Era il 9 luglio del 1951, quando Dino Montagni venne inserito all’Orfanotrofio e Pia Casa di Riposo di Arezzo all’età di 13 anni. Proveniva dall’Istituto di Viciomaggio nel quale venne ospitato poco dopo la nascita, in quanto la madre Maria, ragazza madre e cieca morì all’età di 55 anni nel 1956 presso la Casa di Riposo di Cortona. Soltanto poche volte Dino ha potuto vedere la propria madre, dalla quale ha ereditato la malattia che ha reso cieco anche lui, da adulto, in quanto affetto da “ retinite pigmentosa “, una malattia agli occhi che progressivamente porta alla cecità assoluta.
Dino, meglio conosciuto come “ l’arbitro”, in quanto prima della sua malattia, organizzava la squadra di calcio della Pia Casa e arbitrò per un lungo periodo in varie categorie di calcio fino alla prima divisione e vari tornei, fra cui proprio una finale fra Cortona e Tuoro sul Trasimeno di cui il parroco Don Antonio Mencarini conserva ancora le foto. Tanti aretini lo ricordano per il suo modo impeccabile e deciso di arbitrare nei campionati giovanili di tutta la provincia e per i quali ha ottenuto diversi riconoscimenti sportivi tra cui la targhetta di miglior arbitro da cui gli venne l’appellativo di “ Lo Bello d’Arezzo ”. Nel cassetto del suo comò conserva ancora la tuta nera da arbitro e i cartellini giallo e rosso, che non esitava ad usare verso i giocatori fallosi e indisciplinati.
Dino è cortonese di nascita, per l’esattezza della Fratta ed infatti in tutti questi anni il Comune di Cortona ha sostenuto il pagamento della retta in Istituto ad Arezzo in quanto il suo domicilio di soccorso è proprio a Cortona . Ha conosciuto in questi anni i sindaci e gli assessori al sociale del comune di Cortona, ma proprio per la sua quasi esclusiva permanenza ad Arezzo ha conosciuto ed incontrato tutti i vescovi e tanti questori, prefetti e autorità in genere. Dino ama definirsi PR della Pia Casa, in quanto durante le feste saluta gli intervenuti a nome anche degli altri ospiti della struttura. La domenica mattina dal 1977 e cioè dalla nomina a parroco di Don Silvano Paggini, Dino serve la santa messa nella quale ricordano gli ospiti deceduti e quelli ricoverati in Ospedale.
In questi 60 anni di presenza nell’Istituto, Dino ha svolto il lavoro di istitutore dei bambini orfani e fino a quando la vista glielo ha permesso, ha svolto attività di portierato, di messo con banche, poste e comune, distribuiva la posta all’interno della Casa (così lui ama chiamarla), per un piccolo compenso che gli ha permesso di ritrovare sua madre al cimitero di Cortona e trasferirla dal cimitero comunale in un loculo sotto un loggiato del cimitero della Misericordia, di cui è socio. Quando ha potuto nel passato ed oggi Dino ha contribuito con donazioni nei confronti della Misericordia di Cortona, del Centro Don Gnocchi, del Centro Don Bosco ed anche al Canile di Ossia, il tutto perché è risaputa la sua generosità ed anche dentro l’istituto non si tira mai indietro per pagare un caffè e da bere ai propri amici ospiti. Questa generosità, scaturisce dal fatto che tanti amici e conoscenti lo hanno aiutato e vengono ancora adesso a trovarlo, ma soprattutto perché non ha avuto la fortuna di avere una famiglia, di conoscere il padre o di avere l’affetto di un fratello o una sorella. Nonostante le difficoltà però, Dino, non è mai stato solo e di questo è grato a tutti quanti lo conoscono e ancora lo salutano volentieri e vengono a trovarlo.
Per raccontare la storia di Dino, bisognerebbe scrivere un libro, tanti sono gli episodi da raccontare, fra i quali la gita da lui pagata e organizzata a Verona per incontrare Padre Carraro con gita offerta agli ospiti della struttura e la gita a Torino e allo stadio per la partita della Juventus, con i biglietti offerti dalla società bianconera e donati direttamente da Roberto Bettega. Eh si ! perché Dino è un tifoso storico della Juventus che ha seguito sempre in tutte le sue partite, nei molti momenti belli e quelli un po’ meno belli degli ultimi anni, ma sempre, come è nel suo carattere, vicino alla società, che ogni tanto gli ha inviato scatole di gagget che poi Dino stesso provvedeva a distribuire .
Dino non potendo ringraziare uno ad uno, tutti quelli che in questi anni lo hanno assistito ed aiutato, coglie quest’occasione del suo 60° anno di permanenza alla Pia Casa, per ringraziare di cuore tutti quelli che gli sono stati vicino.