L’ azienda di confezioni Cantarelli rapportata alle dimensioni del nostro territorio, è come la FIAT per Torino o l’ ILVA per Taranto, il cui fallimento ha provocato un danno sul piano occupazionale e sull’economia della nostra realtà incalcolabile. 250 lavoratori in mobilità in maggioranza donne e non più giovanissime, quindi con problemi anche per eventuali ricollocazioni, il patrimonio immobiliare che sarà messo all’asta come se fosse uno spezzatino, ma che come ben sapranno i lettori, con le aste giudiziarie passeranno svariati anni prima che si arrivi alla conclusione dell’iter, perché ci sarà chi vorrà acquistare al minor prezzo e meglio se a trattativa privata, mentre il marchio che rimane al cosa più interessante ed appetibile verrà venduto a qualche ditta o società di valore nazionale ed internazionale perché si tratta di un marchio famoso per la qualità dei prodotti e del suo stile che ne ha fatto un importante espositore al Pitti Uomo di Firenze.
Di chi è la colpa ! Prima di tutto della proprietà che ha dilapidato un patrimonio e la cassa dell’azienda indebitandosi oltremisura con le banche che ad un certo punto hanno smesso di fargli credito, poi del commissario liquidatore che ha perso parecchio tempo senza concludere nulla e poi della politica che ha fatto ben poco. Il fallimento della Cantarelli rappresenta anche il fallimento della politica locale, in particolare di chi amministra il comune che pure in una situazione favorevole, perché il governo era nelle mani del PD e quindi della Boschi e Renzi, oltre che al ministero amico, non ha saputo mettere per tempo a fuoco i problemi che incombevano, nonostante ad un certo punto si fossero aperte delle disponibilità imprenditoriali. Un paio di anni fa, proprio il sottoscritto e Remo Rossi abbiamo fatto presente alla sindaca, fra le altre cose, le nostre perplessità su come stava gestendo la questione Cantarelli, motivando le nostre preoccupazioni, ma la risposta fu un po’ stizzita, tipica di chi pensa che le idee degli altri non valgono quanto le proprie. Da quel giorno abbiamo evitato di dare disturbo, ma nel contempo oggi possiamo dire liberamente le nostre opinioni, come ad esempio quella che non basta dire “ io sto con i lavoratori “, ma bisogna operare per il bene dei lavoratori mettendo in campo tutte le opzioni politiche senza lasciare nulla d’intentato.
Comunque così è andata, ma l’amarezza resta sia per il danno all’economia locale che alle singole persone e famiglie.
DORIANO SIMEONI