{rokbox title=| :: |}images/ippopotami.jpg{/rokbox}Prendo atto ora dopo ora che per l’ennesima volta il sistema mediatico-politico italiano sta trasformando qualcosa di estremamente grave e serio in una patetica burletta e guerra fra bande di ultras. Come già prevedevo ieri la vicenda Israeliana, infilata in un piatto italiano sempre più immune dalla benefica pratica dell’essere super-partes, rischiava di trasformarsi in qualcosa di ridicolo: così è stato. No comment sul titolo di Feltri, leggerlo mette paura. Ma arriva dopo 24 ore di sproloqui di tutti i tipi da entrambe le parti, e in fondo è solo una ciliegina su una torta orrenda. Non credo che all’estero, commentando i fatti di Gaza, siano riusciti a cadere così tanto in basso.
In Italia si fa di tutto e di più. Poi, come sempre, c’è Facebook per non far mai finire il peggio. Tutti hanno diritto di parola, giusto così, e di conseguenza tutti hanno diritto di sparare cavolate e slogan da stadio. Io sto con Israele. Io sto coi palestinesi. Io sto con Feltri. Sugli status in queste ore non si legge altro. Bene, volete sapere che ne penso io? Io sto con gli ippopotami. Come Bud Spencer. Almeno lui non parlava mai di politica e non trasformava in politica qualsiasi cosa accadesse a questo mondo. Se questo è l’impegno, viva il disimpegno più totale.
Rimane il problema, grande, enorme, quello da cui tutto nasce. La questione israelo-palestinese. Ma nessuno parla di questo, di quello che succede tutti i giorni in quella terra, di cosa si potrebbe e dovrebbe fare, e probabilmente in pochissimi ne conoscono alla perfezione le varie vicende storiche. La sensazione tragica è che della vita dei palestinesi, degli israeliani, dei morti delle navi, importi poco o nulla a tutti. L’importante pare sia fare casino, sputare sentenze, seminare odio e rabbia sperando di spostare cinque o sei voti per un inspiegabile e fastidioso senso di appartenenza. Dividersi in bande e farsi la guerra. In Italia non si riesce a fare altro: la stessa cosa che succede da sempre in quel lembo di terra disgraziato. Se la pace laggiù dipendesse da noi, con le teste che ci ritroviamo, le speranze sarebbero davvero poche