L’indagine, convenzionalmente denominata “ELECTRONIC WASTE”, co-delegata ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Arezzo e del Nucleo Operativo Ecologico di Firenze su procedimento penale della Procura della Repubblica di Arezzo, ha portato i militari ad operare sia nella provincia aretina, sia nel resto della Toscana e nelle Marche, accertando il coinvolgimento di numerosi soggetti ed aziende ritenuti, a vario titolo, responsabili di plurime violazioni della normativa ambientale e di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Le articolate indagini svolte hanno permesso di accertare la sistematica perpetrazione di reati ambientali, nell’ambito di attività connesse al recupero ed allo smaltimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi costituiti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (nota 1) fuori uso, da parte di aziende e soggetti privi delle necessarie autorizzazioni o, comunque, in violazioni delle norme di legge che regolano il settore.
Le indagini nascono grazie agli accertamenti operati dal Nucleo Investigativo di Arezzo nei confronti di due cittadini italiani che, in un capannone apparentemente abbandonato della periferia di Cortona, avevano allestito un’attività di gestione (nota 2) di RAEE.
Il controllo operato dai Carabinieri aretini congiuntamente ai colleghi del NOE di Firenze coadiuvati dai militari del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Arezzo consentiva di accertare la completa assenza di autorizzazioni per le attività svolte, portando al sequestro dell’impianto e dei rifiuti abusivamente gestiti ed alla contestazione di violazioni, sia penali, sia amministrative, connesse alle norme in materia di tutela della salute dei lavoratori.
Le successive risultanze investigative hanno poi evidenziato il diretto coinvolgimento nell’illecita attività di un’azienda di Arezzo attiva nel settore del recupero di metalli preziosi dai rifiuti provenienti dall’industria aureo-argentifera (nota 3) che, per differenziare la propria attività, aveva ottenuto un’autorizzazione ambientale quale intermediario nel commercio di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE)”
Secondo l’autorizzazione in possesso l’azienda in questione avrebbe dovuto limitarsi a procacciare i RAEE da società autorizzate alla loro raccolta per poi organizzarne il prelevamento ed il contestuale trasporto presso ditte autorizzate al loro trattamento e recupero (nota 4), tuttavia, da quanto accertato, i titolari dell’azienda, avvalendosi sia dell’opera svolta all’interno dell’impianto abusivo del cortonese, sia della compiacenza di una ditta di trasporti e di almeno altre due società aretine con specifiche autorizzazioni ambientali per il trattamento dei RAEE, aveva allestito, all’interno dei propri locali, un’attività abusiva di gestione e commercializzazione di rifiuti. In buona sostanza, invece di limitarsi a procacciare e rivendere i RAEE, li acquistava, quale intermediatore, da diverse aziende ubicate nel nord Italia, per poi lavorarli nel proprio impianto abusivo, ovvero stoccarli illecitamente all’interno dei propri capannoni, dove poi, mediante i propri operai, venivano svolte operazioni di trattamento, quali lo smontaggio delle apparecchiature per separare i materiali ed estrarre dalle schede elettroniche materiali preziosi, in violazione, tra le altre, anche delle principali norme di sicurezza per la salute dei lavoratori. Anche in questo caso l’azienda, nel corso di operazioni di perquisizione delegate dalla Procura di Arezzo, è stata posta sotto sequestro ed i rifiuti illecitamente gestiti e depositati, successivamente inviati al corretto smaltimento.
Le risultanze finali delle indagini, svolte anche con il supporto dei Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Arezzo, e proseguite con l’esecuzione di perquisizioni ed ulteriori sequestri sia in provincia di Arezzo, sia in provincia di Pesaro, hanno quindi condotto:
al deferimento in stato di libertà alla Procura di Arezzo di 25 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di falso, gestione e smaltimento illeciti e deposito incontrollato di rifiuti RAEE, plurime violazioni del “Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro”;
al sequestro di:3 impianti di trattamento rifiuti, due dei quali completamente abusivi;3 veicoli utilizzati per le illecite attività; circa 132 tonnellate di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, principalmente costituiti da RAE.
Sono state infine comminate sanzioni pecuniarie per circa 70.000 euro di importo totale, per violazioni penali ed amministrative di norme in materia di gestione dei rifiuti e di tutela della salute e dei lavoratori.
Nota 1: R.A.E.E.
Nota 2: Attraverso la raccolta, il trasporto, il trattamento finalizzato al recupero, la commercializzazione di quanto recuperato e lo smaltimento di quanto non venduto.
Nota 3: prevalentemente estrapolazione di fango contenente metalli (prioritariamente rame), che viene recuperato da acidi esausti provenienti dalle industrie della filiera orafa dell’indotto aretino, aventi codice C.E.R. 110106*. I fanghi recuperati sono poi rivenduti ad una azienda del nord Italia che, a seguito di trattamento, riesce a recuperare il metallo.
Nota 4: le apparecchiature elettroniche in disuso (televisori, monitor, PC, modem per la telefonia, dispositivi P.O.S., ecc.) sono raccolte sul territorio da aziende autorizzate allo scopo e, se non contengono elementi pericolosi, sono classificate come rifiuti con codice CER 16.02.14 [Apparecchiature fuori uso, diverse da quelle di cui alle voci da 16.02.09 a 16.02.13]. Tale rifiuto ha un valore economico in ragione dei metalli (preziosi e non) presenti all’interno delle componenti elettriche ed elettroniche e per questo motivo viene acquistato da altre aziende, che attraverso varie operazioni di trattamento, quali ad esempio lo smontaggio e la separazione dei componenti, ricavano detti metalli. In questo processo sono differenziati per tipologia tutti i vari materiali, fino ad estrarre e separare le schede elettroniche contenute all’interno dei dispositivi, che rappresentano la parte “più pregiata”, con classificazione di codice CER 16.02.16 [Componenti rimossi da apparecchiature fuori uso, diversi da quelli di cui alla voce 16.02.15]. Ciò che resta (vetro, plastiche, metalli, ecc) è smaltito come rifiuto, ovvero venduto se ancora mantiene un valore economico.