In merito all’ultimo articolo di Antonella Scaramucci ci giunge questo contributo del Prof. Diego Zancani, che volentieri pubblichiamo:
Gent.ma Antonella,
Conoscendo abbastanza bene l’utilità degli Stati delle Anime, mi chiedevo dove sono i registri attualmente? Di solito i parroci li tenevano nei loro archivi, ma venivano poi versati negli Archivi vescovili. Sono ora stati digitalizzati? Sono giunti a Firenze?
Il tuo lavoro, comunque, è esemplare per molti versi: intanto è una pagina di storia che dovrebbe essere presentata a tutti i componenti della comunità e soprattutto ai (pochi) studenti delle scuole, e mette in rilievo le attività che permettevano alla città e al contado di prosperare, anche se esistevano certamente sacche di povertà che spesso si dimenticano, ma che tutti noi abbiamo sentito descrivere dai nostri vecchi.
Io ho notato che oggi in Italia sembra che la parola “miseria” sia diventata tabù, come se tutti fossimo sempre stati ricchissimi, ma è giusto ricordare che se si aveva bisogno di un medico spesso non si poteva pagare in denaro, e anche la sostituzione di un paio di scarpe poteva implicare sacrifici in qualche altra parte del bilancio domestico. E potersi riempire lo stomaco, magari rubando qualche susina o fichi da un albero vicino alla strada, era un desiderio di molti antichi giovani. Non esisteva certamente lo spreco, tranne forse nelle famiglie più ricche.
Il tuo lavoro è anche un campanello d’allarme per la situazione di Cortona. La città, come la conosciamo noi, può letteralmente scomparire fra breve tempo, a meno che le ‘utorità‘ (come le chiamava Gadda) non incomincino seriamente a pensare a come incentivare il “ripopolamento” della città, a come convincere i giovani a tornare e formare un tessuto umano che può utilizzare le moderne tecnologie, senza diventarne schiavo. Progetto ambizioso e difficile, ma non impossibile.
Insomma mi pare che il tuo ricco e articolato tuffo nel trapassato sia utilissimo e spero che venga condiviso dal maggior numero possibile di persone.
Diego Zancani
PS – Una postilla riguardo al nome “Porta Colonia”. Mi pare che il Tafi dica che non se ne conosce l’origine e si ipotizzano fantasiosi collegamenti con ‘colonie romane’. Nell’Archivio di Stato di Arezzo una mappa catastale di Cortona, porta l’indicazione esatta “Porta colonica”. La pronuncia toscana avrà fatto il resto per ridurre la seconda “c” ad “h” e poi al dileguo. Dopo tutto è la porta che mena ai campi, no?