Le piogge cadute in questi giorni che hanno allagato Venezia e anche parte del territorio della nostra Valdichiana ci dovrebbero far riflettere seriamente sul tema del cambiamento climatico, del riscaldamento globale e sull’ipotesi, sempre più reale, che ci stiamo avvicinando alla catastrofe ambientale.
Come ci ricordano i nostri ragazzi nelle manifestazioni che hanno riempito le piazze in questi ultimi mesi, rispondendo al grido di allarme lanciato dalla loro coetanea svedese Greta Thunberg, dobbiamo prima possibile cambiare le nostre abitudini di vita quotidiana e di lavoro, ed i nostri consumi, ripensare il nostro sistema economico e sviluppo industriale che veda al centro la difesa dell’ambiente (terra, acqua ed aria), del mondo animale e vegetale e soprattutto dell’essere umano.
Il governo così detto “Giallo-Rosso” è nato con lo scopo dichiarato di mettere in campo risorse per lanciare una vera New deal Green, investimenti mirati in difesa dell’ambiente che contribuiscano alla riduzione della produzione di CO2 e di indirizzare i nostri consumi verso l’acquisto di prodotti più sostenibili ed eco-compatibili. In coerenza con ciò ha proposto una tassa (1 Euro al chilo) sulla plastica prodotta (Plastic tax) e sulle così dette “merendine” (Sugar tax). Dopo l’annuncio non si è perso tempo per mettere in campo una generale contestazione: a opporsi sono stati partiti di maggioranza e di opposizione oltre che alcune associazioni di categoria.
L’introduzione di questi provvedimenti nell’immediato porterebbe notevoli introiti sulle casse del nostro sgangherato paese.
Premetto che il sottoscritto è sempre scettico sul fatto che per convincere i cittadini ad acquistare un prodotto o l’altro la risposta migliore sia quella di tassarne uno (le tasse sono già esagerate nel nostro paese!), preferisco che ogni cittadino sviluppi una conoscenza consapevole e di conseguenza indirizzi i propri consumi. Considerato però che di plastica e ne produce e soprattutto abbandona credo che questa tassa, almeno temporaneamente, possa essere accettata senza troppe contestazioni.
A tal riguardo vorrei ricordare l’ultimo studio del Conai che ci dice che nel mondo ogni anno si producono oltre 396 milioni di tonnellate delle quali ben 100 Milioni vengono abbandonati. Lo studio dice anche che in Italia se ne commercializzano ogni anno oltre 2 Milioni e 200 mila tonnellate, dei quali 1 Milione e 273 mila viene raccolto e avviato al riciclo, oltre 600 mila tonnellate smaltite con l’indifferenziato e ben 320 mila tonnellate vengono purtroppo disperse nell’ambiente. Secondo uno studio effettuato da Legambiente ogni anno oltre 11 Tonnellate di plastica viene recuperata lungo le coste e circa un terzo di questa si riferisce ad oggetti ed attrezzature provenienti dall’attività di pesca.
Ed allora perché non limitarne, fin da subito, la produzione e la commercializzazione riducendone l’uso, ad iniziare dalle migliaia di sagre paesane che si tengono nel nostro paese, oppure intervenendo con maggiore attenzione nelle mense scolastiche, nella commercializzazione delle acque minerali ecc ecc?
E pensare che fin dal 1986 nel territorio cortonese, qualcuno pensò di vietare, mediante una ordinanza sindacale, la commercializzazione della plastica… quanto era stato lungimirante!
Recuperare questa prospettiva, sin dalle amministrazioni comunali, credo sia assolutamente necessario.