AREZZO – Lunedì prossimo (5 dicembre), in occasione della Giornata Nazionale della Salute Mentale, l’Azienda sanitaria organizza una serie di iniziative per far conoscere alla popolazione servizi ed attività.
Nell’ingresso principale dell’ospedale San Donato sarà allestita una mostra con pannelli che illustrano i percorsi assistenziali ed i risultati del lavoro svolto. In particolare saranno presentati in una mostra-mercato i prodotti realizzati dagli ospiti dei diversi laboratori che sono stati attivati: dalla ceramica al cucito, dalla falegnameria ai prodotti delle serre. Anche questo un modo per scoprire come negli anni si è modificata l’attività degli operatori del dipartimento di salute mentale, sempre più alle prese con i nuovi problemi della nostra società.
Alle 11,00 si parlerà di “lavoro: un’opportunità per la salute” nel corso di una tavola rotonda presso la biblioteca dell’ospedale.
La sera precedente, domenica 4 dicembre alle ore 21,00 presso l’Auditorium Pieraccini del San Donato (ingresso libero), va in scena “Rosa Lullaby, racconto dai tetti rossi”, di Gianni Micheli con Andrea Biagiotti, Luca Baldini, Gianni Micheli, Eleonora Angioletti, con la partecipazione straordinaria di Paolo Benvegnù. Musiche composte ed eseguite dal vivo da Paolo Benvegnù, Luca Baldini, Gianni Micheli, per la regia di Francesca Barbagli.
Il LAVORO DEL DIPARTIMENTO
La tipologia di utenti dei servizi di salute mentale nel panorama nazionale e aretino negli ultimi anni è molto cambiata. I servizi che fino agli anni 80 si rivolgevano quasi unicamente ad ex degenti dell’ospedale psichiatrico (con problemi di reinserimento sociale e di cronicità e di riabilitazione), progressivamente sono andati verso una offerta di servizi rivolti a domande che non riguardano più soltanto la psicopatologia psichiatrica, ma anche nuovi disagi personali, spesso legati a difficoltà nel ciclo di vita.
“Il DSM – ci informa il suo direttore, Paolo Nascimbeni – è un dipartimento Tecnico scientifico articolato per le cinque zone distretto, con una organizzazione per unità funzionali: ‘salute mentale per adulti’ in tutte le zone e ‘salute mentale per infanzia-adolescenza’, una per le zona di Arezzo, una per la zona Valdarno ed una terza che raccoglie le zone Casentino, Valdichiana e Valtiberina.Si occupa di problemi psichici della popolazione adulta (superiore a 18 anni) e di problemi psicopatologici della età infantile e adolescenziale.
Sono servizi territoriali, afferma ancora Nascimbeni, con momenti di alta integrazione sia con i presidi ospedalieri, che con i servizi sociali aziendali o dei comuni. Forte la collaborazione con i medici di famiglia ed i pediatri che sono i principali “invianti” alle varie strutture di valutazione e cura”.
I NUMERI DEL SERVIZIO
Il numero degli utenti è davvero rilevante: nel 2.010 sono stati seguiti direttamente 6.569 adulti e 2.031 minorenni.
Per i servizi garantiti ad Arezzo, la Regione Toscana ha certificato, attraverso l’analisi dei flussi, un livello di qualità molto alta: nella popolazione adulta, ad esempio, per i pazienti maggiorenni l’acceso ai servizi è pari al 22 per mille degli abitanti, contro una media regionale di 21 e, in area vasta, 16 di Grosseto e 17 di Siena. Un dato di fiducia che indica la capacità del servizio di essere percepito dalle persone.
Il DSM gestisce anche i ricoveri in occasione di condizioni acute e critiche: nella popolazione maggiorenne sono stati in un anno 546, contro i quasi novemila della Toscana. Arezzo, fra l’altro, ha una bassissima percentuale di ricoveri ripetuti a trenta giorni da una precedente dimissione. Nel 2010, e anche questo è un ottimo dato, in provincia di Arezzo si sono avuti solo 20 TSO, cioè i trattamenti sanitari obbligatori, ben al di sotto della media regionale. I ricoveri avvengono nei due reparti di SPDC di Arezzo e Valdarno, mentre per gli altri ospedali si provvede di volta in volta, secondo necessità.
L’esperienza psichiatrica aretina è stata pilota a livello nazionale ed internazionale nel dimostrare la possibilità di chiude gli ospedali psichiatrici e di creare situazioni alternative. Oggi il DSM segue i “reduci” di quella esperienza ospitati principalmente in sei appartamenti con vari livelli di assistenza. E’ indubbio che con maggiori risorse si potrebbe fare anche di più. Ma un elemento di successo va evidenziato nell’attenzione al territorio: non c’è nessun aretino oggi ricoverato, ad esempio in un ospedale psichiatrico giudiziario.
LE RISPOSTE, LE CURE
Il ventaglio di risposte offerto dal DSM è molto ampio ed affronta psicopatologie classiche con trattamento psicofarmacologico e psicoterapico, nonché trattamenti più brevi per situazioni di crisi momentanea.
Sono in aumento le richieste di intervento su crisi familiari legate a rapporti di coppia o di relazione con i figli.
In grande evidenza, poi, le richieste da parte di extracomunitari che spesso presentano difficoltà di relazione, talvolta non legate ad un problema psicopatologico, ma ad una difficoltà di inserimento in un contesto sociale.
E ancora sono in aumento le richieste per la fascia infantile relative a problemi di apprendimento e di comportamento.
Negli ultimi anni sono nati e cresciuti gli ambulatori per i disturbi da ansia, quelli per i disturbi del comportamento alimentare. E per i più giovani una struttura che si occupa dell’autismo infantile, così come percorsi per superare i problemi del linguaggio e dell’apprendimento.
Per gli adulti sono operative delle strutture intermedie a diversa intensità di cura ed intervento (in edifici non ospedalieri) che permettono di non ricoverare le persone, ma di poterle curare in condizioni protette. Spesso un appoggio temporaneo per persone che non hanno una possibilità di rientrare a pieno titolo nel contesto sociale, per difficoltà di lavoro o per la mancanza del diritto ad abitare.
Ci sono poi anche due strutture private accreditate per la riabilitazione (Agazzi per adulti e infanzia, Viciomaggio solo per infanzia), coordinate in un progetto unitario.
Il dipartimento segue questa immensa mole di lavoro con un organico inferiore a 200 persone, comprendenti psichiatri, psicologi, neuropsichiatri infantili, terapisti della riabilitazione, logopedisti, infermieri, operatori socio sanitari, educatori, alcuni assistente sociale e pochissimi amministrativi.