L’altra sera, mentre percorrevo la SS71 all’altezza del Vallone, ho rischiato di investire alcuni immigrati in bicicletta privi di qualunque segnalazione luminosa. Lo stesso problema l’hanno avuto gli automobilisti che mi precedevano, costretti a rallentare la marcia per sorpassare ed evitare quei ciclisti.
Mi sono interrogato a lungo sulle condizioni di vita di queste persone e sulla loro destinazione.
Alcuni giorni prima un collega in pensione, dopo aver sorpreso un uomo di colore nel suo giardino, a Tavernelle di Cortona, si è accorto di aver subito un furto e di essere stato privato dei ricordi di una vita.
Sono indagato per razzismo per aver scritto manifesti che denunciano il fenomeno migratorio nel nostro Comune e le sue conseguenze.
Ma cos’è il razzismo?
Secondo l’Enciclopedia Treccani “è fondato sul presupposto che esistano razze umane biologicamente e storicamente superiori ad altre razze. È alla base di una prassi politica volta, con discriminazioni e persecuzioni, a garantire la purezza e il predominio della razza superiore”.
Se questa definizione è corretta non sono assolutamente razzista come non lo sono la maggior parte degli italiani.
Credo che il razzismo nasca dall’insicurezza e dall’insofferenza ma anche dalla sensazione che persone provenienti da paesi lontani, con tradizioni e culture molto diverse dalla nostra, godano di privilegi incomprensibili in presenza di povertà, indigenza ed emarginazione che colpiscono milioni di italiani.
Il vero problema non è il colore della pelle degli immigrati ma l’assoluta incapacità di integrarsi in un contesto sociale che ha regole profondamente diverse dalle loro.
Nei giorni scorsi una bambina di nove anni, residente a Padova e data in sposa ad un immigrato di 35 anni, è stata ricoverata all’ospedale, avendo riportato profonde lacerazioni nella prima notte di nozze.
Possiamo accettare tutto questo?
Chi considera il fenomeno migratorio ineluttabile ed in crescita negli anni che verranno non ne spiega assolutamente le ragioni. C’è una strategia precisa per destabilizzare un Occidente pingue, egoista ed in disfacimento che attraversa una grave crisi demografica con l’immigrazione massiccia di persone, quasi tutte di religione islamica, lontane dal nostro comune sentire, dalla religione che professiamo, dalle nostre tradizioni e dalla nostra sensibilità.
Non scappano da guerre sanguinose, non hanno alcuna voglia di integrarsi e sono in gran parte profughi economici.
Il Papa Emerito Joseph Ratzinger per la Giornata mondiale del migrante del 2013 disse: “Nel contesto socio-politico attuale, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con il Beato Giovanni Paolo II che diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria Patria”.
Il mio lavoro mi porta quotidianamente a contatto con realtà diverse ad ogni latitudine della penisola.
Vi assicuro che da Bolzano a Milano, da Genova a Padova il fenomeno migratorio ha assunto proporzioni allarmanti, che interi quartieri sono insicuri e preclusi agli italiani, che intorno alle stazioni si concentra una fauna umana preoccupante ai limiti della legalità e dedita a traffici illeciti.
Ad Arezzo bande d’immigrati si sono affrontate in via Vittorio Veneto, occupano stabilmente piazze centralissime, bivaccano nei parchi pubblici e si sono rese responsabili di rapine ai danni di donne ed anziani.
Nel mio impegno politico cerco di non essere mai superficiale e, quando affronto un problema delicato come l’immigrazione, cerco di distinguere la causa dall’effetto. Potrei scagliarmi come fanno altri (…) contro moschee e luoghi di culto, dimenticando che è proprio il numero elevato raggiunto dagli immigrati a giustificare la loro presenza. Sono tanti, vogliono pregare e hanno il diritto di essere sepolti quando passano a miglior vita.
La causa dei flussi migratori, le modalità di arrivo nel nostro Paese, il ruolo delle ONG devono essere oggetto di un doveroso approfondimento.
Il finanziere ebreo SOROS sponsorizza l’importante ONG Moas che ha strappato alle onde del mare 33.500 “migranti”, portandoli in Italia. Lo conoscevamo come uno speculatore privo di scrupoli, capace di destabilizzare l’economia degli Stati in difficoltà, di mettere in crisi la Lira, facendole perdere il 30% del suo valore, come è avvenuto nel 1992.
E’ davvero diventato un filantropo?
A Cortona dobbiamo riscoprire il senso di una comunità coesa, capace di misurare i comportamenti di ciascuno perché prima dei legittimi interessi personali vengono il benessere e la serenità di tutti.
Chi affitta la propria abitazione ad un’associazione che ospita immigrati sfaccendati, che passano le giornate a giocare a pallone, ad ascoltare la musica con le cuffiette e a trastullarsi con costosissimi cellulari non vuole bene a Cortona.
Se fossi di sinistra farei rilevare che gli affittuari sono tutt’altro che contigui all’Amministrazione Comunale almeno dal punto di vista ideologico.
Se fossi forza di minoranza in Consiglio Comunale, eviterei di fare interpellanze per sapere “se esistono presunte criticità e/o presunti abusi edilizi nelle strutture che hanno dato la disponibilità ad accogliere i profughi, tramite sopralluoghi mirati da parte della PM, incluso anche la struttura segnalata in località Le Piagge”.
Ai politici chiedo onestà intellettuale, dote ormai rarissima e semisconosciuta: è soltanto la presenza di eventuali abusi edilizi a dover sconsigliare l’accoglienza degli immigrati?
No, soltanto buonsenso ed amore per la propria gente.
Chi spalanca le porte di un immobile di sua proprietà ai “migranti” fa sicuramente un buon affare ma destabilizza, crea sconcerto e malumore.
Il razzismo, quello vero, nasce da questi fattori ed è alimentato da incertezze ed egoismi personali.
Deve nascere una forte coscienza civile e politica per andare all’assalto della cittadella rossa e denunciarne i limiti e la proverbiale incapacità.
C’è chi, a corto di argomenti ed incapace di qualunque confronto, pensa di liquidare gli avversari politici utilizzando le Procure e chi non si arrende davanti alle ingiustizie e alle intimidazioni.
E’ una battaglia durissima che presuppone coraggio, capacità e buoni sentimenti.
Di furbastri ed ipocriti non abbiamo assolutamente bisogno: i loro destino, prima o poi, è di essere smascherati.
Mauro Turenci