L’estate, la noia del panorama politico nazionale imbrigliato nel dibattito sul razzismo e l’attesa che cresce spasmodica in vista delle amministrative 2019 (per i pochi direttamente interessati e personalmente coinvolti) hanno stimolato nelle scorse ore ambiziose analisi sul risultato di un piccolo comune valdarnese, il “nuovo” Pergine – Laterina, che è andato al voto domenica scorsa dopo la fusione.
E’ perdonabile che in tempi di magra ci si attacchi a qualsiasi cosa pur di trovare un segno tangibile delle tendenze politiche del momento e, se possibile, sottolineare le differenze con il clima dello scorso Marzo che in Provincia di Arezzo e in Valdichiana segnò la vittoria della Lega Nord e del centrodestra, la tenuta dei 5 Stelle e la dèbacle del centrosinistra. Capisco anche che la smania di dibattere, condividere, esternare non riesca a sedarsi nemmeno nella fase vacanziera, però…
Mi pare eccessivamente coraggioso voler trarre dalla risicata vittoria di Simona Neri (43%, 70 voti in più del suo avversario, un “civico” classificabile nel centrodestra) in un comune comunque molto piccolo (5.700 anime votanti) che si trova in una vallata storicamente fedele al centrosinistra (il Valdarno) un segno evidente di qualcosa.
E’ pacificamente riconosciuto da tutti che nei piccoli comuni le dinamiche locali sono le più importanti e conoscerle tutte fino in fondo è molto difficile. Tutto ciò ancor di più per un osservatore esterno, che magari scrive da Cortona, ed è poco opportuno che si metta a dibattere dei dettagli, perché poi potrebbe arrivare qualcuno poco informato come lui e far notare (numeri alla mano) che la Neri è stata surclassata nel paese di cui era Sindaco uscente (appunto Pergine) salvo poi recuperare altrove, tipo nel Comune dove invece non era Sindaco (che per giunta è Laterina, paese natio di una ben nota esponente politica adesso un po’ eclissata dell’era renziana).
Prima di gettarsi in voli pindarici, considerazioni disinformate e approssimative o tirare conclusioni quasi- grottesche per portare un po’ d’acqua al proprio mulino è quindi il caso di buttare la palla più in alto e limitarsi a riflessioni più ampie.
Ad esempio sarebbe più costruttivo far notare che, pur con tutte le cautele e distinzioni del caso, c’è sicuramente un segnale positivo per il centrosinistra che fa il pari con quello già visto (in mezzo a plurime e continue sconfitte) nel 2017 a Monte San Savino quando (ri)vinse Margherita Scarpellini.
Suggerisco dunque di concludere, molto più intelligentemente, che il centrosinistra non è per forza condannato ad eterne sconfitte e può tornare a vincere in tanti Comuni. Ha più probabilità di riuscirci, però, se il risultato finale di una candidatura è un percorso politico aperto, come pare essere stato quello di Pergine / Laterina, agevolato forse anche dal fatto che si giungeva ad una fusione fra due diverse realtà.
Si ha maggiori probabilità di successo, dunque, se si segue un percorso che non si riveli stantio, sordo o nostalgico dei bei tempi andati (quelli del 2014 e del 40% di Renzi), ma vada a cercare di intercettare senza paura elementi quali competenza, rinnovamento e umiltà e li metta al primo posto, prima delle logiche di partito o delle piccole carriere dei singoli.
Questa cosa la scrissi all’indomani delle elezioni e la credo valida ancora adesso.
Credo quindi che anche da noi in Valdichiana il centrosinistra faccia bene a riflettere su questo e su come muoversi in vista del 2019.