Giornata inaugurale del Tuscan Sun, e come sempre riparte lo strombazzamento mediatico ad altissimi livelli (coi piccoli che replicano il coro osannante dei grandi) e in contemporanea torna il dibattito cittadino, che come ogni volta non troverà probabilmente altro spazio se non su queste pagine. Da parte mia, conscio che comunque siamo messi molto meglio che altrove, più che polemizzare vorrei dibattere, anche se rischio di diventare ripetitivo. Sperando di essere smentito in questi giorni da un festival diverso e non copia conforme, o peggio ancora brutta copia, dei precedenti torno a ribadire alcuni concetti già espressi per le edizioni passate.
Boccata d’ossigeno e “boost” decisivo per le esigenze di operatori turistici, ristoratori e commercianti il Tuscan è stato per Cortona una sorta di manna piovuta dal cielo. Con la sua presenza, indubbiamente di peso e utile per le categorie sopra elencate oltre che per la fama mondiale di Cortona, ha però anche bloccato qualsiasi bisogno di cercare e inventarsi qualcosa d’altro. Ci siamo fermati al Tuscan, adagiati su esso, e nel frattempo chi ha criticato non ha saputo immaginarsi altro di ugualmente competitivo.
Ormai siamo ad un punto tale che, qualora il Festival dovesse andarsene (lo si rumoreggia ogni anno, ma poi tutte le volte rimane), Cortona non saprebbe come riempire questo vuoto, specialmente in un momento come questo nel quale i soldi pubblici non possono essere spesi, non vi è traccia di alternative all’altezza e bisognerebbe andare a cercare altri privati ugualmente interessati.
Per Cortona quindi il Tuscan Sun rischia di trasformarsi in un epigono di Arezzo Wave, cioè un qualcosa che una volta andato via viene rimpianto, non tanto per il valore in sè, certamente altissimo, ma per l’impossibilità di colmare in modo autoctono il vuoto.
Quest’anno vi sono state certamente cose poco positive, che hanno dato spinta maggiore ai delusi, ai frustrati, ai polemici. La sòla rimediata con Sharon Stone, per esempio, come pure nell’anno precedente le beghe (negli Usa) del patron del festival, che peraltro dalla città etrusca ha ricevuto la cittadinanza onoraria, autorizzano malumori, così come la scomparsa delle paventate collaborazioni, come ad esempio quella con SunDance festival.
Aldilà di questi frangenti, comunque importanti, la mia sensazione, sperando di essere smentito, è che il Tuscan anche stavolta vada a confermarsi come un Festival slegato da Cortona e dal suo territorio. Una specie di astronave che atterra, e poi se ne va dopo una settimana. In quella settimana comunque fa clamore, e anima la situazione, ma lascia ben poche eredità.
D’altra parte sappiamo bene che dietro a una gestione promozionale assolutamente impeccabile c’è un Festival che è creato per promuovere determinati artisti gestiti da un preciso entourage e per fare questo utilizza Cortona come scenografia, come sfondo. That’s business
Poco conta se il residente ha lo sconto del 30% sui biglietti. Una risorsa teoricamente enorme per la nostra città viene sfruttata in una piccola parte delle sue potenzialità e non ha ricadute particolari se non quelle dei guadagni per chi lavora con il turismo.
Ribadisco quindi la teoria della Ferrari con l’impianto a metano, come scrivemmo l’anno scorso, sperando che qualcosa cambi. Buon Festival a tutti, specialmente a quei (credo pochi) cortonesi che in qualche modo entreranno in contatto reale con esso.