Con un atto degno di miglior causa, su proposta del Sindaco e della Giunta municipale, il Consiglio Comunale nella seduta di insediamento del 16 luglio 2019, ha approvato a maggioranza (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia-Futuro per Cortona), la delibera consiliare per l’esposizione del Crocifisso nell’aula del Consiglio Comunale e degli uffici pubblici.
Tale gesto di sapore antico, altezzoso e demagogico cui la destra di governo ci ha abituato, non risponde solo alla logica di una parte degli elettori cortonesi ma contrasta soprattutto con il dettato costituzionale che stabilisce l’Italia Stato non confessionale e laico, a tutela di TUTTI i cittadini, dei diritti civili e della libera espressione delle opinioni (religiose, politiche, culturali) richiamati dall’Art. 3 della Costituzione, non a caso nata dalla lotta di Liberazione e dall’incontro di culture diverse: laiche liberali, comunista, cattolica
Il Crocifisso è un simbolo religioso e come tale sta bene esposto in luoghi idonei alla religione. Identificare il crocifisso come un simbolo laico di valori culturali e identitari (un marcatore di territorio) è una strumentalizzazione del simbolo religioso e come tale riduttivo per gli stessi credenti. A chi brandisce il crocifisso come simbolo di identità nazionale ed elemento divisivo rispetto alle culture altre: “ il crocifisso, è un simbolo dei valori della nostra cultura, che da troppo tempo era stato messo da parte” Mattoni) ricordandolo al contempo come “simbolo dei valori universali di libertà, tolleranza e uguaglianza” (Casucci) richiamiamo coerenza e responsabilità per chi professa e sbandiera simboli religiosi salvo poi tradirne i principi nella pratica quotidiana e nelle scelte politiche poco evangeliche ma razziste (non solo nei confronti degli immigrati ma tra gli stessi cittadini italiani “prima i cortonesi” o “prima i toscani” prima il nord ecc.) autoritarie ed escludenti. Del resto lo stesso capo dei vescovi italiani Gualtiero Bassetti nel corso di una lezione su De Gasperi ai Lincei (2018) ha parlato del rapporto tra fede e politica dicendo che quest’ultima «non deve mai strumentalizzare i simboli religiosi come amuleti identitari».
Don Lorenzo Milani, quando era cappellano a San Donato a Calenzano ed iniziò la scuola popolare serale per operai e contadini il primo gesto che fece fu quello di staccare il crocifisso dalla parete. Quel crocifisso non doveva essere un ostacolo per qualcuno, ma tutti disinteressatamente erano invitati alla scuola di don Milani, comunisti, democristiani, socialisti, credenti o laici. La riduzione del crocifisso a simbolo di una nazione implica il pericolo, come è già avvenuto nel corso della storia, di una nazione contro l’altra, di una civiltà – l’Occidente – contro le altre. Invece il cristianesimo dei don Milani, dei Balducci, del Concilio Vaticano II, riaffermato dalle posizioni ufficiali della Chiesa di Papa Francesco, è liberazione umana e salvezza, è apertura agli altri, accoglienza, non violenza.
Anche di questo chiederemo conto a questi nuovi amministratori.
Ribadendo il valore meramente strumentale della deliberazione consiliare sul crocifisso per sfuggire le reali problematiche che questa amministrazione dovrà affrontare sottolineiamo la necessità di ben altri provvedimenti urgenti a partire dalle politiche per il centro storico e per l’intero territorio comunale noi comunisti ci sentiamo comunque in dovere di denunciare e contrastare nel metodo e nel merito tali forzature.