The Way we were è un film del 1973 diretto da Sydney Pollack tratto dall’omonimo romanzo di Arthur Laurents.
In un periodo storico denso di avvenimenti che va dagli anni ’30 fino agli anni ’60, viene raccontata la storia d’amore tra una ragazza impegnata in politica, attiva comunista d’origine ebraica Katie Molosky impersonata da Barbara Streisand e Hubbell Gardiner, il suo estremo opposto, il bellissimo Robert Redford, biondo platino, atletico, ricco. Lei giovane attivista molto concentrata sulla sua carriera e sulla sua attività politica, estremamente convinta della sua alta moralità disprezza la spensieratezza e la leggerezza di Hubbel e dei suoi amici, indifferenti alle ingiustizie del mondo. Frequentando un corso di scrittura creativa Katie si rende conto che dietro l’apparente superficialità di Hubbel c’è nascosto uno scrittore dal grandissimo talento e forse una profondità che non aveva colto.
Finita l’università i due si perdono di vista per qualche anno e si rincontrano a seconda guerra mondiale quasi finita e, complice una Katie molto più sicura di sè come donna, iniziano una relazione da subito molto tormentata.
Nonostante le diversità e le loro incomprensioni, continuano la loro storia, Hubbel pubblica il suo libro e si trasferiscono in California a Hollywood dove lui inizia a lavorare per il cinema e lei invece continua la sua battaglia politica. Lo scenario storico è quello della caccia alle streghe ai comunisti nel mondo dello spettacolo dove attori e registi erano vittime di una vera e propria persecuzione politica.
Quando Katie rimane incinta i due sono contentissimi, ma piano piano le loro differenze prendono il sopravvento e decidono di separarsi dopo la nascita della bambina.
Il film si conclude con il loro incontro casuale anni dopo a New York dove lei organizza un Sit-in contro la bomba H e Lui che lavora per la televisione è lì con la sua nuova moglie, anche lei è sposata e cresce con il suo nuovo marito la loro figlia.
Un attimo, si salutano, si abbracciano e di nuovo si separano e qui parte la canzone premio oscar The Way we were di Hamlisch
Il punto di vista di Costoletta:
<<La vita è troppo seria per essere presa seriamente >> Cit. Hubbell
Ci sono film che ti chiariscono le idee meglio di uno psicologo. Ci sono film che sanno raccontare la natura umana e la reale congiuntura tra i sessi meglio di qualsiasi introspezione. Ci sono film che parlano di NOI come se ci conoscessero.
Nelle relazioni, certe volte è sbagliato il momento, certe volte è l’atteggiamento e molte altre è sbagliata proprio la scelta del Partner.
The way we are non è solo la storia di una coppia, è la storia di due visioni diverse del mondo che si contrappongono, è la storia del conflitto tra ideale e commerciale, tra compromesso e totale integrità, tra il realismo e l’utopia, tra l’accontentarsi e il vivere infelici.
Il fil rouge del film, l’idea di fondo è che Katie e Hubbell non erano destinati a stare insieme e quando si innamorano soverchiano tutte le regole fisiche dell’Universo, e producono effetti dirompenti come la collisione di due pianeti che, destinati a rimanere lontani, invece si scontrano.
Lei non è una donna semplice, non è una donna comune, è ricciola, testarda, convinta, un monolite che vuole cambiare il mondo ma non sè stessa, per la quale esiste solo il bianco e il nero e che non accetta il grigio, le sfumature, la coesistenza di leggerezza e profondità nel mondo e nelle persone.
Negli anni Katie si trasforma fisicamente, si liscia i capelli, si veste alla moda, non è più la studentessa con i capelli riccioli non curante del suo aspetto che Hubbell ricordava, ma conserva tutta la sua originalità, quel mondo interiore vivo e vivace che affascina e che rende però la relazione tra lei e Hubbell difficile.
Lui, l’uomo bellissimo che possiede tutto compreso il talento, ma non la sicurezza, non ha la forza di credere in sé stesso contro tutto e tutti. Lui ama Katie per questo, quasi la invidia per la sua visione netta del mondo e per la sua convinzione, ama la donna difficile che ha davanti, le sue opinioni e la sua forza, ma non si sente all’altezza del suo costante giudizio, un giudizio implacabile sui suoi amici, sul suo modo di vivere.
Katie paradossalmente è innamorata dell’ideale della loro relazione e del potenziale che vede in Hubbell, lo sprona ad essere autentico, a continuare a scrivere, a non cedere alla conformità, ma non regge il mondo che lo circonda e il fatto che le persone continuino a vivere le loro vite senza lottare costantemente.
E’un film sulle aspettative che abbiamo sull’altro, sul tentativo di ognuno di noi di cambiare chi ci sta di fronte e sull’amore vero che è un unicum nelle nostre vite, ma che non è condizione sufficiente per una vita a due.
