Anno 1747: per primo in Italia un patrizio cortonese, Valerio Angiolieri Alticozzi, dà alle stampe il libro che svela i riti segreti della “Libera Muratoria”.
Domanda: Che venite a far voi qui?
Risposta: A cercar quello che si era perduto
D: Cos’era egli perduto?
R: La parola del Maestro.
D: In che modo si perse?
R: Con tre gran colpi alla morte di Adoniram…
…
D: Datemi il segno
(si fa il segno del Maestro
D: Datemi il tocco (si fa il tocco)
D: Venite a dirmi la parola all’orecchio?
R: MACBENAE
Non era indispensabile, a Cortona, essere dei ricchi proprietari per vivere in appartamenti dalle stanze molto ampie con soffitti altissimi ed affrescati, imponenti camini in pietra o eleganti caminetti in marmo, saloni dotati di alcove o di ballatoi, proprio in quegli ambienti, insomma, in cui le famiglie dei nobili settecenteschi organizzavano, a turno, serate in cui dilettarsi seguendo spettacoli teatrali o le relazioni culturali degli eruditi locali.
Case impossibili da riscaldare e forse per questo affittate a prezzi modici alle famiglie che, come la mia, erano allenate da secoli a vivere senza troppe comodità.
Poteva poi accadere, come è accaduto a me, di aver avuto disposizione per i giochi dei lunghi pomeriggi invernali i vasti appartamenti di proprietà delle amiche del cuore: la fuga di stanze divise l’una dall’altra da tendaggi di velluto e chiare porte decorate, i grandi specchi dorati appoggiati in gran numero alle pareti, i magnifici lampadari e l’arredamento in stile davano l’ esatta illusione di trovarsi in quei grandi soggiorni in cui, al cinema, avevo visto muoversi Romy Schneider nei panni della Principessa Sissi.
La fantasia si abituava a volar alta.., forse troppo alta!
“Se sono una tipa così facilmente suggestionabile la colpa è senz’altro è di queste case d’epoca e del mio babbo che appena superata l’età delle favole infantili mi ha “tirata su” a suon di letture serali di romanzi d’appendice in cui eventi misteriosi si susseguivano a situazioni dall’esito sempre imprevedibile!”.
E’ questo che mi son detta quella domenica mattina in cui, divenuta ormai più che adulta e abbastanza pragmatica, in casa mia, mentre sfaccendavo, dopo uno inconsueto rumore simile a uno sferragliare di molte lame di spade che si incrociano, ho sentito tre colpi cupi battuti sul pavimento del piano di sotto.
Un piano disabitato e, per quanto ne sapevo, neanche abitabile…
Tre colpi potenti anche se felpati e ritmati lentamente.
Poi un lungo e assoluto silenzio…
“Forse hanno lasciato il segno in me la tensione accumulata quando, scivolando lentamente nel sonno, seguivo il racconto delle sottili e inesorabili vendette con cui il fascinoso, enigmatico, impenetrabile e altero Conte di Montecristo, che sotto tale falsa identità nascondeva Edmond Dantes, il bel mainio che con la lunga e ingiusta incarcerazione aveva pagato lo scotto di esser stato un giovane troppo ingenuo ed idealista. Può darsi abbiano esageratamente plagiato la mia indole l’ansia provata mentre, già quasi giunta nel mondo dei sogni, vedevo scorrere le immagini della sua rocambolesca evasione dal carcere, il suo fortunoso approdo nell’isola che custodiva il grande tesoro la cui esistenza gli era stata rivelata in carcere dal carismatico Abate Faria, e il gran il timore che una volta tornato, ricchissimo e potente nei luoghi della sua giovinezza, qualcuno dei suoi subdoli nemici potesse riconoscerlo sotto le vesti dell’elegante e raffinato gentiluomo. Altrimenti perché attribuire a questi rumori una natura un po’ inquietante..?”
Chi ha avuto occasione di frequentarli sa che gli antichi palazzi signorili di Cortona, oltre agli ambienti elegantissimi ed enormi, avevano ed hanno un’altra peculiarità: a ciascuno dei piani di cui l’edificio è composto si può accedere da più ingressi e da scale diverse.
