In seguito alla crisi al Comune di Castiglion Fiorentino, che ha avuto come conseguenza lo scioglimento del Consiglio comunale e la nomina di un Commissario prefettizio, nell’ambito del Partito Democratico, è stata costituita Area democratica, per iniziativa di un consistente numero di iscritti largamente rappresentativo e di non iscritti, sulla base di una prima Nota politica costitutiva, aperta a tutti coloro che vorranno portare il loro contributo alla ricostruzione della verità dei fatti, alla maturazione di una nuova cultura di governo, all’affermazione di una democrazia governante nelle Istituzioni e ad una maggiore partecipazione nella vita del Partito.
Area Democratica resterà attiva per tutto il tempo necessario al raggiungimento degli obiettivi concordati.
Prime riflessioni sul dissesto
Tutto è cominciato dall’accumulo nell’Amministrazione comunale di un consistente debito, causato da spese che non avevano copertura nelle entrate. Anche se non è possibile, allo stato degli accertamenti, stabilire con precisione l’ammontare del deficit, quella somma è così rilevante che non ha consentito il pagamento dei creditori e la chiusura in pareggio del Bilancio 2011.
Questo fatto, che ha destato sorpresa, incredulità ed amarezza nella base del Partito Democratico, negli elettori di centrosinistra e nella popolazione ha bisogno di ricostruzioni veritiere, di spiegazioni e di valutazioni alla luce del sole, di risposte alle domande dei cittadini, senza sottovalutazioni e personalismi per trarre dai fatti le necessarie lezioni e per correggere gli errori commessi, con franchezza, lealtà e umiltà, sapendo che un errore, per quanto grave, non annulla il valore di un impegno durato anni e anni.
Com’ è potuto accadere?
E’ importante ricordare che le ispezioni ministeriali non hanno rilevato dolo nei comportamenti degli amministratori di centrosinistra e che le spese fatte sono state impegnate per i problemi del paese che è migliorato molto nella qualità della vita e nella stessa immagine pubblica.
L’elenco delle realizzazioni è nutrito e va documentato con accuratezza per una giusta valutazione di fatti e dei risultati.
Su questo non si deve tornare indietro.
Inoltre è altrettanto importante ricordare come nello squilibrio tra uscite ed entrate, anche Castiglion Fiorentino abbia pagato pesantemente il taglio delle entrate erariali provocato dalla politica del centrodestra, la riduzione dei proventi locali causati dalla crisi economica, i ritardi dei contributi da Enti superiori.
Tutto vero. Però si è speso più di quanto consentivano le entrate, commettendo l’errore, che va riconosciuto con la dovuta serietà, di non aver controllato le poste di bilancio, di non aver tenuto conto dei limiti inesorabili che ogni amministrazione, pubblica o privata che sia, incontra nella contabilità, nei numeri, di cui sempre bisogna avere il controllo. Altro aspetto trascurato è quello della riorganizzazione della macchina amministrativa: efficienza, efficacia ed economicità, avrebbero contribuito al controllo e alla riduzione delle spese.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Non dobbiamo dimenticate le persone e le famiglie che hanno perduto il lavoro per i tagli ai servizi sociali, scolastici e culturali, né i fornitori o le Ditte che vantano dei crediti importanti con i quali mandare avanti le proprie aziende. Non dobbiamo dimenticare inoltre la vocazione culturale del nostro paese, vocazione che oggi è fortemente penalizzata.
Qui si è sbagliato, sia perché nella cosa pubblica non risulta vera l’equazione “ volere è potere“, sia perché non sono state valutate le conseguenze che potevano successivamente derivare, nelle attività e nei servizi, da una Amministrazione troppo disinvolta.
Riflessioni sulla crisi del Comune
Nonostante la gravosa entità del deficit comunale, dalla crisi era possibile uscire, sia pure con sacrifici e difficoltà imprevedibili.
