La mostra che il Fotoclub Etruria propone al pubblico per le feste natalizie 2018-19 è un omaggio
ed un ricordo del suo socio e amico Vito Garzi (1937-2018), che recentemente ci ha lasciato, ed
è costituita da una scelta tra i suoi reportage fotografici: Nepal del 1998, India del 2010 e Tanzania
del 2008.
Vito era un uomo curioso, dai mille interessi e passioni, due delle quali, forse per lui le più importanti,
erano la fotografia ed i viaggi. Viaggi, sì, ma non come un comodo turista da albergo e
buoni ristoranti, sebbene un viaggiatore con zaino in spalla e sacco a pelo; lo dimostrano le sue mete:
India, Nepal, qui documentati (la Tanzania, come vedremo, è un discorso a parte), ma anche
Birmania, Patagonia, Perù, Argentina. Un fotografo, sì, ma anche un appassionato dell’arte fotografica
e della sua storia, e dunque anche un collezionista di dagherrotipi, di vecchie fotografie, delle
prime macchine fotografiche, banchi ottici, cineprese, fino alle più moderne e le più innovative digitali.
Nella quotidianità, nella sua amatissima Cortona, molto spesso dietro richiesta di qualche ente,
istituzione o associazione, il fotoamatore Vito era sempre pronto ad “imbracciare la sua professionale”
per documentare eventi, paesaggi, fatti, e manufatti del nostro territorio; ma in tasca portava
sempre la sua “compattina” – naturalmente, da quel perfezionista che era, quella più recente e migliore
che il mercato potesse offrire –, per poter cogliere al volo una situazione, un personaggio, turista
o cortonese che fosse. Ed è proprio grazie a questa sua predilezione per il ritratto ed il soggetto
ambientato, questa inesauribile curiosità nei confronti dei suoi simili, che era di lunga data, che oggi
il suo archivio fotografico è una ricca ed unica miniera di personaggi cortonesi (un piccolo saggio
di questo tesoro Vito ce lo ha offerto l’anno scorso nella mostra natalizia del Fotoclub).
Da qui si può intuire quale fosse la molla che spingeva Vito a fare quei viaggi, quale l’oggetto
del suo interesse fotografico. Non era solo l’avventura che Vito cercava, né il fascino dei paesi lontani,
dei paesaggi mozzafiato; neppure desiderava riempiere il suo carniere fotografico con tanti
personaggi esotici: lui cercava l’uomo, l’altro da guardare negli occhi per scorgervi il fratello, scoprirne
l’anima in quanto specchio della propria.
Mio fratello che guardi il mondo è il titolo della mostra: quale titolo più appropriato per una
raccolta di scatti di Vito Garzi in giro per il mondo! Un entusiasta che tornava da quei viaggi infiammato
dall’amore per quella gente così lontana da noi per spazio, cultura, semplicità di costumi,
ingenuità, ma così vicina se a parlare e ad ascoltare è lo spirito. Mio fratello che guardi il mondo:
titolo appropriato si è detto, anche perché l’ha scelto proprio Vito per una sua proiezione che racconta
la vita di alcuni volontari presso la missione dei padri cappuccini a Kongwa in Tanzania,
prendendolo da una canzone di Ivano Fossati che ha usato come colonna sonora. Vito era un uomo
di profonda fede cristiana, di una fede che porta frutti e nell’agosto del 2008 partì assieme a quel
gruppo di volontari, impegnandosi in duri e umili lavori per aiutare quei fratelli meno fortunati. Da
Kongwa Vito ci scriveva: “ … collaboriamo a far sì che questo popolo benefici di quel granello di
sabbia che abbiamo portato, affinché un giorno possa godere di un pasto e un bicchiere d’acqua, che
al momento sono beni preziosi non sempre disponibili. Qui il lavoro non manca, però sono fortunato
di far parte di un gruppo veramente eccezionale …”