Capita di leggere spesso articoli e notizie che riguardano l’ autostrada del sole e fra le varie notizie sull’utilità di infrastrutture stradali come la A1 e l’incidenza sullo sviluppo dei territori, viene citata la famosa “ curva Fanfani “, di frequente raccontata come una leggenda. In realtà il tracciato inizialmente progettato sarebbe dovuto passare da Firenze per Siena e proseguire per Perugia e direzione Roma, ma a causa della lotta fra Arezzo e Siena il tratto Firenze – Roma fu l’ultimo ad essere completato .
Per sfatare quella che qualcuno ancora crede una leggenda racconterò la storia della correzione del tracciato della A1 che mi venne spiegata diversi anni fa dall’allora sindaco di Arezzo Aldo Ducci ( PSI ) in una delle sue frequenti cene a Cortona e mio compagno di partito. Cena nella quale mi disse fra le altre cose che considerava Cortona come il salotto buono di Arezzo in cui accompagnava le personalità che giungevano ad Arezzo. Ducci era Direttore didattico, colto ed intelligente, amico personale di Pietro Nenni e benché aretino amava Cortona perché secondo lui era una città aperta e dalla nobiltà illuminata, che aveva avuto rapporti con l’Europa ed in particolare con la Francia fin dal 1700 grazie al lavoro dell’Accademia degli Arditi mentre Arezzo era sempre stata una città chiusa, con una nobiltà bigotta e clericale. Partendo da questo assunto sull’arretratezza culturale ed economica di Arezzo mi spiegò che nel condividere con Amintore Fanfani ( DC ) questa analisi che necessitava di aprire le porte di Arezzo allo sviluppo e al turismo, pur se avversari politici, lavorarono assieme nell’interesse dell’intero territorio provinciale ( ricordiamo il Piano Fanfani per i rimboschimenti, la Diga del Montedoglio, l’Università e appunto il passaggio della A1 ).
Nel 1963 Fanfani chiama Aldo Ducci da poco eletto sindaco di Arezzo a Roma e gli dice “ Aldo mi devi fare un favore, devi riunire nei prossimi giorni tutte le associazioni di categoria, sindacati, associazioni culturali e partiti e mi dovete mandare a Roma le richieste affinchè l’autostrada, per tutti i motivi di cui abbiamo spesso parlato, venga fatta passare per Arezzo, che poi per la commisione ci penso io “. Il sindaco Ducci tornato ad Arezzo svolge esattamente quanto concordato con Fanfani e di li a poco giunge la notizia per bocca dell’Ing. Fedele Cova che il progetto definitivo prevede il passaggio per Arezzo. Fanfani arriva con la buona notizia ad Arezzo ricevuto con esultanza da parte di tutti i cittadini di ogni parte politica e categoria, ma quando viene ricevuto in comune da Ducci, in privato il sindaco gli domanda “ e ora come fai con i senesi ? Quelli ti linciano ! ” e Fanfani con la sua proverbiale simpatia gli risponde “ ci vado la prossima settimana e gli dirò la verità, non ti preoccupare, vedrai ! “.
Accolto a Siena in un clima gelido e cupo, Amintore prende la parola dicendo ai senesi che loro hanno la fortuna di avere la più grande industria della Toscana e cioè il Monte dei Paschi di Siena in cui almeno un componente di ogni famiglia ha la fortuna di lavorare, mentre Arezzo ha bisogno di quella strada per avere uno sviluppo economico e sociale e uscire dall’isolamento, provincia in cui era prevalente la società contadina. Alla fine anche i senesi si convinsero della scelta e lo applaudirono, se non altro per il coraggio, l’onestà intellettuale e il rispetto che ha avuto nei loro confronti. Tale scelta favorì anche Cortona e la Valdichiana che ottennero il casello autostradale di Bettolle che ci ha permesso di sviluppare anche il nostro territorio in questi anni, da tutti i punti di vista.
E’ una storia vera che ci insegna però anche una cosa, che oggi si è perso nella politica sempre più urlata e fatta di slogan, quello spirito che animava i politici della tanto bistrattata prima repubblica e cioè che dopo le elezioni e terminata la campagna elettorale occorre lavorare per il bene comune perseguendo gli interessi delle nostre popolazioni e dei territori avendo anche lungimiranza e programmazione delle scelte future, senza guardare soltanto al presente, come ci hanno insegnato Aldo Ducci e Amintore Fanfani.
Doriano Simeoni