di Rosanna Giaccheri
Morire da giovani è un’ingiustizia, lascia troppe persone col ricordo, con il dolore e la mancanza.
Silvia non c’è più da 10 anni. Sono tanti ma sono volati perché la vita va avanti per quasi tutti. Per la famiglia no. 10 anni sono secondi, 10 anni non esistono, esiste solo la perdita.
Parlo però di Silvia al presente perché per noi lei è presente. Finché ci sarà chi la ricorda. Silvia è una persona liquida, che è sempre riuscita a smussare gli angoli della sua persona per entrare in empatia con gli altri. Tutti hanno trovato un lato in comune con lei. Lei è stata un legante ed è riuscita ad unire tante persone diverse insieme e a farsi amare da tutti.
Silvia è fermamente antifascista e comunista. Lei è questo. Chi la vuole ricordare la può ricordare solo così. Lei è un basco con la stella rossa, è manifestare, discutere e battersi per le idee e gli ideali. Ma è anche ridere, scherzare, è ascoltare, piangere e litigare, è leggere, guardare un film o scrivere articoli per un piccolo giornale.
Silvia è impegno politico, è coerenza nell’incoerenza, è andare avanti col pugno chiuso bene alto sulla testa.
Quanto è stato triviale vedere accostato il suo nome a beceri tentativi strumentali da provincia dormiente e misera. Uno sforzo stupido quanto inutile, un insulto per i familiari, uno svelarsi meschini e infantili.
Una celebrazione di una persona che manca ad una comunità non deve essere asservita a scopi miserevoli che hanno dato a questa data un sapore rancido.
Mercoledì prossimo il Consiglio comunale, che è stato la sua seconda casa per vari anni, ricorderà Silvia. Il Consiglio Comunale è l’organo che rappresenta i cittadini. Tutti i cittadini. Ma come sarà ricordata Silvia dalla cittadinanza di Cortona?
Qualcuno potrebbe pensare di ricordarla in modo effimero, tra le righe fosche del non detto. È un modo vigliacco da don Abbondio. Qualcun altro potrebbe volerla tacere invece che ricordare, dipingerla a mezzetinte, renderla irriconoscibile. Ma questo sarebbe offensivo per tutti, a partire dai familiari.
Perché sprecare un’occasione per stringersi intorno ad una famiglia? Perché non rendere un piccolo omaggio come a lei sarebbe piaciuto?
Lasciamo un minuscolo segno, un gesto grande di affetto ma senza vergogna.
Spesso chi se ne va lascia il male che ha fatto, ma il bene viene seppellito sotto terra.
Le mie sono poche parole scritte tra i denti con lo stomaco pigiato.
Sono un monito e una riflessione.
Rosanna Giaccheri