Immersa nella feroce calura agostana, Lucignano si specchia ancora una volta con una storia solo apparentemente “minima”, un fatto che supera il senso letterale della cronaca e diviene momento di acuta riflessione, di intimo stupore.
E’ una vicenda, quella che stiamo per raccontare, che assume il contorno paradigmatico di una piccolo trascurabile straordinario racconto privato che vede protagonista una giovane donna, Gianina Iordache, di origine romena, da alcuni anni residente a Lucignano.
Gianina è diventata nel tempo un importante punto di riferimento per la comunità locale. Lavora presso la Casa di Riposo “Arrighi Griffoli” in qualità di operatrice sanitaria, con responsabilità di coordinamento di questa importante realtà socio-assistenziale.
Le sue notevoli capacità e il profondo attaccamento ai numerosi ospiti della struttura l’hanno resa nel tempo una persona “importante”, un vero e proprio collante di una “famiglia” allargata come di fatto è la Casa di Riposo lucignanese. E la sua quotidiana azione di sostegno e di aiuto nei riguardi degli anziani ha piano piano finito per essere un valore da tutti apprezzato e condiviso. Quello che in particolar modo emerge nel lavoro di Gianina è la sua forte carica emotiva, che si esplicita in un sorriso o in una carezza verso persone che presumibilmente trovano in questi antidoti una medicina miracolosa nelle lunghe giornate passate in comunità. Quello che stupisce – in realtà – è come questo suo impegno che supera sempre il normale orario lavorativo possa essere affrontato da un fisico molto esile. Gianina ha fatto della sua professione una sorta di missione, legata – forse – al suo incredibile desiderio di riscatto dalla propria condizione di emigrata. C’è in lei, nel suo agire quotidiano, un messaggio di forte valenza simbolica: superare le barriere, più o meno invisibili, di tipo culturale prima ancora che razziale. E in un momento come questo, contrassegnato da forme di oscurantismo nei riguardi di chi non appartiene alla propria etnia, il suo esempio rifulge e conferma il valore profondo del rispetto e della tolleranza.
Ora Gianina si trova di fronte ad una prova drammatica che la sua giovane vita le ha messo di fronte. Ha portato poco fa in Italia la mamma, gravemente malata, per poterla assistere e per offrirle cure e attenzioni che nel suo paese d’origine non potevano essere garantite. Negli ultimi mesi, Gianina ha lottato con un accanimento unico per alleviare il dolore della madre, non trascurando peraltro mai i suoi doveri professionali. Anzi, sublimandoli come fossero una sorta di grandioso compito toccatoLe in sorte.
L’abbiamo vista nelle scorse settimane affrontare con estremo rigore la battaglia della mamma. Gianina non si è affatto risparmiata nel suo impegno contro la ferocia di un male incurabile.
Adesso la signora Maria, la sua madre, è morta. Inutili si sono rivelate le cure cui si è sottoposta presso l’Ospedale San Donato di Arezzo. In queste ore Gianina sta per partire per la Romania, per accompagnarla nell’ultimo viaggio terreno. Nell’immenso dolore di questo momento, tutta Lucignano si stringe commossa attorno a Gianina e a suo padre, con l’affetto e la gratitudine che si devono a persone meravigliose come Lei.
Ci piace pensare che in un’epoca nella quale troppi soloni indugiano nello sputare sentenze scontate verso gli stranieri, Gianina Iordache ci ha dato l’ennesima lezione di civiltà, confermando con le sue scelte un solido legame con l’Italia e la sua (spesso biasimata) rete assistenziale e sanitaria e dimostrando ancora una volta la sua forza straordinaria di giovane donna venuta da un paese lontano, alla ricerca di un futuro gratificante e di un’idea di vita finalmente felice.
Guido Perugini