{rokbox title=| :: : |}images/bionda.jpg{/rokbox}Due domande forse banali sui temi “caldi” dell’attualità politica di questi giorni. Il primo tema è quello della manovrona anti-crisi da 24 miliardi. Tagli ovunque, qualcosina in meno per i privilegiati tanto in meno per chi già si trovava in condizioni alquanto difficili. Gli enti locali ancora più a secco. Blocchi dei Tfr che mandano a monte progetti e sogni, la paura che non sia finita qui e che le cose vadano ulteriormente a peggiorare. La crisi, insomma, è arrivata veramente per tutti e ormai è impossibile fare finta che non ci sia.
La domanda però è questa: com’è possibile che ci si trova sempre, come d’incanto, di fronte alla necessità di fare manovre drastiche e improvvise per far quadrare i conti? Un po’ di economia l’ho studiata, ma evidentemente mi manca l’abc perchè non riesco davvero a capire come sia possibile, di punto in bianco, cadere dalle nuvole e ritrovarsi a dover intervenire disperatamente e d’urgenza per rimettere le cose a posto. E non è la prima volta che succede, a parte il tragico 1992 col governo di Giuliano Amato e le successive eurotasse di Prodi. E’ successo in Grecia, in Spagna; succede a tanti presidenti di squadre di calcio e a tanti dirigenti di aziende importanti. Come mai di colpo vengono fuori buchi colossali da riempire? E’ tutto spiegabile in una logica economica normale o c’è qualcosa di anormale?Il secondo tema è quello delle intercettazioni. La “legge-Bavaglio” contro cui insorge l’opposizione e si scagliano anche i giornalisti solitamente filo-governativi, ha sicuramente in sè una serie di storture. Però sulla questione di fondo, quella delle intercettazioni che finiscono sulla stampa e sui processi che senza alcuna autorizzazione vengono celebrati prima sui media che nelle aule di tribunale, nessuno si è mai posto una domanda secondo me fondamentale. Come fanno i giornalisti ad arrivare sempre alle intercettazioni? Non dovrebbero restare blindate? Con questa legge, probabilmente con un metodo censorio sbagliato, si cerca quindi di rimediare in qualche modo all’effetto. Non è del tutto sbagliato, ma il guaio è che non si cerca di rimuovere la causa del problema. E quindi, secondo me, si sbaglia.