”Sono cose che a immaginarle dall’esterno ti sembrano inverosimili, ma a noi è accaduto”. Racconta così la propria odissea sulla Costa Concordia una signora di Cortona, che ci ha chiesto di restare anonima. Abbiamo saputo della sua presenza a bordo della nave naufragata al Giglio e allora siamo andati a cercarla per farci raccontare questa terribile esperienza. La signora ha ancora il biglietto (vedi foto), non ha più il proprio bagaglio (che è rimasto nella nave, nella cabina che era al primo piano) e nel cuore porta un ricordo fortissimo. “Dopo questa peripezia ora mi sento più forte” ci dice commossa.
“Mi sono imbarcata a Civitavecchia, ero sola ma viaggiavo insieme a una comitiva. Era la prima volta che facevo una Crociera. Sulla nave c’era un’atmosfera di festa, stavamo per iniziare una vacanza che sarebbe stata bellissima. Poi dopo appena due ore dalla partenza, mentre stavamo cenando, credo fossero le nove e mezza, è arrivato quel botto fortissimo…piatti e stoviglie che cadevano, scene di panico, urla sia dei passeggeri che dei camerieri…il finimondo insomma“
In quel momento lei cosa ha pensato? Come ha reagito?
“L’istinto immediato è stato quello di restare il più possibile fredda e cercare di ragionare. Certo non è facile in una situazione come quella. Il mio primo pensiero è stato non credere possibile che una nave così enorme e sofisticata potesse affondare. Quell’ottimismo, che poi si è rivelato eccessivo visto come è andata a finire, mi ha però aiutato a mantenere il controllo“
Lei era un minimo preparata sul da farsi? Avevate fatto qualche esercitazione o vi avevano spiegato cosa fare in caso di emergenza?
“No, chi come me era salito a Civitavecchia non aveva ancora fatto nessuna esercitazione. Avevamo solo assistito ad una veloce presentazione del programma della settimana nel Teatro poi eravamo andati a cena. Io ero al ristorante Milano, al quinto piano della nave“
E dopo il botto?
“E’ andata via la luce, poi è tornata, poi è andata via di nuovo. L’intermittenza è durata un po’ di tempo finchè non siamo rimasti al buio. Nessuna comunicazione ufficiale per un po’, solo qualcuno dei camerieri che ci diceva di mantenere la calma. Poi l’annuncio, ripetuto due o tre volte, che si trattava solo di un guasto elettrico e non dovevamo preoccuparci. Ma intanto noi abbiamo pensato a salvarci“
In che senso?
“Nel senso che, grazie anche alle segnalazioni di un signore la cui presenza per me è stata preziosissima, un aviere di Pratica di Mare che era al tavolo insieme alla nostra comitiva, siamo andati a prendere il giubbotto di salvataggio e ci siamo messi di nuovo al quinto piano, sul ponte davanti alle scialuppe“
Ma dagli altoparlanti arrivava qualche segnalazione, vi dicevano cosa fare?
“No, solo gli annunci di cui le ho detto. Addirittura ci dicevano di tornare nelle cabine. Poi dopo tantissimo tempo, quando la nave era già parecchio inclinata e tutti avevano capito quello che stava succedendo, è arrivato il segnale di abbandono nave. Ma era passato tantissimo tempo“
Si fa un gran discutere sul ruolo dell’equipaggio nei soccorsi. Cosa ci dice in proposito?
“Che non ho visto nessuno. Anzi, ho intravisto al terzo piano un ufficiale, credo, che impartiva ordini. Per il resto nulla. Il capitano non l’ho mai visto“
Ma a tirar giù le scialuppe chi ci ha pensato?
“I cuochi e i camerieri. Ovviamente aiutati dai passeggeri con ogni mezzo possibile. Remi, bastoni, accette. Di tutto. E’ stato il momento peggiore“
Perchè?
“Quando hanno deciso di iniziare a tirarle giù era passato troppo tempo dall’impatto, la nave era parecchio piegata e le scialuppe non scendevano. E’ stata una vera odissea portarle fino all’acqua. Si andava a strappi. Ci hanno fatto salire una prima volta, poi ci hanno fatto scendere e sono riusciti a far calare di qualche metro la scialuppa vuota. A quel punto per risalire ci siamo dovuti saltare dentro. Fortunatamente ero sola ed è andato tutto bene, ma è stato un momento difficile per tanti. Ad esempio per chi aveva dei bambini. In quei momenti, concitati e lunghi, ho avuto paura veramente“
Lei ha visto persone morte?
“No. Ho avuto la fortuna di essere sul lato della nave rialzato rispetto all’acqua; probabilmente sull’altro lato è stato tutto più difficile. So di persone che sono state colte da infarto, di gente che s’è buttata in mare, e forse molti si sono trovati in zone della nave invase dall’acqua e non hanno potuto fare nulla per salvarsi“
E una volta arrivati a riva con le scialuppe?
“Sono scesa al Giglio alle 23.45 circa. Siamo stati soccorsi e portati in un albergo. Ovviamente freddissimo perchè è chiuso in questo periodo, ma la proprietaria è stata disponibile e gentile, ci ha anche fornito delle coperte. Poi la mattina dopo ci hanno portato in un centro d’accoglienza a Porto Santo Stefano, e lì davvero il lavoro dei Carabinieri e della Guardia di Finanza per accudirci è stato commovente“
Ha pianto?
“Alla fine, proprio al Centro di accoglienza, quando ho visto tanta disponibilità e solidarietà“
E’ stata interrogata?
“No, ma un paio di giorni fa mi ha chiamato la compagnia navale a cui ho raccontato cosa era accaduto“
Bilancio finale?
“So di essere stata molto fortunata. E’ stata un’esperienza terribile, e davvero sono rammaricata per chi non si è salvato. Personalmente, dopo questa odissea, mi sento più forte. Almeno a questo è servito“