Sono sotto un potente attacco di malinconia sentimentalista. Non è cosa facile “tornare a casa” (quella dove sono cresciuto) e spolverare la scatola del passato. Era davvero tanto che non mi capitava di trovarmici solo e di sbirciare tra le cose che fino a dieci anni fa (più o meno da quando non ci abito più) erano pane quotidiano.
Scatola 1. La chitarra, la prima, quella con cui ho fatto all’ammmmore e alla guerra ogni giorno per imparare a fare le note alte con il barrè e che ho abbandonato per strumenti più evoluti. Eppure era lì, come un cimelio, e nonostante fossero anni che nessuno la sfiorava era ancora accordata, fedelissima, mi aspettava come una vecchia amante impaziente e si è fatta suonare. E’ stato un amplesso senza eguali arpeggiare Brain damage. Scatola 2. La rassegna stampa, il contenitore in cui mia mamma ha conservato tutti i miei primi articoli, i primi passi di una passione da ragazzino che poi sarebbe diventata professione. La carta gialla e puzzolente denota quanto tempo è passato… e anche come scrivevo… Scatola 3. La collezione di vinili. E’ piccola, però ci sono pezzi da 90. E il giradischi che ancora riesce a suonarli (un epiphone del ’74 con uno dei primi sistemi Dolby aspirati) e il rumore della puntina che scivola sul disco è unico, me l’ero dimenticato. Scatola 4. La collezione dei cd in adolescenza. Altra stanza, altro periodo. Nomi come Electric light orchestra, Weather Report, Eric Clapton, Wishbone Ash. Mammina… e poi la cosa misteriosa: il vecchio, ma ancora funzionante, lettore cd della mia cameretta ha rifiutato “Fragile” degli Yes (tra l’altro versione rimasterizzata…). Sarà un segnale. Scatola 5. Vecchie foto, vecchie lettere, vecchie riviste. Una su tutti “Era 2000?, la prima in cui ho scritto un reportage vero e che non potevo far vedere a nessuno perchè in copertina c’era una strega nuda. Scatola 6. La collezione dei libri di letteratura greca e latina (deformazione scolastica). Che polvere anche lì. Però poi apri a caso un Tibullo e trovi scritto “ma non senza di me perseguisti tale onore”. Lacrimuccia e volume alle stelle, ché la vita va avanti (per fortuna). Colonna sonora: I’m going home By Ten years after