Gli italiani saranno presto chiamati a esprimersi sui due quesiti referendari promossi dalla Cgil. Anche se la data del voto non è ancora stata fissata e a livello politico ci sono grandi manovre per evitare o rinviare il temuto referendum. La Cgil chiede due Sì per arrivare all’abrogazione dei voucher, “massima espressione della precarietà moderna”, e delle norme che “limitano la responsabilità solidale negli appalti”. La Cgil è impegnata in una grande campagna di comunicazione per fare conoscere i quesiti referendari e le ragioni del voto.
Il gruppo di sostegno è aperto all’adesione di personalità del territorio. La Cgil proporrà Gruppi di sostegno in tutte le vallate della Provincia di Arezzo . Sul territorio la Cgil organizzerà degli incontri con le forze politiche, economiche e sociali per illustrare le ragioni dei referendum e l’importanza di votare Sì.
Come si sa la Corte costituzionale ha ritenuto inammissibile il terzo quesito proposto dalla Cgil, quello finalizzato ad abrogare le modifiche apportate con il Jobs Act all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sui licenziamenti. “Ma noi guardiamo avanti – forti degli oltre tre milioni di firme raccolte a favore dei quesiti referendari. Entrando in merito ai due quesiti referendari.
I voucher sono l’ultima frontiera del precariato. Siamo di fronte a un non lavoro contrattuale. I buoni lavori sono nati con la finalità di retribuire le prestazioni occasionali; ma a tutti gli effetti sono diventati uno strumento che ha sostituito il lavoro in tutte le attività produttive. Il risultato è che abbiamo un esercito di lavoratori senza alcun diritto, alcuna tutela previdenziale e alcun rapporto di lavoro. È di fatto precarizzazione legalizzata. Di fronte a questo stato delle cose, la Cgil chiede l’abrogazione dei voucher”.
Il secondo grande tema riguarda gli appalti: “Abrogare le norme che limitano la responsabilità solidale negli appalti significa impedire che ci siano differenze di trattamento tra chi lavora nell’azienda committente e chi in un’azienda appaltatrice o in un’azienda in sub-appalto. Mettendo il Sì sulla scheda si riafferma il principio che tutti i lavoratori che operano negli appalti devono vedersi riconosciuti gli stessi diritti e le stesse tutele. Ciò significa difendere i diritti di coloro che sono coinvolti nei processi di esternalizzazione, assicurando la tutela dell’occupazione nei casi di cambi di appalto e contrastando le pratiche di concorrenza sleale. Se dovesse vincere il Sì, il committente sarebbe chiamato a rispondere delle violazioni commesse dalle imprese appaltatrici nei confronti dei lavoratori. Risponderebbe altresì in solido per quello che succede nel subappalto sia in termini retributivi, previdenziali, normativi e non meno importante sulla sicurezza sul lavoro”.
La Cgil sarà dunque impegnata in una grande campagna nazionale a sostegno dei due Sì. E inoltre darà battaglia su tutta la partita dei diritti insistendo ancora sulla questione dell’Articolo 18, questione che non ritiene affatto chiusa. Questi 2 quesiti referendari dovranno essere da stimolo per la politica nazionale per l’avvio di una discussione sulla Carta dei diritti universali del lavoro, che è stata presentata in Parlamento come disegno di legge di iniziativa popolare, per la quale la Cgil ha raccolto oltre un milione e 300mila firme. Si tratta di una carta di rango costituzionale che rimette al centro il lavoro assicurando dignità e diritti in un sistema dove le disuguaglianze sono diventate la norma. La Carta vuole intervenire migliorando la condizioni di tutti i lavoratori, anche quelli con rapporti di lavoro autonomo e pseudo autonomo definendo un articolato di legge che preveda per tutti i diritti fondamentali e le tutele necessarie”.