Edifici che, concepiti ad hoc per dar lustro alla famiglia a cui appartenevano, erano stati costruiti in modo che nella strada principale si affacciasse l’entrata di rappresentanza con corti e cortili a cui accedere con carrozze e cavalli. Una grande scala, di solito molto elegante poi, conduceva all’appartamento signorile, il cosiddetto “piano nobile”.
Nel retro e di lato, nei vicoli che circondano il fabbricato stesso, si aprivano altri ingressi, cortili interni di servizio e le entrate che permettevano alla servitù di accedere alle proprie stanze.
Era perciò normalissimo che dopo le ristrutturazioni avvenute nei secoli successivi per creare nei piani non padronali di tali dimore alcuni appartamenti da dare in affitto, ogni famiglia residente in quello stesso caseggiato non avesse modo di incontrarsi con gli altri inquilini dell’edificio. Spesso neanche con quelli del piano sottostante, visto che non condivideva con loro ingressi o scale comuni.
Ma lì da dove provenivano i colpi, ne ero sicura, non aveva mai abitato nessuno. Ne ero arcisicura!
Dopo aver trascorso ben più di un’ora a cercar di convincermi che senz’altro si era trattato di una pura e semplice illusione acustica, forse una riminiscenza delle sensazioni di estraniamento che avevo provato quando da bambine, nella casa da “principessa Sissi” delle mie amiche, non appena tutti gli adulti erano usciti, sigillavamo finestre e persiane per ottenere un buio assoluto in tutto l’appartamento e, creata così un’atmosfera da vero “thrilling”, potevamo finalmente giocare a “mezzanotte dei fantasmi”.
Era una sorta di adrenalinico “nascondino casalingo” che prevedeva che una di noi, aggirandosi nella casa immersa nell’oscurità, con voce cupa, ripetesse ossessivamente il tormentone “Meeezzanooottte deeei faaantaaasmiii..” e così facendo cercasse di scovare quelle di noi che, suggestionate dalla voce sinistra e minacciosa, non vedevano l’ora di essere scoperte.
Lì in quelle stanze enormi, al buio assoluto, acquattate sotto a pianoforti a coda, dentro alle cassapanche antiche o addirittura all’interno degli enormi armadi guardaroba, spalmate come stoccafissi tra l’uno e l’altro dei costumi che erano serviti per i balli in maschera di quegli antenati con i parrucconi bianchi dallo sguardo severo, proprio quelli che dai quadri appesi alle pareti stavano sicuramente disapprovando una tale dissacrazione: la situazione, ve lo garantisco, era veramente inquietante.
E proprio quando ormai mi ero autoconvinta che l’autosuggestione provocata dal rimaner per ore sola in una di queste case sature di storia può fare brutti scherzi, ho sentito di nuovo tre colpi.
Forti e ritmati lentamente, simili a quelli battuti dall’austero maggiordomo che durante i gran balli sette/ottocenteschi all’entrare dei nobili di corte annunciava solenne : “..Il Marchese e la Marchesa De Goncourt..”.
Chiaramente, inequivocabilmente, senza possibilità di illusione acustica, avevo sentito di nuovo battere tre colpi sul pavimento del piano di sotto, e poi, trascorsi forse altri 15 minuti, un gran vociare di un buon numero di persone.
“Sono persone in carne ed ossa e almeno una ventina” pensai con sollievo.
Dopo un po’ il gruppo chiassoso si era trasferito lungo una scala che non era quella da cui uscivo io e, dopo ancora un po’, in un vicolo che non era quello da cui si arrivava a casa mia.
Nelle ore e nei giorni successivi nessun rumore, nessuna voce, niente di niente. I locali sotto al mio appartamento erano tornati ad essere vuoti ed inanimati.
Il mistero di chi fossero e cosa fossero venuti a fare lì quei miei inquilini di un solo giorno riuscii a svelarlo ben presto, qualcuno infatti mi disse che nel mio stesso palazzo già da alcuni anni era stata aperta la sede di una loggia massonica.
Massoneria, quindi. Un’associazione (appunto la Massoneria) che qualche anno prima, a causa di ben note vicende legate ad alcuni “avventurieri della politica” o “faccendieri della finanza” che nascondendosi sotto la sua sigla erano saliti più che all’onore al “disonore delle cronache” internazionali, era stata costretta dalla legge a render pubblica l’esistenza delle sue Logge e gli elenchi dei suoi affiliati, ma che per l’alone di assoluta segretezza che l’aveva avvolta per secoli e fino ad allora, per la stragrande maggioranza dell’ opinione pubblica rimaneva poco più che una “setta” che praticava riti anacronistici che, proprio perché tenuti gelosamente segreti, lasciavano supporre cose ben strane o indicibili.
