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Cene, apertivi, porchette, incontri pubblici, incontri privati, incontri all’aperto, incontri al chiuso, punti elettorali, santini e santinismo, lettere più o meno aperte, manifesti, spot, rassegna di big nazionali…la campagna elettorale è entrata nel vivo. Un baillame nebuloso e articolato che coinvolge Arezzo e riecheggia, visto l’inatteso moltiplicarsi di liste e candidati, anche nei nostri comuni della Valdichiana. Insomma: da qui al 15 Maggio la politica si impegna per avvicinare il cittadino e chiedergli il voto a suon di strette di mano vere o virtuali.
Squadre di candidati consiglieri comunali, accompagnati da segretarie giovanine con occhialini sexy, collaboratori/trici, pseudo addetti stampa ecc ecc girovagano nei territori perchè vogliono (e devono) attrarre consensi, portando acqua al loro mulino e di conseguenza al mulino di partiti che, ormai ridotti a essere poco più che degli “autobus”, hanno deciso di farli salire a bordo.
Un dare e avere molto all’americana, anche se negli Usa i partiti sono quasi sempre due e la campagna elettorale si fa con mezzi diversi. Spesso si fa con idee nuove e vincenti, cosa che da noi per ora sembra alquanto latitare.
Ma vediamo, con un po’ di supponenza, di elencare ciò che (secondo me) serve e ciò che ormai non serve per una campagna elettorale che possa produrre qualche risultato reale.
– Santini e Santinismo. Fenomeno obsoleto da evitare. Specialmente se il “Santino” è corredato da uno slogan banale o una foto orrenda. Già di suo il santino profuma di camera mortuaria, ma può anche arrivare a diventare strumento di comicità involontaria creando risate o (peggio) indignazione.
– Manifesti con slogan, simboli e faccioni. Ci possono stare, ma vanno saputi costruire. C’è un rischio simile a quello del santino, pur se con minori effetti necrologici ma maggiori possibili effetti comici. Massima attenzione.
– Cene e grandi mangiate. Irrinunciabili, specie in una terra come la nostra, ma vanno utilizzati come strumenti per avvicinare le persone e non come fini.
– Comparsate dei big. Da sole non bastano e non smuovono granchè, anche se servono per il morale della truppa. Accoppiate a qualcosa di nuovo, il più possibile aperto e in mezzo alla gente, possono contribuire a ‘sfondare’ il muro dei simpatizzanti già convinti. Opportuno organizzarle in luoghi dove già c’è gente, non tanto per evitare flop, ma per farsi vedere e sentire davvero.
– Protagonismo mediatico e spot tv. Da usare, ma senza strafare e correlandosi con i manifesti e gli altri materiali. Serve coerenza e il “profilo” deve risultare, per quanto alto, non fastidoso e soprattutto in linea con quello che è sempre stato. Bando alle lungaggini, ma anche all’astio verso i rivali. Quattro o cinque frasi, quattro o cinque priorità, quattro o cinque temi fondanti e proposte che diverranno realtà subito dopo l’eventuale elezione. Non rincorrere mai l’agenda politica degli altri, non rispondere agli attacchi altrui se non con una battuta, possibilmente simpatica.
– Punti elettorali. Se poi restano chiusi e disabitati, allora è meglio non aprirli. Non si può pagare un affitto solo per spiattellare due manifesti col faccione nel centro città e vederli poi lentamente avvolgersi di polvere o peggio cadere perchè il sole ha scollato lo scotch.
– Facebook. Ormai inutile. Finiti i bei tempi di Obama. Siamo oberati di inviti a eventi, di suggerimenti, di richieste di amicizia. Nessuno ci fa più caso. Aprire un profilo solo adesso è addirittura dannoso. Il consiglio è quello di utilizzare il tempo e le fatiche dei propri collaboratori altrove e limitarsi a una presenza di basso profilo.
Detto questo, confessando che quella dei partiti-autobus non è un’intuizione mia (per il copyright basta chiedere), mi limito a dire che un caso carino in provincia per ora s’è visto, ma ovviamente vi dirò qual è solo a elezioni passate, ovviamente sperando di essere suffragato in questa mia convinzione da un buon esito elettorale.