Spiegare sulla pagina virtuale di Valdichiana Oggi chi sia Tito Barbini mi sembra oggettivamente pleonastico. Sono certo infatti che, almeno alle nostre latitudini, sarebbe oltremodo difficile trovare qualcuno che non l’abbia mai sentito nominare e che non conosca la sua prestigiosa parabola istituzionale. Allo stesso modo, sono sicuramente pochi quelli che non sanno che egli, dopo avere abbandonato la politica attiva, si è dedicato anima e corpo ad una nuova vita come scrittore di viaggio, intendendo quest’ultimo nella sua accezione più ampia e attraversando, con i suoi ormai numerosi scritti, non solo decine di confini geografici, ma anche numerosi passaggi della storia recente di questo Paese e approdando infine a porti sconosciuti ed inesplorati dello spirito umano.
La sua ultima opera si intitola “I sogni vogliono migrare”, pubblicata per i tipi delle Edizioni Clichy, piccola e raffinata casa editrice fiorentina. Si tratta di un libro redatto a quattro mani insieme al giornalista e scrittore Paolo Ciampi, noto soprattutto per la sua attività di divulgatore storico. Non è la prima volta che questi due autori collaborano, è già accaduto con un interessante volume del 2009 (Caduti dal Muro, Vallecchi Editore) incentrato sull’esplorazione parallela, nel tempo e nello spazio, di quella parte importante d’Europa, un tempo separata da noi dalla cosiddetta “Cortina di Ferro”, che dopo la caduta del Muro di Berlino (da cui il titolo) ha subito sostanziali e inimmaginabili mutamenti, entrando a pieno titolo nel mare magnum tempestoso della globalizzazione e della modernità.
Ecco, il libro di cui parliamo oggi mi pare sia intrinsecamente legato a quello del 2009, tanto da poterne essere considerato addirittura un seguito, o meglio ancora un ampliamento di prospettiva rispetto alle tematiche che in esso erano state a suo tempo introdotte. In effetti i due autori, con lo stesso gioco di specchi già sperimentato, alternando le loro peculiari esperienze e soprattutto i rispettivi punti di vista e facendo perno su uno sguardo reso più smaliziato dallo scorrere degli anni, ci descrivono un orizzonte che, paradossalmente, si fa sempre più stretto e nel quale si innalzano quasi ovunque nuovi muri sempre più alti.
In questo mondo in cui le notizie (ma anche le bugie) corrono ad una velocità mai vista prima nella dolorosa storia dell’umanità, assistiamo alla vittoria dei particolarismi e dei nazionalismi e al trionfo di visioni impaurite e asfittiche capaci di tenere in scacco milioni di persone. I grandi ideali del Novecento, col loro carico di speranze e di illusioni, di straordinarie conquiste e di ancora più grandi tragedie, con le vittorie e i fallimenti che hanno segnato un’epoca, sono ormai definitivamente tramontati.
Di fronte a tutto questo, sembrano suggerire i due autori, viaggiare e raccontare, superare inusitati confini fuori e dentro di noi, rappresentano ancora l’unica soluzione possibile per creare nuovi legami tra questa grande fiumana in cammino che è l’umanità e per offrire nuove mete da raggiungere e nuove vette da conquistare.