La decisione è storica e non ha precedenti nel recente passato. Un noto locale della provincia di Arezzo da alcune settimane ha vietato l’ingresso ai minori di anni 18. Motivo? “Sia per tutelare la sicurezza del locale, sia per un senso civico. Non vorrei più vedere ragazzini di 14 anni che entrano qui già ubriachi alle 10 di sera”, ha spiegato il titolare. Il precedente eccolo, e adesso che si fa? Questa scelta, coraggiosa, controcorrente ma “prevista dalla legge perché il decreto sicurezza del luglio 2009 prevede questa possibilità”, rischia di essere un campanello d’allarme.
Se un locale è disposto a chiudere ai minorenni, che rappresentano un target molto redditizio, pur di evitare “beghe” economiche e legali, a che livello è arrivato il problema dell’alcol fra i giovani? Siamo sicuri che non sia un problema, dopo aver sentito la notizia di quel ragazzino che una mattina si è portato nello zaino, invece che l’estathè al limone, la vodka alla pesca? Siamo sicuri che non sia un problema, dopo aver visto due anni fa servizi di denuncia sui giovani aretini su ben tre trasmissioni tv a livello nazionale? Uno dice: ma il proibizionismo non è il rimedio giusto in un paese liberale e democratico. D’accordo. È lo stesso titolare a dirci che il “proibizionismo è un fallimento sociale”, ma che rimane, forse, l’ultima speranza. “Se solo noi applichiamo una norma, passa il messaggio che noi siamo ‘i cattivi’. Se nessuno somministrasse alcolici, forse diventerebbe una scelta che i ragazzi accetterebbero”. Utopia? Molti locali (dal circolino al bar più chic) vendono gli shortini a 1 euro. Se in cambio dell’agognato bicchierino, che contiene l’elisir della felicità notturna, io titolare chiedo di vedere il documento, e il cliente, mentre sta sbavando, me lo consegna e mi fa vedere che ha 18 anni, chi mi assicura poi che non lo offre a un amico minorenne? I controlli, cioè, ci sono. Forse non così capillari, ma ci sono.
Ma la legge è un po’ carente, non solo perché è difficile applicarla (quanti poliziotti effettivamente possono permettersi di presidiare i locali?), ma perché si presta a liberissime interpretazioni. E comunque, fatta la legge, trovato l’inganno. Resta da capire, quindi, da dove partire per arginare il problema. Allontanare i minorenni dai locali frequentati da gente più grande può essere una soluzione. Magari iniziano a capire che c’è un’età per tutto, che se a 28 anni reggi bene tre Guinness e un Gin lemon, a 17 carichi la sbornia anche solo con un Martini. Se le regole non scritte del quieto vivere civile non vengono rispettate, allora ben vengano le regole scritte. È il principio numero uno della società.
Il precedente creato da quel locale rischia però di creare una reazione a catena, per la quale alla fine i minorenni il sabato sera non sapranno più dove sbattere la testa. Indosseranno berretta e guanti e scoleranno vodka ai giardinetti? Si rinchiuderanno in casa a fumare hashish? O riscopriranno giochi antichi e dimenticati, come il bowling, il cinema, il biliardo? E se dall’altro lato del biliardo c’è una ragazza carina, ha un bel sorriso, cosa faccio? Mi bevo tre Tennents per vedere “se mi sale” e poterla approcciare, oppure aspetto domani. Sperando di trovarla su Facebook