La distanza di Paternopoli – un migliaio di chilometri tra andata e ritorno – e il tempo trascorso – circa trentasette anni dal primo soccorso di Cortona ai terremotati Irpini – hanno reso labile l’antico legame gemellare tra le due comunità. Oltretutto, molti di quanti si conobbero in quella circostanza sono scomparsi. Tra tutti, ricordo il sindaco Angelo Caporizzo. Di quei momenti mi sono rimaste alcune amicizie. Una, con Pietro Palermo, coltivata grazie ai social network: il primo Paternese che incontrammo a Grottaminarda, dove era allestito l’ufficio informazioni sul cratere del sisma. Pietro, atletico giovanotto assessore del suo Comune, si era spinto a Grottaminarda a una settimana dal terremoto in cerca di aiuto. Il suo paese non era tra i più disastrati, anche se aveva avuto vittime, e lo stesso Pietro, per la casa inagibile, dormiva in macchina con moglie e figlia di pochi mesi. La maggior parte dei soccorsi, nel marasma iniziale, correvano a Lioni, s. Angelo dei Lombardi, Conza, Teora,… località riprese dalla televisione per le devastazioni subite. Anche se capitava che troppo materiale di soccorso venisse ammassato incautamente nei pressi di macerie. Mentre in comunità come Paternopoli nessuno si era fatto vivo, dove scarseggiavano persino generi di prima necessità, nella caos logistico generale.
In un minuto e mezzo erano stati rasi al suolo interi paesi della Campania e della Basilicata, con epicentro in Irpinia, provocando 3000 morti, 9000 feriti, 300 mila senza tetto e 150 mila abitazioni distrutte, interi paesi isolati per giorni.
Il carico di vettovaglie cortonesi, a cui si aggiunse S. Gimignano, nell’immediato fu sufficiente a dare sollievo agli stremati Paternesi. Un contatto positivo e memorabile per entrambi: soccorritori e soccorsi. Ma, qui, non interessa ricordare i tempi andati, di cui per fortuna fisicamente non restano evidenti tracce. L’intenso verde del paesaggio Irpino, e gli abitati arroccati su alture e valli ondulate, sono tornati a splendere. Le città tutte quante ristrutturate, sono circondate da una fertile agricoltura: frutteti (non dico lo spettacolo di filari di ciliegi stracarichi!), ortaggi (è ricercato il broccolo Igp di Paternopoli, presidio Slow Food), oliveti, e vigneti che producono rossi eccellenti, come l’Aglianico che invecchiando diventa Taurasi, e bianchi di antica storia come il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo… Infatti, era per soddisfare la gola che avevo messo in agenda un pellegrinaggio enogastronomico, oltre a rivedere i pochi vecchi conoscenti: Pietro, Luigi, …, amici e compagni superstiti. Ai quali, inaspettatamente, si sono aggiunte, nel breve spazio di poche ore, nuove amicizie allertate dalla Misericordia di Paternopoli.
Mentre, nel tempo, tra Cortona e Paternopoli è andato scemando l’interesse per il gemellaggio tra le Città, ho scoperto legami vecchi e nuovi tra le due Misericordie. Giovanni Tecce, governatore della Misericordia Paternese, ha raccontato di aver conosciuto – ad Assisi all’assemblea elettiva nazionale – il governatore Cortonese Luciano Bernardini, ambedue memori del gemellaggio di una ventina di anni fa instaurato tra le rispettive Confraternite, documentato in zeppi raccoglitori di foto. Dove spiccano le candide chiome dell’allora governatore Cortonese Silvio Santiccioli e del segretario Francesco Nunziato Moré.
Nella sede della Confraternita – al cui pian terreno un giovane volontario stava allestendo il centro Fratres per donatori di sangue – ci siamo scambiati i saluti con volontari, consiglieri e amministratori, dei quali ricordo volentieri i nomi: Alvidio Zoena, Fabio Ciampi, Maria Teresa Gambinovi (vice governatrice), Veronica Vecchia (segretaria), Maria Rosa Raschiatore (amministratrice), Andrea Zugaro, Antonio Teccia, Mauro Lapio, e il responsabile sanitario Andrea Forgione, scrittore con altri di una bella guida illustrata “Irpinia la Storia negata”. Una Misericordia giovane – paragonata alla storia secolare della gemellata Cortonese – che opera nel territorio con persone e mezzi di Soccorso sanitario e di Protezione civile, intervenuta nelle alluvioni di Asti e di Quindici, nel terremoto dell’Aquila, e raccolto fondi per il recente terremoto in Centro Italia. Nella stessa sede, è gestita la distribuzione periodica per conto del Banco alimentare a 36 famiglie.
Al breve incontro è intervenuto il sindaco Giuseppe Forgione, anch’egli memore di Cortona avendola visitata da scolaro ospite delle scuole elementari Cortonesi in occasione del gemellaggio. Sindaco dal 2014, racconta di aver visto crescere la popolazione fino a cinquemila abitanti subito dopo il terremoto, dimezzatasi nel tempo, finiti gli effetti degli investimenti per la ricostruzione. Fenomeno analogo è capitato in quasi tutti i comuni Irpini. L’economia portante era, ed è rimasta, l’agricoltura: con la nascita di nuove cantine dedicate ai vini DOC che hanno buon mercato, una discreta produzione olearia di qualità, frutta, e ortaggi come il broccolo Paternese. Alle provviste da viaggiatore, ho aggiunto un’eccellente leccornia, la “sopersata”, salamino magro fatto col coscio di maiale.
Fervevano i preparativi per la festa Patronale (basta guardare “Paternesi nel mondo” su Facebook). A tutti è nota l’adesione di popolo alle manifestazioni religiose delle genti del Sud. Così come impressionano i riti legati al matrimonio, dove sono previste ben tre feste dispendiose e affollate di commensali: la serenata alla sposa, la promessa, e il matrimonio vero e proprio, che radunano decine, centinaia di amici e parenti giunti da ogni dove, finendo, ogni occasione, in pappatorie luculliane!
Ho salutato l’Irpinia visitando e pranzando a Nusco – antica sede vescovile e patria dell’immarcescibile politico Ciriaco De Mita – da cui si gode un panorama naturale spettacolare. Il gran patriarca politico non l’ho incontrato, ma della sua influenza se ne sente tuttora parlare di frequente e in ogni dove, nonostante l’età venerabile.
L’Irpinia – garantito – è una regione che varrebbe molto più di un weekend!
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