Riceviamo e pubblichiamo questa lettera inviataci da tre dipendenti degli sportelli pubblici castiglionesi recentemente chiusi, Cup-Servizi scolastici-Informagiovani e Lavoro. Ovviamente ospitiamo questo che è un vero e proprio sfogo coerentemente con il nostro obbiettivo di dare spazio a ogni voce e credendo in qualche modo di poter dare un contributo positivo per una buona soluzione della vicenda.
Ci chiamiamo Ida, Silvia e Daniela e siamo tre mamme disoccupate. Siamo quelle tre ragazze che ogni mattina, da qualche anno a questa parte, lavoravamo agli uffici e servizi pubblici del comune di Castiglion Fiorentino appaltati a cooperative esterne. Ci riferiamo agli sportelli Cup, Servizi Scolastici, Informagiovani e Lavoro. Già, lavoravamo. Dallo scorso primo luglio siamo state licenziate, senza un perchè.
L’esperienza della perdita del lavoro, specialmente quando si tratta dell’unica fonte di sostentamento di una famiglia, è un’esperienza terribilmente ricorrente di cui si può comprendere l’effettiva portata solo vivendola in prima persona. Tuttavia tra gli aspetti più dolorosi della crisi economica attuale emerge il fatto che oramai una simile eventualità è talmente consueta da non procurare più, in chi la apprende, alcuna reazione particolare. Lasciando così una persona oltre che senza lavoro anche senza considerazione.
Diverso è se tra le conseguenze della cessazione lavorativa vi è anche la chiusura di uffici e servizi pubblici come quelli che abbiamo appena menzionato. A questi uffici per anni si sono rivolte migliaia di persone ottenendo servizi qualitativamente sia equivalenti a quelle offerti dagli uffici comunali che forniti con pari impegno malgrado la percezione della retribuzione sia stata decisamente inferiore a quella dei colleghi. Ad uno stipendio basso, poi, si associavano anche le mortificanti sollecitazioni per ottenere il pagamento delle fatture delle cooperative datrici di lavoro.
E allora, proprio per non negarsi neanche questa grama soddisfazione, ci fa piacere chiarire dunque le modalità della chiusura di questi servizi sulla quale oramai sono state fornite fin troppe versioni. Le famigerate “voci di corridoio” sono state il mezzo di informazione più efficiente sulla nostra sorte. Abbiamo appreso che l’imminente perdita del nostro lavoro era conseguente al mancato rinnovo dell’appalto. E pur volendo riconoscere ai latori di tale notizia, una spiccata capacita premonitoria, propendiamo senz’altro per la tesi che la decisione è stata fatta trapelare dalle stanze dei bottoni in tutta tranquillità. Come è evidente abbiamo quindi chiesto lumi sulla nostra sorte lavorativa scontrandoci con la squisita ritrosia degli amministratori che non sono stati in grado di fornirci una versione univoca, ufficiale e certa sulla questione. Non solo. Ostentando una preoccupazione commovente per la nostra situazione, e superando in dolcezza, dobbiamo ammetterlo, anche la più amorevole delle mamme del mondo, ci sono state fornite addirittura rassicurazioni sul mantenimento del posto di lavoro fino a poche ore prima di firmare quella lettera di fine rapporto che ha fatto di noi in un momento tre disoccupate. Rassicurazioni che alla luce dei fatti si sono rivelate infondate e grottesche. Purtroppo nessuno ha avuto la cortesia di dedicarci un minuto del loro prezioso tempo per anticiparci che a seguito delle “manovre di risanamento” dei conti comunali avremmo perso il lavoro. Né per un grazie per l’attività svolta e neanche per un saluto.
E infine, dopo esserci tolte qualche sassolino dalle scarpe, vogliamo rivolgere un semplice grazie. Grazie a tutti gli utenti dei nostri servizi che ci hanno manifestato, oltre al disagio conseguente alla chiusura degli uffici, anche tanta sincera solidarietà. E grazie a tutti quei colleghi di lavoro che ci sono stati a fianco in questa dolorosa vicenda. Senza di loro abbiamo rischiato di credere davvero di non valere nulla nemmeno come esseri umani”.
Silvia Del Giudice
Ida Marini
Daniela Panariello