E’ morto Nathan Clark, il genio che ha disegnato le Desert Boots. D’altronde si vedono in giro da diversi anni, prima o poi toccava anche a lui. Di certo le Desert Boots non moriranno mai. Le ho odiate da bambino. Il mio babbo se le metteva sotto gli abiti per andare in ufficio da buon comunista radical-chic e mia mamma me le comprava perchè c’era il prendi 2 paghi 1. Mi facevano sentire un bambino con le scarpe da grande e io per dispetto le avvicinavo al fuoco del camino e facevo sciogliere la suola in para. E via un altro paio.
E’ stata una lotta senza vittorie quella tra la DB e il polacchino alto della Tod’s sponsorizzato dalle narici dell’Avvocato. Quanto ho invece amato le espadrillas… quelle tarocche in particolare che mettevo all’inizio dell’estate e toglievo alla fine con i buchi del ditone sulla punta. E come non ricordare le Chuck Taylor quando ancora non c’era tutta questa moda che ce le ha fatte vedere anche con l’aerografia delle sise della Marini? Famose anche per il freddo d’inverno e le vesciche d’estate. E che mi dite delle Stan Smith?? Per un periodo sono andati alla grande gli stivaletti della Timberland, quelli da cercatore di funghi. Messi anche d’estate con pantaloncino e calzettone rigirato per fare vasche in centro città. Alla sera a casa il piede era già fermentato. Pare si siano lasciate un sacco di coppie in quel periodo per questa causa. Le Nike Air Jordan, quelle che facevano sentire alti 3 metri anche i più bassi; quelle che hanno fatto venire la scoliosi alla mi’ nonna. Nel periodo di Luna Rossa invece abbiamo visto milioni di skipper da America’s Cup col canotto gonfiabile con le Prada Sailing. Per non parlare degli infraditini della Havaianas che hanno fatto venire piedi a papera a mezzo mondo. Tutta questa poesia per poi cosa? Arrivare ad avere una crocs? Meglio scalzi tutta la vita. Colonna sonora: Johnny scarpe gialle By Mina