I due protagonisti infatti scelgono di rimanere fedeli a sè stessi, ma di perdersi come coppia, dopotutto c’è qualcosa di peggio di scegliere tra carriera e amore, scegliere tra sè stessi e un’altra persona.
Il film finisce con il loro incontro dopo anni, e il loro nuovo addio, dolce e malinconico allo stesso tempo, l’abbraccio, lei di nuovo ricciola scosta i capelli del suo Hubbell e gli fa i complimenti per la sua nuova moglie, dai capelli lisci, semplice e carina. Poi parte, perfetta, la bellissima canzone The Way we are: << Memories, Light the corners of my mind….>> e scatta la lacrima.
Perchè come dice Carrie in una puntata di Sex and the city dedicata al fim << Siamo tutte ragazze Katie, ricciole e testarde e che per una ragazza semplice e alla moda perdono il loro Hubbell>>
Una grande interpretazione dei due grandissimi attori, perfetta la colonna sonora, forse un po’ frammentata la regia e lo scenario storico, ma è un classico non scontato che finisce con un Addio che non sa di arrivederci
Il punto di vista di Steve
Costoletta, la settimana addietro, iniziava così il suo punto di vista: ” I primi 20 minuti di visione credo di aver più volte maledetto Steve Bertini per aver proposto Keoma come film da recensire. “ Io, invece, voglio ringraziare Antonella Scaramucci per averci suggerito per questa settimana “Come eravamo “ film che, mea culpa mea maxima culpa, non avevo ancora mai visto, cosa che aveva lasciato Cecilia alias La Costola di Adamo completamente basita.
La recensione ed il punto di vista di Costoletta li avete già letti ed apprezzati.
Il film narra, come avete avuto modo di leggere, di un amore che si rivelerà impossibile fra Hubbel Gardiner, un giovane militare e poi scrittore ambizioso appartenente alla classe protestante statunitense, all’ apparenza ma solo all’ apparenza dal carattere superficiale, e Katie Morosky, ragazza ebrea appartenente alla Lega dei Giovani Comunisti che all’ interno del suo appartamento, fra gli altri, ha i poster di Lenin e Stalin, ed è contro la guerra, tutte le ingiustizie, non si ferma davanti a nulla facendo valere i suoi punti di vista anche nei cosiddetti salotti bene alzando la voce senza vergognarsi di nulla. Due caratteri agli antipodi con lei che, però, nonostante tutti i pregiudizi che potesse avere contro di lui, definendolo anche fascista, ne era profondamente attratta perché, nonostante diverso da lei, vedeva in lui un uomo che potesse apprezzarla per quello che era. Cosa li ha portati, poi, alla separazione definitiva, dopo la nascita di Rachele nonostante fossero ancora innamorati l’ una dell’altro? La troppa differenza sociale, i loro punti di vista troppo differenti, il non voler cedere sulle proprie posizioni? Probabilmente, un po’ di tutto questo. Due caratteri opposti, ma allo stesso tempo uguali visto che alla fine nessuno dei due si sarebbe spostato dai propri obiettivi, seppur con le lacrime agli occhi. Lui alla fine sceglie la carriera e scrive il libro, la via più facile, pur di avere fama, come vuole George Bissinger e si ricostruisce una famiglia come fa lei, rimanendo anche Katie fedele ai suoi principi e continuando a distribuire volantini per quella che lei ritiene una battaglia giusta. Il rifiuto di lui, nell’ andare a trovarla nella sua nuova vita, è il segno, però, che l’ amore fra di loro non è mai finito nonostante sia finito. Una bellissima storia d’ amore con un “ amaro “ lieto fine.
Cercando di immedesimarmi in Hubbel Gardiner, alias Robert Redford ( magari ), come mi sarei comportato? Credo che nella vita, qualsiasi cosa si voglia ottenere, si debba sempre cercare di arrivare a dei compromessi ma senza perdere di vista quello che è l’ obiettivo principale, ma bisognerebbe sapere quale fosse l’ obiettivo principale di Hubbel Gardiner: amore o carriera? Forse, il secondo visto che, suo malgrado, si era trovato coinvolto, quasi senza accorgersene, in una storia d’ amore più grande di lui, ma se avesse privilegiato l’ amore, la sua carriera sarebbe andata a buon fine? Quello che è certo è che entrambi i protagonisti, alla fine, ne sono usciti “ felicemente “ sconfitti o “ infelicemente “ vincitori.
E’ vero, vi devo dire cosa avrei fatto io: beh, vedendo una donna così forte ed affascinante, con principi così sani e soprattutto così follemente innamorata, cosa di cui lui all’ inizio non si era minimamente accorto, probabilmente mi sarei giocato la carriera a “ scapito “ dell’ amore ma, purtroppo, io non sono Hubbel Gardiner.