“Meno male”, pensai lì per lì molto pragmaticamente, “allora non ho avuto allucinazioni acustiche!” Mistero svelato, argomento chiuso.
Argomento chiuso? Sarei forse riuscita a chiuderlo senza scoprire, cosa era accaduto in quel paio d’ore di silenzio assoluto e totale intercorso tra il momento in cui erano stati battuti quei famosi primi tre colpi che mi avevano fatto “drizzare le antenne”, e gli altri tre, quelli che in pratica avevano dato il via allo scioglimento di quella strana assemblea?
No, proprio no e perciò, da allora e fino ad oggi, la sorella minore di Miss Murple, sarebbe a dire la sottoscritta, per non fidarsi come una sciocca di dicerie e leggende che lasciavano credere a riti strani e a pratiche esoteriche, se non addirittura occultistiche, riti che da secoli si ripetono sempre uguali, non aveva fatto altro che comperare libri su libri, guardare trasmissioni tv serie e meno serie, chiedere a chiunque fosse anche lontanamente in odore di massoneria cosa potesse accadere in una Loggia massonica nei lunghi momenti in cui tutto piombava in un silenzio di tomba.
Cercavo e cercavo e non sapevo che, già dal 1746 e per primo in Italia, un mio concittadino dell’antichità “Valerio Angiolieri Alticozzi, patrizio cortonese, guardia del corpo di Sua Maestà Imperiale, Accademico Apatista”, aveva provveduto a soddisfare la mia curiosità dando alle stampe un piccolo saggio con il quale svelava, passo per passo, frase per frase, il rituale di una iniziazione massonica e dichiarava apertamente i doveri imprescindibili che si impegnava a rispettare un fratello Frammassone con tale iniziazione.
“Relazione della Compagnia de’ Liberi Muratori…” Un libro pubblicato fin dal 1746 arricchita, nella sua edizione moderna (2) dalla prefazione di un cortonese non di nascita ma di elezione scomparso da pochi anni, un personaggio molto autorevole del Grand’Oriente d’Italia se si considera che all’interno di questa Ordine ha ricoperto per molti anni una delle massime cariche a livello nazionale, quella di “Gran Segretario”: Spartaco Mennini il dopo lo scandalo della P2 uscì dal Grande Oriente d’Italia e aderì alla Grande Loggia di Francia.
E così, grazie al fedele resoconto tramandato ai posteri dal Cavaliere Valerio Angiolieri Alticozzi, all’insaputa dei fratelli frammassoni, mi sono virtualmente introdotta in uno dei loro consessi e ho saputo così cosa significavano quei tre colpi e molte altre di quelle cose che nessuno che non fosse un affiliato ad una loggia massonica avrebbe dovuto sapere sapere e, men che meno, un’ appartenente al sesso femminile, una di quelle garrule” o “spiritose donne” che, secondo quanto ci narra il nobile cortonese, erano considerate dai fratelli massoni geneticamente prive della capacità di rispettare il principio cardine su cui si fondava, e credo si fondi tuttora, l’esistenza della Massoneria: “il silenzio impenetrabile intorno ai Misteri della Confraternita”.
La capacità di riservatezza del sesso “lusinghiero” era giudicata così inesistente che era un preciso dovere per i Liberi Muratori “delle femmine essere così vaghi come sono i cani delle bastonate” tanto che qualche aderente all’Ordine aveva ritenuto opportuno, forse per giustificarsi, dedicar loro dei versi che suonavano così:
Pardonne, tendre amour Perdona, tenero Amore
si dans nos Assemblees se nelle nostre Assemblee
Le Nymphes de ta cour le Ninfe della tua corte
Ne sont point appelees, non sono assolutamente ammesse
Amour ton caractère Amore la tua natura
n’est pas d’ etre discret, non è d’esser discreta,
Enfant, pourrois-tu taire Bambina, potresti tacere
notre fameux secret? Il nostro famoso segreto?
