Serve a qualcosa dichiarare il proprio comune “denuclearizzato”? Ha un valore legale reale il pronunciamento di un Consiglio Comunale che vieta nel proprio territorio l’installazione di centrali atomiche? L’atto, tanto di moda negli anni 80 del post-Chernobyl con ampie decorazioni poste sotto i cartelli stradali di ingresso ai comuni, Cortona in questo fu anticipatrice, adesso è prepotentemente tornato in voga dopo le tragiche vicende giapponesi, con casi anche in Valdichiana (vedi Sinalunga).
E’ ovvio che certi atti vengono compiuti per lanciare messaggi politici di forte contrarietà al nucleare, del tutto rispettabili, ma come tanti (troppi) pronunciamenti dei nostri Consigli c’è da chiedersi se possano avere un minimo di senso oltre alla mera (pressochè inutile) azione formale. Basterà un pronunciamento di questo tipo a salvarci da reattori e depositi di scorie? No.
Intanto, mentre il governo incespica incapace di chiarirsi le idee, traballando fra volontà di assecondare la nuova grande paura o di aggirarla prendendo tempo ma non chiudendo definitivamente la porta, sembra d’essere tornati alla metà degli anni 80, con tutti gli annessi e connessi.
Dopo il prepotente ritorno dei comuni denuclearizzati manca che si risenta parlare del “buco dell’ozono” e siamo davvero al completo. Chissà se non riuscirà fuori da qualche parte perfino un “sole che ride” e un Pecoraro Scanio. E chissà, da qui a qualche settimana potrebbe pure succedere che un Sindaco PdL faccia approvare al suo consiglio la de-nuclearizzazione…
La domanda finale, ripensando agli anni 80 e ai mitici cartelli “Comune denuclearizzato” allora è questa: eravamo avanti allora o siamo tornati indietro adesso?