Che dramma fu il fallimento della Gran Tavola, la banca dei Buonsignori (sono considerati i Rotschild del Medioevo), per i senesi dell’epoca. “Ma dopo quella vicenda, nacque il Monte dei Paschi”. La storia, secondo Riccardo Nencini, dà grandi insegnamenti, ci permette di ricostruire luci e ombre degli eventi e di tanti personaggi che, di volta in volta, sono stati idolatrati o reietti, o che nelle varie fasi della vita hanno incarnato valori positivi e negativi.
Lo ha raccontato giovedì sera a Chiusi, nell’incontro organizzato dal Comune e dal Lions Club, alla presenza dell’assessore Chiara Lanari e del sindaco Stefano Scaramelli. Stimolato dalle domande di Stefano Bisi, in un’oscillazione continua tra passato e presente, seguendo il filone del bene e del male che si nascondono dentro ciascuno, e dentro qualsiasi avvenimento. Ed ecco spiegato il titolo del suo ultimo romanzo, “L’imperfetto assoluto”, che segue la vicenda di Musciatto, garzone in una banca, quindi mercante e banchiere tra i più grandi. Comparve persino in una novella del Decamerone prima di essere vituperato e sepolto dai Guelfi neri vincitori. Un prezioso manoscritto ritrovato durante l’alluvione del 1966 lo riporta in vita assieme alle tante malefatte di cui si era reso protagonista tra Parigi e Firenze, all’alba del nuovo secolo. Cavaliere del re di Francia Filippo il Bello e consigliere del fratello Carlo, tra il 1301 e il 1306 Musciatto incrocia i suoi passi con eventi che segnano la storia: l’esilio di Dante, il volto infisso nella disperazione della lontananza, lo schiaffo di Anagni e i tradimenti di Bonifacio VIII, la nascita dello stato nazione in Francia e l’avvio dell’attacco ai Templari, la guerra civile che insanguinò Firenze all’arrivo del Valois e con il rientro di Corso Donati, la supremazia del fiorino in tutta la Cristianità e l’ingegno travolgente di Giotto, Arnolfo di Cambio e del Sommo Poeta. Il bene ed il male nello stesso luogo, entrambi figli di personaggi cui l’autore restituisce il volto, la voce e le passioni di quel tempo tragico e magnifico. Una cronaca accurata ed emozionante raccontata con la precisione dello storico ed il coinvolgimento del romanziere d’avventura. Vicende che hanno ispirato le domande di Stefano Bisi. Tra i personaggi più positivi attuali? “Monti – ha riposto Nencini – ma anche in questo caso, a guardare i dettagli, si scopre che oltre all’interesse nazionale è legato a interessi specifici”. Tra quelli del recente passato? “Pertini”. L’unica certezza è che siamo figli di tante vicende, della famiglia di origine, dell’ambiente che ci circonda. Prendiamo Dante Alighieri, “che di ritorno a Firenze da Roma, forse a Siena, seppe di aver perso tutto in un solo giorno, trasformandosi così da politico ai più alti livelli di una Repubblica prestigiosa come quella fiorentina nel sommo poeta che tutti conosciamo”. Nencini ha parlato in maniera molto diretta sulle questioni di attualità. “Siamo sicuri che il governo Monti sia di sinistra?”. Chiusura delle province: “Sono favorevole alla prima proposta di Monti, con la loro trasformazione in organi di secondo livello. Certo è che sarebbe necessaria una riforma costituzionale”. Cittadinanza per i figli di immigrati nati in Italia? “Favorevole”. La discussione di Chiusi con Nencini è servita a capire quanto sia inutile un atteggiamento manicheo. E quanto sia dimenticato lo spirito di servizio, quello che stesso che portava personaggi importanti dell’epoca medievale a combattere e morire per la patria. Quella stessa patria che, nel caso di attacchi esterni, dimenticava le divisioni interne. Tutto il contrario di quanto avviene oggi.