I cittadini castiglionesi avevano rinnovato la fiducia nell’Amministrazione di centrosinistra guidata da Enrico Cesarini, una vittoria ottenuta in condizioni molto difficili, per i risultati visibili ottenuti e per la stima generale che circondava il candidato a Sindaco.
Dinanzi alle difficoltà della nuova Amministrazione era necessaria una forte coesione del Gruppo consiliare del PD e una stretta collaborazione tra il Sindaco e la Segreteria del Partito.
Questa unità di intenti è venuta meno in momenti cruciali e decisivi.
Ci sarà modo e tempo per una ricostruzione veritiera dei passaggi e delle posizioni assunte nel corso dei quattro mesi che hanno sconvolto la vita amministrativa del Comune, ma in definitiva, a crisi conclamata, bisogna riconoscere che, dopo aver esplorato invano tutte le possibilità di avviare il risanamento delle finanze e di chiudere in pareggio il Bilancio 2011 con le alienazioni di alcuni beni patrimoniali, era giocoforza dichiarare il “dissesto“, come sosteneva Enrico Cesarini, per salvare il salvabile e tenere in piedi l’Amministrazione con i suoi Organi, il Consiglio, la Giunta e il Sindaco di centrosinistra.
E’ a questo punto che è stata riproposta, ancora in extremis, l’idea di percorrere la strada della chiusura del Bilancio 2011 con qualche dichiarazione d’intenti per le alienazioni dei patrimoni.
Una tesi comprensibile, e anche generosa, per l’intento di evitare un atto così traumatico, ma che non risultava più realistica, perché a poche ore dal Consiglio comunale mancava tutto: le risorse finanziarie, le lettere di intenti per l’acquisto dei patrimoni, la disponibilità a firmare il Bilancio da parte del Segretario, del Ragioniere e del Sindaco revisore.
Lì si poteva, con un po’ di saggezza, comporre il dissidio e seguire il Sindaco nell’amara decisione di dichiarare il dissesto.
Purtroppo questo non è avvenuto. Le distanze si sono acuite e sono giunte le dimissioni del Sindaco che si è sentito solo, contraddetto in casa, dalle posizioni di componenti della Giunta e della dirigenza politica del Partito democratico.
Questa è una sintetica ricostruzione dei fatti. Può darsi che ci siano altri punti di vista, diversi nelle valutazioni e solo un dibattito sereno e sgombro da animosità potrà chiarire i punti ancora controversi.
Allo stato attuale, però, non è questo quello che più conta, perché ciò che deve unire è l’esigenza di uscire dallo smarrimento e dall’offuscamento della prospettiva, con una informazione e un confronto capillari, ricostruendo credibilità dicendo chiaro e tondo ciò che si è fatto, dove e perché si é sbagliato e producendo quella discontinuità che apre la strada ad una nuova cultura di governo e ad una nuova motivazione della politica del centrosinistra.
Le crisi, pur con tutto il loro carico di negatività, sono anche un’opportunità per cambiare, per crescere.
Compito di tutti è tenere aperta la speranza di quanti hanno creduto e credono nella capacità del centrosinistra di rinnovarsi.
E’ ancora possibile.
Per una sana e decisa ri-partenza
Il Partito Democratico di Castiglion Fiorentino dispone di una ricchezza di energie culturali, morali, di uomini e donne, con ampia esperienza politica con cui è possibile affrontare una situazione critica come mai si era registrata, a condizione che ci sia un franco riconoscimento degli errori commessi nella conduzione del Partito e la volontà di apportare le necessarie correzioni per marcare, anche qui, una chiara discontinuità con alcune pratiche politiche del passato.
