Eccomi, sono il facinoroso di piazza Bocca della Verità, quello che urlava che avevamo vinto noi e nessun altro nel collegamento con lo speciale del Tg3, quel pazzo scriteriato che ha dato l’impressione che i comitati dell’acqua fossero composti da stravaganti personaggi. Come chi mi conosce un minimo sa, sono in realtà un giornalista, una persona equilibrata che ha speso l’ultimo anno e mezzo della sua vita per raggiungere il risultato di lunedì. Avevo ottime ragioni e molte cose da dire ma la stanchezza, la gioia, le ore interminabili di domenica e lunedì hanno deciso di non far intervenire il professionista ma l’attivista sopra le righe. In piazza lunedì, ci siamo abbracciati, abbiamo pianto, abbiamo festeggiato fino allo sfinimento un risultato che ognuno di noi ha sentito profondamente suo.
Ci siamo resi conto, piano piano, della vittoria straordinaria che stavamo raccogliendo e di quanto fosse stata ampia la mobilitazione nel paese negli ultimi mesi. Accanto a questa tempesta di emozioni ci è sembrato ancora più evidente quello che andavamo dicendo da mesi: le televisioni hanno capito solo in parte quello che stava succedendo inserendo il tema dell’acqua nel solito chiacchiericcio politico. I talk show del servizio pubblico, ad esempio, sono andati in onda per una settimana in più rispetto alla programmazione Rai solo grazie alle nostre pressioni sull’azienda e grazie all’aiuto del presidente della Commissione di Vigilanza Zavoli. Incassato l’omaggio hanno preferito invitare esponenti partitici relegando il movimento per l’acqua al ruolo dei comprimari. Ci è sembrato surreale che l’unica diretta televisiva del servizio pubblico fosse quella del Tg3 e che non ospitasse in studio un esponente del comitato promotore. Dispiace aver contestato l’unica testata Rai, insieme a Rai News 24, che ha dato spazio ai comitati promotori durante la campagna referendaria e cercato di dare una corretta informazione sui referendum.
La nostra presenza sui media, a partire dalle testate Rai, non è un vezzo. Da lunedì si è aperta la partita più importante: quella in cui si ridisegnerà il servizio idrico di questo paese.
Non possiamo dare deleghe in bianco ai partiti politici, vogliamo e dobbiamo essere al centro di questa discussione in tutte le sedi, anche per rispetto a 27 milioni di italiani. Si metta subito in discussione in parlamento la legge d’iniziativa popolare promossa dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua che vuole una gestione dell’acqua pubblica e partecipata, che è stata firmata da 406mila cittadini italiani e che attende da quasi quattro anni ormai sepolta nei cassetti delle commissioni parlamentari. Si discuta sulla nostra proposta di finanziamento per l’ammodernamento del servizio idrico. Ripartiamo da lì.
Il mio è stato un grido, disordinato, confuso ma sincero di chi non vuole perdere nemmeno una briciola della straordinaria attivazione che in ogni provincia italiana il popolo dell’acqua, con intelligenza e costanza, ha costruito negli anni sacrificando energie e tempo libero. Un popolo che da minoranza attiva ha saputo diventare maggioranza culturale e oggi anche maggioranza politica. Un popolo a cui mi onoro di appartenere