Giacomo Salvietti si racconta a Valdichianaoggi ripensando agli esordi a 11 anni, a qualche insicurezza, qualche delusione, ma con tanti progetti, con tanta voglia di fare e di dimostrare chi è.
_ Giacomo Salvietti, ci vuoi parlare di te? Come e quando è nata la tua passione per la musica?
_ Avevo 11 anni, festa di fine anno scolastico delle medie. Il mio professore di musica, professor Donnini, chiese se se qualcuno voleva esibirsi per il saggio di musica. Mi proposi io, che all’epoca ero abbastanza imbranato e sdattissimo e, non a caso, cantai ” Imbranato “ di Tiziano Ferro.
Rappresentò uno slancio emotivo importante e molti parenti che erano lì ad ascoltarmi mi incentivarono a continuare. Da lì, ho iniziato a fare lezioni di canto, concorsi e poi è diventata una professione, mi hanno preso a Giulietta e Romeo, di Riccardo Cocciante, all’età di 16 anni.
_ Quando hai espresso questa tua passione, come sei stato accolto, i tuoi genitori cosa ti hanno detto?
_ Ho avuto la fortuna di avere alle spalle dei genitori meravigliosi che mi hanno sempre appoggiato, incentivato, investito su di me, soprattutto agli inizi, e questo aiuta tanto perché ti dà fiducia, ti fa sentire protetto. Loro sono stati e saranno sempre una presenza molto importante.
_ Quando ti presentasti a ” Forte forte forte “, ti definisti come un ragazzo insicuro. Direi che le cose sono cambiate, o sbaglio?
_ Sono cambiate, anche se mi definisco ancora una persona insicura, però in dati momenti bisogna tirare fuori quella sicurezza, quella forza che ti permette di fare questo mestiere, altrimenti è meglio cambiare strada. Ci sono momenti in cui sono insicuro, ci sono una serie di fattori concatenanti anche a livello psicologico, come mi sento in quel determinato periodo anche a livello emotivo, anche se poi col tempo tante cose sono migliorate.
_ Per nove mesi hai lavorato come commesso. Al contrario di tanti tuoi illustri colleghi, hai dimostrato umiltà. Come mai, in questo periodo, avevi, diciamo così, smesso di credere in te stesso?
_ A livello artistico, è stato il periodo più difficile. E’ successo che si doveva mangiare e per mangiare dovevo guadagnarmi da vivere. La musica mi ha dato grandissime soddisfazioni, pazzesche, però in determinati periodi non mi dava da mangiare. E’ stata un’esperienza che mi ha fatto capire che non avevo un futuro come commesso e dovevo portare avanti la mia vocazione per l’arte, in quel periodo mi ero un po’ distaccato, come se avessi abbandonato ed, invece, si sono poi aperte le porte di ” Forte Forte Forte “ che mi ha ridato slancio e da lì è poi arrivata l’esperienza con Costa Crociere.
_ Ci vuoi raccontare la tua esperienza televisiva più bella e quella che, invece, vorresti dimenticare più in fretta?
_ X – Factor è quella che mi ha dato visibilità, ma che, però, non rifarei, anche se sono della filosofia che nella vita serve tutto, tutto è necessario per imparare, per fare esperienza. X – Factor è arrivato in un momento di poca maturità, di inesperienza, ho pagato i miei anni, avevo compiuto da poco 18 anni. E’ stata un’esperienza che, se dovessi tornare indietro, non rifarei, o, se avessi il potere di tornare indietro con la mentalità attuale, magari sì. E’ stato un contraccolpo psicologico importante, è stato necessario un po’ di tempo per riprendermi. Poi, per fortuna, è subentrata Notre – Dame che mi ha fatto ricredere in me e ha fatto ricredere in tante persone.
_ Risentivo, in questi giorni, il giudizio dei giudici di ” Forte forte forte “. Cosa ti senti di dirgli a distanza di un paio di anni?
_ I giudizi che hanno dato, nel contesto alcuni potevano essere giusti, altri no. Onestamente guardo altrove, mi sono trovato lì, mi è servita come esperienza, ma adesso guardo a me, a migliorare me stesso, a cercare la mia identità a livello artistico – musicale, quindi arrivederci e grazie. Il programma, poi, è stato un flop, addirittura è stato chiuso in anticipo.