Senza gettare a mare le cose buone realizzate nell’interesse dei cittadini e senza aprire diatribe personalistiche che turbano soltanto il confronto ed oscurano la razionalità delle analisi, l’interesse generale e il buon senso vogliono che amministratori e dirigenti politici che sono parte in causa nella dolorosa vicenda della crisi amministrativa e politica, si facciano da parte, con spirito di servizio e con umiltà, per consentire una discussione franca, senza infingimenti e senza personalismi, un dibattito che dovrà gettare le basi di una ri-partenza con un nuovo progetto politico, ispirato alla democrazia governante nelle Istituzioni e alla partecipazione degli iscritti alle decisioni del Partito per meglio fondare la propria identità e ritrovare quell’unità che si è dolorosamente spezzata, per essere un Partito Democratico di nome di fatto.
Ovunque e sempre
Nelle Istituzioni, le decisioni devono maturare certamente negli Organi collegiali, dunque nella Giunta e nel Consiglio comunale, ma con il coinvolgimento dei cittadini nelle questioni più rilevanti dell’Amministrazione.
Il Sindaco è il promotore e il garante di questa democrazia governante e la stessa struttura amministrativa del Comune deve essere misurata sui principi della trasparenza e della responsabilità.
Nel Comune sappiamo che ci sono più sedi nelle quali maturano le decisioni, ma il governo delle Istituzioni non si può ridurre a pura e sola scelta verticistica, ma deve includere sempre la più larga partecipazione possibile dei cittadini i quali per partecipare devono essere in grado di sapere.
La partecipazione non è soltanto un doveroso atto democratico, ma è la condizione necessaria per l’assunzione di quella responsabilità da parte dei cittadini di cui c’è particolare bisogno oggi in una crisi economica e sociale che richiede selezione degli obiettivi, priorità condivise, contributo alla realizzazione dei diritti di cittadinanza sociale.
Lo diciamo per chiarezza, a mo’ di esempio: una questione impegnativa come quella della Centrale a biomasse, nel caso fosse presentato un progetto di fattibilità, non potrà essere decisa mai in sedi ristrette, nelle intese di vertice, ma da una consultazione popolare, tramite referendum, che faccia contare nelle decisioni tutti i cittadini castiglionesi.
Nel Partito, trasparenza e partecipazione devono essere l’alfa e l’omega della vita interna e delle decisioni politiche. Non a parole, ma nel rispetto pieno delle procedure statutarie.
A partire dal tesseramento che deve essere una grande e trasparente campagna ideale per adesioni ai valori fondanti del Partito Democratico, un Partito che non deve consentire a “Gruppi di potere” di agire come un Partito nel Partito, che non si divide sulle matrici di provenienza ma si unisce per la costruzione del futuro, che chiede impegno e non promette e consente carriere di sorta.
Un Partito che discute di politica, di scelte nazionali, regionali e locali, che decide con gli iscritti, che avanza e sostiene proposte e che in tal modo si costituisce come sede di formazione di una nuova classe dirigente che promuove il consenso per governare, che fa valere la democrazia per decidere, ma che mai e poi mai utilizza il governo per il consenso personale o anche di una parte di iscritti.
Una vita partecipata di partito consentirà di far entrare nell’agenda della nostra politica i problemi delle persone, dei giovani e meno giovani senza lavoro e senza futuro, con lavoro precario e/o emarginati, dei vecchi soli e abbandonati, delle famiglie che non arrivano alla terza settimana del mese, degli immigrati a lavoro nero, della scuola, della salute, della casa e della convivenza civile. Un partito capace di diventare riferimento per coloro che dimenticati da quel potere che oggi guida il governo nazionale, sempre più hanno necessità di sentirsi inclusi in una rete forte di relazioni che garantisca una qualità di vita accettabile.
Dobbiamo aprire le porte, affinché entrino nella politica attiva giovani, nuove voci ed energie che fin’ora hanno trovano difficoltà ad avere interlocutori politici rappresentativi, e il Partito Democratico con le sue iniziative e le sue proposte potrà essere un riferimento credibile per il cambiamento della condizione economica, sociale, morale, civile e culturale del nostro Paese