Mentre i colori della pandemia virano rapidamente dal giallo all’arancione e al rosso, mi vedo di nuovo costretto, per tenere sveglia la mia attenzione di lettore e per non arrendermi all’angoscia incipiente, a farmi avvolgere ancora una volta dalle spire sinuose del genere thriller. Questo però senza venire meno alla mission originale che da sempre anima le pagine del mio modesto “Angolo del Bibliotecario” e che consiste nell’esplorare i cataloghi delle piccole case editrici indipendenti alla ricerca di libri – di qualsiasi tipologia, nazionalità e provenienza – che meritino di essere letti (a mio insindacabile giudizio, s’intende). La mia speranza è di poter dare almeno un microscopico contributo a farli emergere dall’oblio a cui troppo spesso il distratto (per non dir peggio) mercato editoriale odierno immeritatamente li destina.
Oggi mi occuperò di “L’immagine divisa” di Marco Marinoni, testo vincitore (ex aequo) della VII edizione del Premio Gialloluna Neronotte e appena uscito per i tipi della Clown Bianco Edizioni.
Si tratta di un thriller corposo sia in relazione al numero di pagine che lo compongono, sia per quanto riguarda le numerose competenze che l’autore vi ha profuso, sia infine (ma è la cosa più importante) per il gomitolo di storie e colpi di scena che mano a mano si dipanano al suo interno.
Della trama darò conto come al solito alla fine e per evitare ogni possibile spoiler riprenderò pari pari la sinossi pubblicata sul sito dell’editore. Qui mi preme però sottolineare quattro aspetti.
Il primo è che il testo è particolarmente ben documentato sia dal punto di vista scientifico, sia da quello più propriamente psicologico. Ottima anche la conoscenza giuridica che trasuda dalle pagine, così come buoni sono i numerosi e mai banali accenni allo studio della criminologia.
Il secondo è l’attenzione costante, ma mai invasiva, all’ambientazione geografica. Paesaggi e panorami sono descritti sempre con rapide ed efficaci pennellate di colore che riescono ad introdurre il lettore sulla scena narrativa senza sforzo e con naturalezza.
Il terzo è legato alla presentazione dei numerosi personaggi, resi tutti con un utilizzo sapiente di luci e ombre che rifugge dai facili stereotipi del genere.
Il quarto infine si riferisce allo stile, in verità non sempre asciutto e lineare come ci si aspetterebbe e anzi punteggiato talvolta da qualche ridondanza di troppo e non scevro di una lieve spruzzata di esibizionismo culturale. Questo, che senza dubbio potrebbe a buon diritto apparire un difetto della scrittura, proprio per la sua spontaneità ed originalità me la rende invece attraente. Infatti in un panorama letterario in cui l’omologazione stilistica pervade ormai ogni angolo della produzione libraria nostrana, la capacità di rompere qualche schema ogni tanto fa l’effetto di una boccata d’aria fresca.
TRAMA: “Le vicende narrate sono ambientate in Liguria, ai giorni nostri. Paolo Cremese è un ingegnere informatico della E.C.H.O., un’azienda all’avanguardia, ed è impegnato nello sviluppo di un progetto che potrebbe portare alla creazione del primo computer quantistico. Immerso totalmente nella ricerca sull’intelligenza artificiale, Cremese è contrario all’idea che il risultato del suo impegno venga ceduto in esclusiva ai giganti dell’informatica e per questo si scontra duramente con i vertici dell’azienda.
Una mattina, Cremese viene ritrovato morto all’interno della sua auto, parcheggiata davanti al laboratorio di ricerca.
Le indagini sono affidate al commissario Efisio Di Vincenzo, a cui non sfugge come all’interno dell’abitacolo sia stato realizzato un vero e proprio staging per sviare le indagini. Pochi giorni dopo, anche Giordano Marchi, fondatore della E.C.H.O., e la moglie muoiono in un incidente con lo yacht.
Di Vincenzo chiede l’intervento del criminologo Damiano Danti e della sua compagna, Silvia, aspirante procuratore.
Paolo Cremese è stato ucciso per la sua idea di un’informatica open source? O c’è qualcosa di più concreto? E quello in cui ha trovato la morte Marchi è davvero solo un incidente?
Sullo sfondo, il mare della Liguria sembra rigettare sulla spiaggia, col proseguire delle indagini, un passato fatto di segreti, insabbiamenti e intrecci tra criminalità e politica.”