Uno stuzzicante “famoso segreto” che, naturalmente, destava curiosità e sospetti nelle gentildonne dell’epoca che troppo spesso vedevano i propri innamorati disertare i convegni amorosi preferendo a questi le più interessanti Assemblee massoniche.
Dubbi, supposizioni, congetture che la natura femminile non può tollerare senza mettere in atto i più astuti metodi per smascherare l’inganno che secondo loro celavano queste ambigue adunanze . Poco importava se ciò qualche volta significava lanciarsi in avventure che potevano diventare vere e proprie disavventure.
Guai come quelli in cui incappò, così almeno ci narra il nostro antico e nobile antenato, una certa Madamoisella Chantillon che, gelosa, travestendosi da giovinetto era riuscita ad introdursi nella Loggia Massonica di Ginevra come nuovo “Recipiendo” e, sotto queste mentite spoglie, esser protagonista della cerimonia di iniziazione a lei riservata.
Non sapeva, però, Madamosella Chantillon, che tra i segni, le frasi, le azioni simboliche previste dal rituale della suggestiva cerimonia di iniziazione di un nuovo adepto, una di queste era stata studiata ad hoc per difendere la Confraternita dalla scaltrezza femminile, e proprio quella avrebbe letteralmente “portato allo scoperto” il suo inganno mettendola, per di più, in gravissimo imbarazzo.
Al Recipiendo che abbia gìa superato coraggiosamente e positivamente un buon numero delle prove a cui deve esser sottoposto per esser ritenuto degno di entrar a far parte di un Ordine tanto esclusivo, infatti, subito dopo che con il ginocchio destro simbolicamente scoperto egli abbia già risposto affermativamente alla domanda del Gran Maestro “promettete voi di non giammai scrivere, né rivelare i segreti de’ Liberi Muratori, e della Muratoria, fuori che a un fratello nella Loggia, e in presenza del Venerabile Gran Maestro” , ma prima che con il proseguire del solenne rituale possa venir a conoscenza di quanto è riservato a pochi eletti, “le si scuopre la gola per vedere se a caso fosse femmina, e però delicatamente si tenta all’intorno con la mano per riconoscere se vi è prominenza”.
E fu così che Madamosella Chantillon, “non potè non restar sorpresa, e impallidire, quando si vidde sbottonare il giustacuore, e sciorre la goletta” e tremante e confusa dovette subire gli “accertamenti” del Fratello a ciò preposto che “ben toccò con mano il gentile inganno della dama ingegnosa” individuando, ahinoi, la inconfondibile “prominenza” femminile, prova incontrovertibile del tentato imbroglio.
“Certificatisi tutti dell’inganno…dopo un dolce rampognmento” e dopo averle offerto in dono gli oggetti simbolo della massoneria, un paio di guanti, un martello, una squadra, la fanciulla fu gentilmente esortata dai Confratelli ad abbandonare il consesso da lei violato e, dopo averla maliziosamente fornita di un’arma proibita, fu cordialmente e subdolamente convinta dai Liberi Muratori ad uscire da sola, in piena notte, per le vie di Ginevra dove “la Guardia la quale suole la notte andar vagando per la custodia della città” provvide ad arrestarla.
Travestita da uomo, illecitamente armata..una disavventura non da poco per una mademoiselle del 1735!
E così, essendo io una componente di quel sesso femminile della cui riservatezza i Fratelli Frammassoni settecenteschi diffidavano tanto e non volendo spingerli con la mia dissacrante divulgazione a studiare per me una sottile vendetta come quella da loro attuata nei confronti di Madamosella Chantillon, non tradirò il loro segreto e vi inviterò a soddisfare la vostra eventuale curiosità ricorrendo alla lettura di questa preziosa “Relazione” , con la quale, fin dal 1747, il nostro antico concittadino, un uomo, si incaricò di divulgare “urbi et orbi” gli intenti e gli ideali che animavano gli aderenti alla Libera Muratoria e di render noti , con l’occasione, gli austeri cerimoniali che si svolgevano nelle Logge Massoniche descrivendone minuziosamente il rituale nelle sue varie fasi.
