Ero ragazzino quando a 90° minuto attendevo con trepidazione i risultati del Montevarchi: allora militava nel campionato nazionale serie C1. Ad esser sincero, di primo acchito, non sapevo neanche dove si trovasse, anche perché internet non era così diffuso, anzi ritengo fosse agli albori, eppure io non sono così attempato. Con il seguente comunicato ufficiale: “ numero 88/A, il Presidente Federale, Giancarlo Abete, preso atto della dichiarazione di fallimento della società Montevarchi A.C. 1902 S.r.l., pronunciata dal Tribunale Civile di Arezzo; visto l’art. 16 N.O.I.F. delibera di revocare l’affiliazione alla fallita società Montevarchi C.A. 1902 S.r.l.” poche righe scevre di ogni sentimento, granitiche, hanno spazzato via una gloriosa società calcistica e la sua ultracentenaria storia.
Il Montevarchi ha disputato cinque campionati di serie C1; già l’anno scorso, a commento di un infuocato derby contro l’Arezzo al Brilli Peri, il calcio e la coreografia erano degni di ben altri e nobili palcoscenici. Per non rischiare di essere retorico navigando in rete ho trovato questo commento del sig. Matteo Gatto, ritengo sia l’emblema di una città e di una ormai ex gloriosa società di calcio.
Ad maiora!
” …Ci restammo cinque anni in C1 e mi ricordo che, durante una di quelle partite con lo stadio pieno, un mezzo spicchio di curva prese a fare ululati scimmieschi contro un calciatore africano qualunque, che aveva sfacciatamente, colpevolmente la pelle e la maglia dei colori sbagliati. E mi ricordo il capo ultrà fermare tutto e dire, con l’autorevolezza dell’uomo col megafono, che la curva del Montevarchi non era razzista, né deficiente, e che era bene finirla: ne fui orgoglioso e sorpreso “.
Fabio Bray