_ E invece della Ventura cosa ci vuoi dire?
_ Non posso dire falsa, però molto legata al fattore delle telecamere, è una che si vuole mettere in mostra, parlava con me solo a telecamere accese. Ho avuto poco rapporto umano, onestamente non mi ha fatto una grande impressione.
_ Hai conosciuto tanti personaggi dello spettacolo. Chi, fra tutti, ti ha lasciato un buon ricordo e di chi, invece, non serbi una buona impressione?
_ Riccardo Cocciante è la persona che mi ha di più segnato dal punto di vista artistico ed umano, lo porto nel cuore. In negativo non c’è un personaggio in particolare, ma ti posso dire che la cosa che mi ha più segnato in negativo è la finzione della televisione, non si vede quello che c’è realmente dietro, vengono giostrate bene le marionette, c’è una sorta di falsità, è una messa in scena di un teatrino, però non è teatro, non è arte, bensì televisione, che è tutta un’altra storia. Tanti personaggi, tante delusioni mi hanno segnato in negativo, ma un personaggio in particolare direi di no. Poi è chiaro che ho una lista nera che tirerò fuori quando sarà il momento opportuno.
_ Credo che l’esperienza più bella sia stata quella con Riccardo Cocciante. Ci vuoi dire come è nata, come sei stato contattato?
_ Io ero un grande fan di ” Notre – Dame “ ed ho cominciato a cantare con ” Il tempo delle cattedrali “ che era l’ouverture e lo sentivo da quando ero piccolo e con i miei dicevo di volerlo fare anch’io. Cos’è successo allora? Era uscito il bando delle audizioni per il cast di Notre – Dame che si teneva a Parma, venivo da un periodo non facile della mia vita privata, quindi anche per darmi una scossa mi son detto di provarci. Arrivo e trovo Matteo Setti, uno dei personaggi storici di Notre – Dame ed il vocal coach Paolo Neri e come brano porto Il Tempo delle Cattedrali. Vado, canto la prima strofa, il primo ritornello e mi dicono ” Basta così, non sei pronto, non sei maturo per quest’opera “ e io zitto e buono me ne torno a casa. Dopo nemmeno due mesi mi arriva una telefonata ed era Paolo Neri che mi chiede di andare a Roma per fare un’audizione di Notre – Dame, al che io gli dico che l’avevo già fatta ed era andata come sapevamo, ma mi dice di portare Luna, un brano in più di Notre – Dame. Porto i miei brani e c’era Wayne Fox, il regista associato dell’opera originale e mi dice di provare Febo, uno dei personaggi dell’opera. Provo Febo, pur non sapendo le parole e dopo questa prima prova mi dice di tornare il giorno dopo. E gli aspiranti, da tanti, iniziano a diminuire. Sono tornato per più giorni e davano la risposta sempre la sera e praticamente, per oltre una settimana, è andata avanti così. E, quando hanno deciso chi prendere, è andata in questo modo: esce la segretaria con il foglio dei nomi di chi era stato preso …. c’è un nome, c’è un altro, un altro ancora … ed il mio non c’era. Nel frattempo, ero con mio padre al telefono e gli stavo dicendo che non era andata bene e di venirmi a prendere alla stazione. Faccio per andare via da questa scuola di danza quando sento chiamarmi e dico a mio padre di aspettare … insomma, si erano dimenticati un foglio dove c’era il mio nome e, quindi, il giorno dopo, sono tornato anch’io. Però aspetta, perché ancora non è finita qui: si rimane in tre, io, Damiano e Oscar. Io e Damiano avevamo già lavorato con Cocciante a ” Giulietta e Romeo “ e Damiano, nelle gerarchie, era sempre il preferito di Cocciante.Finiscono le audizioni e, ci dicono, ufficialmente, ” vi faremo sapere i due che interpreteranno la parte di Febo “. Già convinto che non mi prendessero, do la notizia per non creare false illusioni, ma … ma adesso viene il bello … dopo un po’ di giorni mi chiama la segretaria per dirmi che sarei stato il nuovo Febo, al che io le ho detto ” Aspetta un attimo, richiamami “ ed ho lanciato un urlo di gioia così forte che mi è andata via la voce per un paio di giorni. La tournèe, poi, è stata un’esperienza bellissima, indimenticabile, che porterò sempre con me.
