Di mostre, fortunatamente, è ricco il nostro Paese, anche se non tutte rispondono al significato letterale del termine “presentazione di qualche cosa che si vuole sfoggiare”. In effetti non tutto ciò che viene esposto vale la visita, ma se si vuole apprezzare una rassegna espositiva che merita attenzione e priorità è bene mettere in agenda la data venerdì 16 dicembre prossimo. Alle ore 18,00 nella Sala Tonino Guerra del Grand Hotel Rimini, cinque stelle del Gruppo Batani Select Hotels, verrà inaugurata, infatti, la mostra “Le Piattaforme Balneari” realizzata con il patrocinio del Comune di Rimini e curata dall’architetto Roberto Semprini, una significativa ricerca sulla storia di alcune Piattaforme Balneari nel nostro paese e nel Nord Europa. La mostra resterà aperta fino al 23 dicembre, per trasferirsi, poi, al Museo cittadino. Si tratta, senza dubbio, di una esposizione interessante perché riguarda una realtà poco conosciuta e forse ancor meno indagata, pur facendo riferimento ad un comparto, il turismo, che ha fatto della Riviera Romagnola un’icona mondiale. I primi stabilimenti balneari veri e propri nascono come piattaforme site sull’acqua. Le notizie storiche ci dicono che, intorno alla fine del ‘700, si diffondono le Beathing Machines, erano cabine di legno dotate di ruote che, con l’ausilio di asini o cavalli, venivano trasportate in mare. Questo serviva a tutelare la privacy, soprattutto delle signore. Successivamente nascono i “camerini” che hanno come caratteristica la sontuosità. Dal camerino si scendeva direttamente in acqua, mantenendo una rigorosa divisione tra uomini e donne. Nel frattempo nascono anche i Kursaal (letteralmente, sala per cura) ed anche Rimini, nel 1873, inaugura il suo, immenso, bello e signorile (colpito dalla bombe alleate, dopo la guerra verrà demolito). Passo successivo ai camerini sono le piattaforme balneari e a questo proposito è curiosa la notizia apparsa il 24 luglio 1872 sul “Corriere dei Bagni”, uno dei primi periodici estivi riminesi, che definisce la piattaforma «un vasto piazzale che si inoltra per lungo tratto sul mare dove v’è una capanna “chinese”, all’ombra della quale le figlie di Eva aspettano l’ora del bagno». Sostenuta da robuste palafitte, questa «isola sul mare», è interamente di legno e vi si accede dall’arenile attraverso un lungo ponte. Ai lati dell’esotica «pagoda» centrale ci sono i camerini per il bagno: a destra quelli delle donne, a sinistra quelli degli uomini. Dai camerini si scende in acqua con le scalette. Qui il bagno, isolato da occhi indiscreti e protetto da scrupolosi bagnini, segue precise norme di immersione. Negli anni successivi ci saranno utilizzazioni diverse per le piattaforme, meno balneari e più di socializzazione e gli sviluppi, anche con esempi provenienti dall’estero, sono stati oggetto di indagine dell’architetto Roberto Semprini che ha ideato e curato la mostra.
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Claudio Zeni