Vi sareste mai aspettati che una nostra Manifattura locale avesse potuto produrre un tipo di ceramica così bello e raffinato? Eppure le foto che vedrete in questo articolo si riferiscono proprio a ceramiche prodotte tra la fine del 1700 e i primi venti anni dell”800 in una fabbrica che si trovava nel territorio del comune di Cortona!
Era stata fondata dai Marchesi Venuti nelle adiacenze della villa di loro proprietà sita appunto nella località denominata Catrosse, alle pendici della collina di Cortona, lato ovest.
Grazie alla lettura di un libro interessantissimo, documentato con la bellezza di 491 suggestive foto a colori, scritto con un linguaggio scorrevole e per niente accademico, elegante e raffinato anche nella sua veste editoriale, posso condividere con voi le informazioni utili per conoscere la storia di questa fabbrica e l’orgoglio di averla avuta nel territorio di Cortona.
In questa pubblicazione dal titolo “Catrosse a Cortona”, frutto di una ricerca svolta in maniera scientifica dalla Sig.ra Anna Moore Valeri e pubblicato nel 2011 da “Edizioni del Giglio s.a.s.”, si possono trovare non solo le foto dei pezzi di gusto veramente raffinato che venivano creati a Catrosse, ma si possono vedere anche le foto delle forme di gesso che servivano per modellarli (ben 655) e che sono ancora conservate in alcuni locali della Villa, dei timbri che venivano apposti a marchio di fabbrica, e anche quelle di alcuni documenti che comprovano ufficialmente quello che l’autrice asserisce in merito alla storia ed alle date relative a questa “avventura” messa in atto dai Marchesi Venuti.
Allora cominciamo: “cream coloured earthenware” era una ceramica che alla fine del 1700 aveva conquistato il mercato europeo mettendo in ombra la maiolica.
Era più leggera e più resistente di quest’ultima ma meno costosa della porcellana. Aveva una pasta porosa, ricoperta da vernice trasparente a base di piombo. Era stata scoperta verso la metà dello stesso secolo ed era stata poi perfezionata da Josiah Wedgwood con l’aggiunta di caolino e feldspato. Poteva essere di due tipi: “creamware” di una calda tonalità color avorio, o “pearlware” bianca con riflessi azzurri. In Italia veniva chiamata “terraglia all’uso inglese”.
Sembra molto probabile che alla nostra fabbrica di Catrosse, fondata nel 1796, la produzione di questo tipo di ceramica sia iniziata fin dalle origini, insieme a quella della maiolica, anche quest’ultima dal gusto molto elegante e raffinato.
Siamo comunque sicuri, grazie alla relazione che venne presentata nel 1805 alla Real Società Economica di Firenze “Sulla nuova fabbrica di maioliche cortonesi appartenenti ai Sigg.ri Marchesi Venuti, ed esistente in Catrosse presso Cortona”, che a quella data la produzione di “terraglia in stile inglese” era già avviata.
Pertanto, considerato che alla Ginori di Doccia, che pur esisteva dal 1735, si cominciò a creare oggetti in terraglia solo nel 1816 e che la Palm di Pisa iniziò negli anni ’30 del 1800, possiamo dire a ragion veduta che Catrosse è stata la prima fabbrica della Toscana a usare la terraglia e a creare gli eleganti oggetti che vedete nelle foto sia nella variante “creamware” che in quella “pearlware”.
Nella nostra manifattura la produzione di terraglia ad uso inglese si affiancava a quella della maiolica che per gusto e raffinatezza non aveva nulla da invidiare a quella delle altre fabbriche dell’epoca. Che questi oggetti fossero in quegli anni molto apprezzati dal pubblico lo possiamo desumere dal fatto che a soli nove anni dall’apertura della fabbrica, infatti, si producevano già 50.000-60.000 pezzi all’anno! Questo non è un dato presunto, ma comprovato da un documento la cui foto è stata pubblicata nel libro della Sig.ra Moore, la già citata Relazione presentata nel 1805 alla Real Società economica di Firenze e redatta dall’Avv. Fierli.
In quel documento l’avvocato Fierli aveva anche stilato un elenco dei tipi di oggetti prodotti nella fabbrica dei fratelli Venuti grazie al quale possiamo renderci conto di quanto fosse variegata nei tipi di oggetti la produzione della maiolica dei fratelli Venuti.
Dalla fabbrica uscivano infatti non solo piatti, vassoi, zuppiere, ma anche fruttiere, salsiere, insalatiere, portampolle per sale e olio, zuccheriere, mostardiere, panettiere, confettiere, vassoi fondi per servire la frutta cotta, tazzoni per crema e ponce, rinfrescatori per bottiglie, sciacquabicchieri, cestelli traforati, sottobocce traforati, peparole con piattini, vasetti da senape, tazze e pozzetti per il vermut, caffettiere, tazze da caffè, tazze da brodo e corredi completi per scrivanie (vassoio con calamaio, portatimbri, polverino).
A questo punto, perché voi possiate capire meglio i motivi per cui dopo un ventennio veramente glorioso la produzione di queste bellissime ceramiche scemò fino a cessare all’incirca nel 1830 e a lasciare il posto a quella di sola maiolica di uso comune, sarebbe necessario che io vi raccontassi l’affascinante storia della famiglia Venuti partendo da Marcello, un dei fratelli fondatori dell’Accademia Etrusca, del figlio Domenico, Direttore amministrativo ed artistico della Real Fabbrica Ferdinandea nel periodo d’oro di questa (quella conosciuta come Capodimonte), e di Curzio che grazie all’aiuto ed ai consigli tecnici del fratello Domenico poté dare inizio alla nascita della nostra manifattura di Catrosse.
E’ una storia veramente appassionante e ci fa apparire sotto tutta un’altra luce questi personaggi che siamo abituati a vedere “imparruccati” sui ritratti appesi alle pareti del nostro Museo. Visti lì, in quelle pose austere, sembrano, almeno a quelli che come me sono di modesta cultura, noiosi nobili eruditi costantemente concentrati solo sulle loro questioni teoriche e con interessi poco compatibili con quelli di noi comuni mortali.
Per avere però l’occasione di pubblicare altre foto tra le tantissime che la gentilissima Sig.ra Moore con grande generosità mi ha inviato, aspetterò a raccontarvi questa avvincente storia della dinastia Venuti e di quanto questa sia stata importante per la comunità cortonese in un prossimo articolo.
Posso anticiparvi però che mentre i materiali per la produzione della maiolica erano facilmente reperibili perché l’agilla rossa, terra utile per questo tipo di ceramica, veniva estratta in una cava di proprietà degli stessi Marchesi Venuti che si trovava a Cignano, nel territorio cortonese, l’ingrediente indispensabile per creare la “terraglia” invece doveva esser acquistato lontano da Cortona, molto probabilmente nella zona di Civita Castellana che si trovava nello Stato Pontificio. Questo materiale, perciò, oltre ad essere molto difficile da reperire era anche molto costoso. Per questo motivo, dopo la morte di Domenico, che poteva grazie alla sua posizione influente facilitare l’acquisto di questo ingrediente, si dovette abbandonare la produzione di terraglia. Già nel 1830 purtroppo non se ne produceva più.
La fabbrica continuò ad esistere fino al 1910, ma continuò a sfornare solamente quella ceramica ad uso comune che i lettori un po’ attempati come me si ricorderanno di aver visto usare come stoviglie quotidiane nelle case delle loro nonne.