Scoprirete allora, e proprio dalle sue parole, il significato occulto dell’ orientamento delle stanze e delle finestre di ogni sede massonica, nonché di quello dei sette scalini posti alle loro entrate , saprete anche l’ermetico nome delle due colonne poste nella sala di ricevimento e cosa vogliono simboleggiare le enigmatiche lettere I e B incise in ciascuna di esse, scoprirete poi quali sono i misteriosi segni, toccamenti e saluti che permettono ai Figli della Vedova di riconoscersi fra di loro e cosa significano quell’incrociarsi di spade sopra il corpo del Recipiendo e quei tre colpi battuti sul pavimento durante una cerimonia di iniziazione, e.. tante altre cose dal significato recondito.
E saprete, sempre dal nobile Accademico Apatista cortonese che Il Segreto, il Silenzio, la Prudenza, la Carità, gli ideali filantropici e umanitari di solidarietà, mutuo soccorso e tolleranza che riconoscono a ciascun fratello pari dignità senza distinzioni di razza, etnia, religione, ceto sociale sono ciò a cui ci si obbliga affiliandosi a quell’Ordine che secondo la leggenda risale a tremila anni fa, al mitico Hiram, o Adoniram o Adoram, il leggendario Architetto del Tempio di Salomone ucciso da chi voleva impadronirsi del suo arcano sapere, proprio quello che i fratelli Frammassoni ancora si tramandano.
Non fu però mancanza di “riservatezza” quella che spinse il nobile Cavaliere Angiolieri Alticozzi a rivelarci quei rituali custoditi tanto gelosamente, ma si trattò invece di una necessità, un generoso e solidale intento di fugare gli innumerevoli sospetti, le mille e mille supposizioni ed illazioni che proprio l’alone di segretezza aveva creato intorno e per scagionare quegli aderenti alla Libera Muratoria che “a torto fossero dal volgo ravvisati per uomini sospetti e quali Eretici reputati” perché in una Loggia Massonica, afferma il patrizio cortonese, non si perseguono “piaceri falsi e biasimevoli” e “non si soffre nulla che abbia ombra di vizio”
Una difesa necessaria dopo che Papa Clemente XII con la bolla “In eminenti apostolatus specula” emessa nell’anno 1738, condannava e proibiva a pena di scomunica tutte le “Società, Unioni, Riunioni, Adunanze, Aggregazioni o Conventicole dei Liberi Muratori o des Francs Maçons, o con qualunque altro nome chiamate..” e dopo che nel 1739 uno degli affiliati alla Loggia Massonica di Firenze, il poeta e giurista nativo di Poppi, Tommaso Crudeli, definito il primo martire della Massoneria, fu incarcerato nonostante le sue già precarie condizioni di salute e condannato all’esilio forzato soltanto perché sospetto di “aver letto Lucrezio, la vita di San Sisto V e quella di Fra’ Paolo Sarpi; l’avere motteggiato il Cuore di Gesù e la Madonna dell’Impruneta” e di “aver frequentato un’adunanza dove si parlava di Filosofia e Teologia e dove si osservano vari empi riti e s’insegnano molte eresie”. Gli accusatori non erano infatti riusciti a reperire prove concrete che dimostrassero che orge e pratiche omosessuali erano gli scopi per cui il sarcastico e beffardo verseggiatore amava frequentare le misteriose adunanze massoniche.
“Tutte freddure, ciacole della gente” confermerà tornando ad arte sull’argomento l’illustre Carlo Goldoni nella sua nota commedia “Le donne curiose” nella quale, prendendo anche lui a pretesto la morbosa curiosità e l’irrefrenabile “ciacolar femminile”, si premurò di ridicolizzare lo sciocco ed esagerato “rumore” sulle presunte attività inenarrabili di cui erano accusati i fratelli frammassoni mettendo in bocca a Pantalone ‘de Bisognosi, il personaggio incarna il Capo delle riunioni massoniche, parole che utili a scagionare una volta per tutte i pregiudizi verso questa Associazione: “Zente onesta, de bon cor, amorosa, che in t’una occasione sappi soccorrer un amigo… Tutti a ‘sto mondo gavemo bisogno l’un de l’altro..”
Solidarietà, tolleranza delle opinioni altrui anche in campo religioso, antidogmatismo, rifiuto delle discriminazioni sociali, il piacere di discutere e divulgare i principi informatori del razionalismo seicentesco erano insomma, secondo quanto dichiaravano i due illustri autori, il collante che teneva uniti, nonostante le differenze di opinioni e di ceto sociale, gli aderenti alle Logge massoniche, il nobile fine che li spingeva a riunirsi tanto segretamente e a disertare le serate mondane che si svolgevano nei salotti cittadini
Erano però questi i principi filosofici del Libero Pensiero, quelli che si stavano diffondendo a macchia d’olio tra la nobiltà illuminata, le élites intellettuali e nelle Università, soprattutto in quella di Pisa, considerata all’epoca il vero centro motore della cultura italiana, la più eminente fucina di menti della futura classe dirigente.
