Se Shakespeare avesse vissuto ai nostri tempi credo che avrebbe trovato tante declinazioni al canonico To be or not to be. Sono infiniti i dilemmi oggi. In questi giorni mi sono trovata a riflettere sulla possibilità di fare l’ennesimo stage – non pagato ovvio – e nel valutare se questi stage prima o poi portino veramente a qualcosa. E su questo punto il mio cervello improvvisamente si è fermato – cosa che non capita così spesso come la maggior parte della gente pensa.
Ah l’aumento delle competenze certo, a questo gli stage portano, ma in termini puramente concreti e se vogliamo un po’ venali…..conviene? O sono solo ottimi strumenti per perdere peso e per sprecare benzina non rimborsata? Negli stage che ho fatto non ho ricevuto neanche un buono caffè figuriamoci un buono pasto.
Insomma invece del teschio in mano, della faccia contrita e del chiedersi se essere o non essere l’Amleto moderno tiene il Cv in tasca, la connessione perenne sui siti dei ricerca del lavoro nello smartphone di ultima generazione – se è donna l’orologio biologico in testa – e si interroga se lavorare gratis, per ottenere un giorno lontano forse un lavoro o non lavorare gratis e non tentare neanche di ottenere il lavoro che potrebbe essere quasi attinente al proprio percorso di studi!
Questo si che è un dilemma. Meglio un uovo oggi o una gallina domani…..?
E mentre il mio Cv piange perchè probabilmente potrei non accontentarlo con l’aggiunta di un nuovo stage mi rendo conto che forse quella che realmente mi manca è la fede. Uno stage è un vero e proprio atto di fede.
Fede nel nostro prossimo – ente/individuo che commissiona lo stage – fede che terrà in considerazione il nostro impegno, fede nei prossimi – datori di lavoro – che non sapranno neanche cosa hai fatto in quel periodo di lavoro non pagato e fede che quello stage ti possa dare qualche punto in più rispetto ad altri in una selezione o in un concorso pubblico.
Si è’ proprio la fede che mi manca……..