_ E’ molto strano a dirsi, ma abbiamo condiviso un’esperienza televisiva assieme, l’11 ed il 12 febbraio a Mezzogiorno in Famiglia. Che ricordi hai di questi due giorni e mezzo?
_ E’ stata un’esperienza molto carina, divertente. Trovai il bando su Valdichianaoggi e qualche giorno dopo mi chiamò Azzurra Castellani per chiedermi se volevo partecipare in qualità di cantante a Mezzogiorno in Famiglia, accettai e mandai il materiale e poi, qualche giorno dopo, in treno, è iniziata la nostra avventura. Sono stati tre giorni molto carini, mi sono divertito molto anche perché ho trovato molta genuinità, un ambiente televisivo sano e me la sono goduta in maniera molto tranquilla.
_ Quali sono i tuoi programmi futuri, hai in progetto un nuovo disco, un altro musical?
_ Musical no perché non fanno parte del mio background, però sto lavorando su un mio disco. Ho guardato le mie cronologie su Facebook per vedere da quanto tempo è che dico che faccio un mio disco ed in realtà sono sei anni che dico che lo faccio ed è vero, credetemi. Sto lavorando su questo album, però con una filosofia diversa, voglio portare avanti un progetto che mi rappresenti . Quest’anno mi sono presentato a Sanremo, ho mandato il bando per Sanremo Giovani con un video ed una canzone di un autore che me l’ha scritto, ma dopo un po’ ho capito che non mi rappresentava, non mi rappresentava più la roba scritta dagli altri. Voglio interpretare qualcosa di mio, magari coadiuvato da qualcuno, ma che sia mio. Sto lavorando su questo album con altri ragazzi, Enrico Giovagnola fra questi, un ragazzo che sa fare il suo mestiere e ti dà fiducia incondizionata.
_ Abbiamo parlato delle tue esperienze passate. Qual è stata quella che, bella o brutta che alla fine sia stata, ti ha fatto venire le cosiddette ” farfalle nello stomaco “?
_ E’ scontato dire che Notre – Dame cantata diciassette volte all’Arena di Verona è stata quella che mi ha trasmesso più emozioni, tra corista ne ” Cocciante canta Cocciante “,Febo in Notre – Dame, ensemble in ” Giulietta e Romeo “.
_ Hai 26 anni, hai un futuro luminoso davanti a te. Qual è il tuo sogno nel cassetto?
_ Non sogno più come prima. Già il poter vivere di musica sarebbe molto importante, ma se dovessi avere un sogno, questo sarebbe di tenere un concerto in uno stadio tutto pieno. Facciamo un appello: ” Jovanotti chiamami a fare un pezzo, chiamami un giorno a fare un brano con te, un brano con Giacomo Salvietti “ . Fare un mio album, creare una mia indipendenza a livello musicale, questo è un altro sogno.
_ Ultima domanda: chi è Giacomo Salvietti, ci vuoi raccontare qualcosa di te?
_ Innanzitutto, Giacomo Salvietti è un grandissimo tifoso juventino. E’ una filosofia di vita, perché ” Fino alla fine ” me lo sono anche tatuato, è una cosa alla quale credo molto, perché nella vita bisogna sempre combattere e non arrendersi mai, perché anche quando sembra tutto perduto, ci deve essere sempre la speranza, la speranza deve essere l’ultima a morire. Dico anche ai miei genitori di mantenere la positività, anche nei momenti non facili; sono un ragazzo di quasi 27 anni, molto sensibile ed un po’ deluso dalla vita, da quello che lo circonda, dalle poche opportunità che vengono concesse ai giovani, da questo Paese bellissimo che è l’Italia che è schiavo di un potere vecchio, obsoleto, sporco da dentro, quindi difficilmente cambiabile se non dalle radici, però sono un ragazzo che ha voglia di fare, di dimostrare, di cantare, di stare sul palco, di farla diventare una routine quotidiana.
Stefano Steve Bertini