La scienza basata sul metodo sperimentale di Galileo e sulle più recenti teorie di Newton e Leibniz, la nuova speculazione filosofica che apriva inevitabilmente la strada alle dottrine che in politica divenivano richieste di riconoscimento di nuovi diritti umani e di una maggiore giustizia sociale e i nuovi concetti economici ispirati al liberismo, erano ideologie avvertite come destabilizzanti da tutti gli Stati Europei. Ma in certo modo tollerate.
Erano invece considerate un vero e proprio pericolo dalla Chiesa Cattolica per la quale costituivano rischiose deviazioni dal solco della secolare tradizione dell’aristotelismo e della cultura e gesuitica ormai da secoli predominanti.
Una minaccia che doveva essere assolutamente ostacolata perché molto più infida e sottile delle teorie spiritualistiche, delle pratiche alchimistiche o esoteriche, delle attività occultistiche di cui venivano accusati apertamente gli affiliati alla Confraternita, accuse di cui le alte gerarchie ecclesiastiche si servivano subdolamente per orientare più facilmente l’opinione pubblica contro questa Associazione di liberi pensatori.
E anche se è vero, e la gli studi storici di questo Ordine lo confermano, che “occultisti, dediti allo studio della cabbala e dell’alchimia, entrassero nella corporazione dei freemasons per servirsene come copertura e per facilitare i loro incontri segreti” (1) e che di questa associazione facessero parte nuclei di rosacrociani, esoteristi e soggetti impegnati nella ricerca della pietra filosofale o della panacea, e se è ugualmente accertato che approfittando dell’eterogeneità degli interessi e della promiscuità delle classi sociali ammesse a far parte delle fila dei Liberi Muratori, tra i Franc-maçons più volte nel corso dei secoli si sono infiltrati avventurieri, falsi guaritori, spie di varie potenze politiche, soggetti divenuti universalmente famosi per essersi resi protagonisti di imprese plateali (Giacomo Casanova, i cosiddetti Conte di Cagliostro e Conte di Saint- Germain ne sono gli esempi più eclatanti), e anche se, perdipiù, è dimostrato che in tempi recenti e recentissimi anche faccendieri dell’alta finanza o mestatori politici si sono serviti della liceità di riunirsi in segreto e di non render pubblici i nomi degli aderenti alle proprie Logge per nascondere malaffare internazionale o voglia di ribaltoni istituzionali cosa che ha così contribuito a confermare quel pregiudizio popolare che dal passato è giunto fino a noi, la massoneria descritta dal nostro antico concittadino, quella veramente ed onestamente dedita agli scopi filantropici ed umanistici, agli studi scientifici, storici, filosofici, archeologici ed artistici è l’Organizzazione che ha accolto tra le sue schiere un gran numero di personaggi geniali passati alla storia come punte di diamante di tali materie.
E anche se questa è la Massoneria che più è stata temuta e osteggiata da chi paventava la portata innovativa della nuova cultura di cui questa antica Organizzazione si faceva portatrice, è innegabile che le dottrine che grazie ai suoi accoliti si sono diffuse per tutta l’Europa sono proprio quelle che hanno aperto le porte all’enorme progresso scientifico degli ultimi secoli ed alla nascita in tutto il mondo dei sistemi democratici moderni.
Grembiuli, guanti, compassi, riti iniziatici con spade che si incrociano, tre colpi sul pavimento a parte..
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Nota 1) Carlo Francovich in “Storia della Massoneria in Italia dalle origini alla Rivoluzione Francese”
La nuova Italia Editrice Firenze 1974
Nota 2) “Relazione della Compagnia de’ Liberi Muratori estratta da varie Memorie e indirizzata all’Abate Carl’Antonio Giuliani dal Cavalier Valerio Angiolieri Alticozzi, patrizio cortonese, guardia S.M.I. Accademico Apatista….” editore Bastogi Livorno 1973
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