Lo chiamano il boscaiolo. Ha la barba lunga ed i capelli incolti, ha elevato a proprio domicilio la stazione di Camucia e dorme abitualmente nella piccola sala di attesa attigua all’uscita del sottopassaggio del binario tre, quello dei treni diretti a Firenze. Riposa sdraiato in terra e, per impedire l’ingresso di estranei, mette un grande ramo a contrasto tra la porta in alluminio anodizzato e la vicinissima parete dell’angusto locale.
Tutto intorno, in un contesto imbarazzante, le scarpe sparse che non proteggono le estremità e lasciano intravedere le dita nere dei piedi che fuoriescono dai calzini consunti con un odore indescrivibile e nauseabondo. Le signore che attendono il treno la mattina fanno capolino dalla vetrata, si guardano bene di entrare e fanno commenti sommessi e coloriti sull’ingombrante presenza dell’ “illustre” cliente. Sanno che lavoro in “Ferrovia” e mi fanno notare il degrado della stazione con una civiltà, un’attenzione ed un grande senso civico che mi hanno sempre fatto pensare.
“Vedete”, dico, mentre un sole timidissimo saluta i pendolari facendo capolino dietro la collina di Cortona, “Quell’uomo è il vostro sogno inconfessabile, lontano anni luce dai vostri mariti e dai vostri compagni a cui stirate amorevolmente le camicie e che usano tutti lo stesso deodorante. Tutti ineccepibili e ben curati, tutti profumati ed in ordine, con la barba fatta ed il capello inappuntabile. Non aprite quella porta non soltanto perché un ramo nodoso ve l’impedirebbe ma perché entrereste in contatto, con effetti imprevedibili, con un omaccione rude e selvaggio, sbrigativo e tenebroso, l’altra faccia di un’umanità sommersa e dolente”.
Dico queste parole poco prima di salire sul treno delle 6.44 per Arezzo dove scendiamo in centinaia perché un Assessore Regionale del Partito Democratico, tale Ceccobao, il cui nome è incredibilmente simile ad un personaggio dei cartoni animati, ha deciso che il treno proveniente da Chiusi e diretto a Firenze non fermi più nelle stazioni di Castiglion del Lago, Terontola, Camucia e Castiglion Fiorentino per meritarsi, facendo inferocire i pendolari, il lusinghiero ed accattivante titolo di “Regionale Veloce”.
Il pendolare ha un sonno repentino la cui intensità è direttamente proporzionale alle ore notturne trascorse a letto. Piombo in catalessi e riemerge la stazione dei miei sogni, il luogo incantato della mia giovinezza, i colleghi di lavoro competenti ed affettuosi, le robuste colazioni con pane fragrante e porchetta il giovedì, giorno di mercato. Rivedo nitidamente le magnolie, imponenti e bellissime, gli oleandri, la garritta di presenziamento costituita da una cupola di verzura, le aiuole curatissime, le rose ed i fiori. Rivedo il piccolo edificio che ospitava i bagni per la clientela ma anche le docce per il personale, sempre lindo e pulitissimo: con una decisione sciagurata ed incomprensibile fu demolito per lasciare il posto ad una campana autopulente a pagamento con una gettoniera sostituita, nel tempo, prima con un chiavistello e poi con un catenaccio che ne inibisce l’accesso.
Rivedo il Capostazione Titolare, Delfo Ceccarelli, serioso e taciturno, dietro la scrivania nel suo ufficio sotto una coreografia di diplomi conferiti “per l’abbellimento impianti”. Rivedo i tre tassisti Silvio Tiezzi (il mitico Dendarino), Valeriano Frati e Braccini a lustrare le loro autovetture parcheggiate davanti alla stazione. Rivedo l’Ufficio Movimento aperto ed un ragazzo di ventiquattro anni, entusiasta del suo lavoro a cui il cappello rosso (non soltanto per un fatto cromatico…) non è mai piaciuto molto, gli operai della TE partire con i loro carrelli gialli per le interruzioni, la biglietteria aperta e le informazioni puntuali e preziosissime fornite ai turisti che chiedevano di un treno per il ritorno, volevano depositare lo zaino e venivano indirizzati all’albergo più gradito.
Ovunque pulizia e decoro non garantiti da una Ditta esterna ma da un solo ausiliario con cui dividevamo il turno di lavoro: non soltanto esperto di movimento ma manovratore, pulitore scrupoloso, manutentore e giardiniere. Una persona competente che “ufficialmente” (…) non poteva vendere biglietti e manovrare gli apparati ma che diventava preziosa ed insostituibile in occasione di gravi criticità e problemi di esercizio.
Quando si ripensa alla giovinezza, agli anni più belli e spensierati, emergono dal passato le immagini nitidissime degli amici che ci hanno lasciato, le cene e le battute spiritose, i tanti aneddoti, alcuni irriferibili (…) e gustosi che coloriscono un’esistenza, dandole tanti buoni motivi per averla vissuta.
Potrei scrivere per ore (e non è detto che presto non lo faccia) di un’altra Ferrovia quella che ha preceduto la separazione contabile tra l’Infrastruttura Ferroviaria e i Vettori che utilizzano la Rete.
Non posso farlo per non abusare dell’ospitalità di questo sito, ma desidero ribadire con forza un unico concetto. Le piccole stazioni ed i loro locali sono un bene prezioso, non rappresentano soltanto un costo ma possono creare opportunità di lavoro e ricchezza. La cessazione delle attività ferroviarie per l’avvento di nuove tecnologie e precise strategie aziendali hanno prodotto degrado ed abbandono.
Alcuni mesi fa ho fornito al Sindaco di Cortona i necessari contatti e le planimetrie, suggerendo all’Ente Locale di acquisire ad un prezzo particolarmente vantaggioso parte dei locali commerciali a piano terra da adibire ad Ufficio dei Vigili Urbani o ad Ufficio Relazioni con il Pubblico. La presenza fisica di addetti per lunghe ore della giornata scoraggerebbe vandali ed indesiderati. Ve lo immaginate un ufficio con depliant e materiale informativo per indirizzare i viaggiatori alle strutture alberghiere, chiamare taxi, vendere biglietti a fasce chilometriche, dare informazioni ai turisti sui treni e gli autobus di linea?
Ho formulato due ipotesi:
Chiedere in comodato gratuito alcuni locali da destinare a fini istituzionali,
Stipulare un regolare contratto di affitto a condizioni naturalmente più vantaggiose di quelle che potrebbero essere praticate a privati, dando la disponibilità a pulire la sala di attesa e a provvedere alla sua chiusura nelle ore notturne.
Sono notoriamente critico nei confronti di questa Amministrazione ma ho voluto scrivere al Sindaco da semplice cittadino, fornendo suggerimenti ed indicazioni precise per affrontare e risolvere un problema che è sotto gli occhi di tutti: nessuna iniziativa concreta è stata adottata.
Con un impiego limitatissimo di risorse potevamo rendere un prezioso servizio alla cittadinanza ed ai moltissimi cortonesi che utilizzano quotidianamente il treno per raggiungere il posto di lavoro.
Vorrei tanto che Camucia-Cortona potesse ridiventare la stazione dei miei sogni e che il presente ed il futuro di questo impianto ferroviario possano essere all’altezza di un passato lontano che si stempera nei ricordi e siamo costretti a ricordare con giustificato rimpianto e tanta malinconia.
Mauro Turenci