Le nostre città d’arte, Cortona compresa, sembrano ormai rappresentate prevalentemente dall’offerta di cibo che, incredibilmente, attira folle crescenti di visitatori, attratti, sembra, più dal pecorino e dal salame che dall’arte rinascimentale; è questo un fenomeno difficile da capire e senz’altro da combattere perché, lo diciamo tutti, snatura o cancella la storia e la cultura dei luoghi, la loro identità profonda che si ritiene a buon ragione debba essere causa dell’innesco dell’interesse dei visitatori.
Ma poi, a ben pensarci, la questione è semplice: nelle relazioni umane prevale il cervello intestinale sulla neocorteccia; per circa due milioni di anni gli uomini si sono incontrati intorno al fuoco su cui arrostivano l’animale appena abbattuto e più recentemente le delicate questioni geopolitiche si risolvono, da Omero a Trump, passando per i ricevimenti al Quirinale, intorno ad una tavola imbandita, perché i prodotti della civiltà umana che meglio favoriscono incontro e conoscenza empatica sono cibo, sesso e competizione muscolare; nelle grandi città si costruiscono stadi per alloggiare immensi outlet e in città più moderne, come quella in cui visse lungamente Spinoza, il padre autentico del libero pensiero moderno, vi sono strade dedicate al commercio del sesso (facciamone una anche a Cortona!); è vero che negli ultimi duemila anni lo sviluppo della neocorteccia ha dato vita all’arte, al pensiero filosofico e a quello scientifico, permettendoci di vivere infinitamente meglio, ma il cervello intestinale ha una storia mille volte più lunga ed è altrettanto prevalente in ognuno di noi; non possiamo far altro che attendere e nel frattempo investire in cultura per far crescere la neocorteccia sperando che sia essa a prendere il sopravvento nel nostro comportamento (sperando?).
La questione dello street-food non è per ora risolvibile se non con drastici provvedimenti amministrativi piuttosto che con dotte riflessioni strategiche e quindi mi aspetto che anche qui da noi l’Amministrazione imbocchi decisamente questa strada e con fermezza ci liberi del problema; non sono un tecnico e quindi non so dare indicazioni, ma è chiaro che vanno almeno dimezzati gli esercizi che somministrano cibo in centro e che fra loro debba esserci una congrua distanza, di quattro volte almeno di quella attuale, per tornare ad una accettabile vivibilità della città.