Ebbene eccomi qua, sono tornato. Nella speranza che questo laconico annuncio non avveleni a nessuno la digestione del cenone di Capodanno, mi corre l’obbligo di esplicitare immediatamente che esso è riferito sì al sottoscritto, ma solo nella veste di estensore di questa rubrica di consigli letterari. Insomma, è il bibliotecario che è tornato, nulla di più.
In effetti la rubrica ha subito una pausa piuttosto lunga dovuta in parte al mio impegno referendario e in parte al totale disimpegno durante le festività natalizie, durante le quali, come credo sia comprensibile, le frequenti libagioni e gli inevitabili fumi alcolici che ne derivavano hanno oggettivamente impedito che mi dedicassi alla scrittura e, ahimè, anche alla lettura, seppure quest’ultima solo per pochi giorni. Alla fine però sono stato strappato al mio piacevole torpore festivo dal direttore di questa nobile testata giornalistica, il quale senza mezzi termini mi ha apostrofato più o meno così: “allora, te la dai una mossa sì o no?”
Perciò, bando alle ciance e passiamo subito ad analizzare il libro che ho in mente di consigliarvi oggi.
Si tratta di “Un’educazione milanese” di Alberto Rollo.
Innanzitutto qualche parola sull’autore, doverosa mi pare, visto che egli è stato a lungo direttore letterario per Feltrinelli e, a partire proprio da oggi, ricopre lo stesso ruolo per Baldini & Castoldi. Soprattutto egli è universalmente riconosciuto come uno dei migliori editor in circolazione (se non il migliore). Insomma, per dirla con parole semplici, è grazie a lui che tanti libri di autori importanti sono stati pubblicati e sempre a lui si deve ascrivere una parte cospicua del loro successo. Aggiungo che proprio il suo lavoro in Feltrinelli ha fatto sì che egli abbia collaborato al Mix Festival fin dalla sua prima edizione, incrociando sulla sua strada le ultime due Amministrazioni Comunali di Cortona e divenendo così, credo che si possa dire senza tema di smentita, amico di molti di noi (mio di certo, per quel che conta qui sottolinearlo).
Ebbene, dopo avere contribuito alla nascita di tanti capolavori, finalmente Alberto ha deciso, sulla scorta delle tante sollecitazioni ricevute in questo senso nel corso degli anni, di passare finalmente dall’altra parte della barricata, divenendo autore in prima persona.
Il risultato è questo libro che tecnicamente potremmo definire un memoir, genere letterario molto diffuso nei paesi anglofoni (Rollo è anche apprezzato traduttore) e ancora relativamente poco conosciuto in Italia dove spesso viene confuso col racconto autobiografico, dal quale invece differisce nella forma e soprattutto nel contenuto. Infatti il primo è incentrato sulla memoria emotiva dell’autore, sulla sua peculiare visione della realtà e per questo non prevede l’obbligo (presente invece nel secondo) di raccontare fatti specifici in ordine rigidamente cronologico.
In questo caso il centro della narrazione è (lo si evince già dal titolo) la città di Milano, intesa non solo come scenario dei rapporti familiari, amicali ed amorosi dell’autore/protagonista, ma come motore letterario dell’opera e addirittura vero e proprio personaggio a tutti gli effetti. Attraverso la chiave di lettura di questo rapporto esclusivo con Milano si debbono leggere poi i ricordi d’infanzia, la scoperta dei sentimenti, l’irruzione della politica e in generale tutti gli accadimenti di un’intera esistenza che poi, mi permetto di dirlo, è esemplare di quella vissuta da tante persone che, a partire dagli anni ’50, hanno visto cambiamenti straordinari materializzarsi intorno a loro, grazie a loro e talvolta anche per colpa loro nella storia e nella società italiane.
In definitiva si può quindi affermare che Rollo, con uno stile e una lingua non solo efficaci ed eleganti, ma anche (ça va sans dire) imbevuti entrambi di un inappuntabile nitore, traccia con questo romanzo un suo personalissimo percorso nel tempo e nello spazio che, partendo dalla sua città, giunge a lambire la memoria collettiva di un’intera generazione.
Leggetelo, non ve ne pentirete.