mediatico, la grande imputata, dell’immenso debito Italiano, è la spesa pubblica, comprensiva anche delle voci di “spesa della politica”. Andiamo quindi a vedere dati alla mano, come e quanto questa spesa è aumentata nel corso degli ultimi anni. Governo Prodi1 (quello del miracoloso ingresso nell’euro) spesa pubblica +6.01%. Governo Dalema, spesa pubblica +2.87%. Governo Amato2 +2.44%. Governo Berlusconi2 (quello del contratto con gli italiani) spesa pubblica +16.95%. Governo Prodi2 (quello che accumulò il tesoretto che avrebbe potuto alleviare gli effetti della crisi ma non ne ebbe il tempo) spesa pubblica +1.67%. Governo Berlusconi3 (quello che bruciò il tesoretto nell’operazione Alitalia e ICI e perse il capo per la nipote di Mubarak) spesa pubblica +5.16% (Tutti dati verificabili in: http://www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/Bilancio-d/). Dati alla mano, possiamo dire che sono tutti uguali? Al lettore l’ardua sentenza. Detto questo, qualcuno potrebbe dire ma cosa centra tutto ciò con la riforma del lavoro??? A mio modesto avviso, se oggi lo stato si vede costretto a prendere provvedimenti così pesanti, il tutto è direttamente legato a ciò che è successo prima. E i cittadini, i poveri cittadini cosa centrano??? E’ mia convinzione che una grossa responsabilità ricada anche sui cittadini, su tutti coloro che sempre pronti a criticare, comodamente seduti nella poltrona di casa davanti alla TV, non si sono mai presi la briga di protestare dentro una assemblea di partito, almeno in quei partiti che ancora convocano assemblee pubbliche; se vogliamo che qualcosa cambi, dobbiamo metterci in gioco. Su tutti coloro che pur avendo partecipato ad assemblee politiche, non hanno ancora capito che dopo le parole e le discussioni le decisioni prese a maggioranza vanno rispettate, la responsabilità dello sfacelo è anche loro. Giudico responsabili anche tutti coloro che ignorano da dove escono i diritti di cui oggi dispongono. Un popolo che dimentica la propria storia è un popolo condannato a riviverla. Responsabili sono anche tutti quegli ignavi e codardi che nascondendosi dietro la scusa che tanto lo fanno tutti, sono spinti ad emulare tutto ciò che di peggio sforna questa società dell’apparire. Multe e tasse vanno pagate, le regole vanno rispettate, altrimenti nel paese dove tutti si sentono furbi, andrà a finire che faremmo la fine dei bischeri. Quando si vota, la matita che ci viene data è un arma potente, con la quale è possibile cambiare le sorti di un paese, dare il nostro voto semplicemente per una simpatia, per un sorriso, per un abito o per un manifesto graficamente più intrigante è pericoloso, per carità, liberissimi di farlo, però poi non vi lamentate, non vi lagnate delle conseguenze.
Detto questo, voglio rivolgermi a coloro che detengono la responsabilità più grande, il mio sarà sicuramente un discorso di parte, per un certo verso anche masochistico, ma non posso esimermi dal farlo. Sto parlando a quel 51% di italiani che a suo tempo votò i governi che negli ultimi anni hanno prodotto 27,41% di debito pubblico e l’aumento del 22.11% della spesa pubblica ma anche a coloro che pur votando altro, o non votando ne resero possibile il successo: “Bene … ancora è poco … alla prossima se ancora non vi è bastato, rifateci. Se invece credete che ne avete avuto abbastanza, alla prossima invece di ri-affidarvi allo splendido GURU di turno, pensateci bene. Interessativi più a fondo, leggete, partecipare a tutti i livelli dei processi decisionali, interessarsi alla cosa pubblica equivale a interessarsi a qualcosa di vostro, nei confronti del bene comune, cominciate a sentirvi proprietari dell’intero in ragione di una quota, visto che lo siete. Lottate per i vostri diritti con le armi della democrazia e mai con la violenza. Imparate a rispettare decisioni prese a maggioranza anche se non le condividete, vi rifarete la prossima volta.”
E vero il Governo Monti sta prendendo decisioni impopolari e per molti versi anche sbagliate, ma come ho cercato di spiegare e documentare sono i frutto dello sfacelo di chi lo ha preceduto, adesso se tutto ciò servirà a costruire un paese più autorevole e una cittadinanza più consapevole, allora anche questo sarà valso a qualcosa, alrtimenti…….