E’ un piacere finire di nuovo sul Corriere Fiorentino, ossia la pagina toscana del Corriere della Sera, per una mia “storica” definizione del Tuscan Sun. Prima dell’inizio dell’ultima edizione parlai infatti di festival che somigliava a un’astronave aliena: ciò viene riportato dal prestigioso quotidiano, con mio ovvio compiacimento. Colgo però l’occasione per precisare qualcosa, così da argomentare un po’ la mia posizione e visto anche che il tema è caldo e dibattutissimo. Non sono infatti, e non sono mai stato, pur nei toni spesso critici, un acerrimo detrattore del Festival. Sono stato semmai un sostenitore della varietà come ricchezza, e dell’attenzione da destinare, a livello di sostegni e finanziamenti, anche alle idee “autoctone”
Il giornalista che mi ha telefonato ieri mi ha posto essenzialmente due domande: in questi anni chi ha guadagnato di più dal Tuscan Sun festival, Cortona o il festival stesso? e Chi ci perde di più visto il divorzio ormai quasi certo?.
La mia risposta è stata: ci hanno guadagnato e ci perdono tutti e 2. Vi spiego.
Del festival Cortona ha beneficiato. Ne ha beneficiato per l’esposizione mediatica davvero notevole, per la popolarità raccolta in Italia e negli Usa, per le pagine sui giornali nazionali e internazionali e per i servizi sulle principali Tv. Cortona ha così potuto allungare per molti anni l’effetto Tuscan Sun, inteso come la “moda” di Cortona scatenatasi negli Usa dopo il noto libro di Frances Mayes e successivo film.
Ne ha poi beneficiato il settore turistico-ricettivo-commerciale, che è il settore economico più importante del comune, fonte di occupazione e ricchezza. I “pienoni” di Agosto in alberghi, relais e ristoranti e i ricchi americani che vagavano per le vie del centro ingioiellati non erano certo un male per chi lavorava col turismo.
C’ha guadagnato però anche il Festival, che ha sì rimesso molti soldi nell’immediato, se si fa un freddo conto di uscite-entrate, ma poi ne ha probabilmente recuperati buona parte per via indiretta, con nuova popolarità per gli artisti che salivano sul palco del Signorelli. E comunque il festival sfruttato, già nel nome, il già citato l’effetto-Frances Mayes e la conseguente moda di Cortona negli Usa.
Chi ci perde? Cortona sicuramente, in attesa di capire se sapremo tappare degnamente il buco. La speranza c’è visto anche che la più grande fortuna di Cortona è quella di saper attrarre, spesso senza neanche troppi meriti reali dei cortonesi, l’amore di grandi personalità del mondo culturale. Di Cortona la gente importante se ne innammora. Speriamo che anche stavolta questa fortuna (e il lavoro di chi amministra e fa programmazione culturale) ci evitino il guado.
Forse ci perde anche lo stesso Tuscan, che come ha scritto in un commento il nostro Bisbetico Donato è uno splendido vaso da fiori che fa la sua meravigliosa figura in un piccolo davanzale (Cortona), ma su un balcone grande pieno di splendidi fiori (Firenze) rischia di passare in sordina. Certo, i soldi di Firenze sono altra cosa rispetto ai pochi che poteva trovare Cortona e anche la logistica è di ben altro livello.
Si strappano i capelli dal dolore i cortonesi? Forse si, ma probabilmente meno di quello che si potrebbe pensare. Una parte (forse minoritaria) della cittadinanza, quella che non lavora col turismo, in fondo non ci perde granchè. L’altra parte aspetta un succedaneo, che ci auguriamo ci sia altrimenti “il segno +” sul turismo mentre tutto il resto d’Italia va giù toccherà dimenticarselo.
Peccato che il “divorzio” fra Cortona e Tuscan sia arrivato proprio quest’anno, dopo che l’ultima edizione si era rivelata diversa dalle precedenti. I biglietti costavano molto meno e il festival aveva iniziato ad aprirsi in modo promettente alla città. L’astronave aliena si stava trasformando in qualcosa di molto più terrestre. Lo scrissi alla fine dell’edizione passata. Il Tuscan prometteva bene. Peccato che non vi sia possibilità di continuare.
A questo punto, però, c’è solo da sperare che quell’oggetto misterioso del nuovo festival cortonese riesca a tappare degnamente il buco, donando alla città almeno buona parte di quello che aveva donato il Tuscan Sun. Il dubbio viene, visto che non è certo un buon momento per gli enti locali, per le manifestazioni pubbliche, per la cultura.
Staremo a vedere. E ovviamente facciamo gli auguri a Wissman e soci per un futuro iimportante. Se non fanno più il festival a Cortona lo fanno comunque in Italia e in Toscana, e questo è positivo.