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Dopo l’accorpamento degli ultimi giorni tra Lega Nord e Pdl, nessuna sorpresa al momento della presentazione delle liste: a Chiusi saranno in 4 a sfidarsi per la poltrona che fu di Luca Ceccobao. E come abbiamo già scritto, e come confermano oggi i nomi dei candidati al consiglio comunale, le liti interne al PD e a SEL che alcuni mesi fa parevano insanabili si sono infine rivelate soltanto “Tanto rumore per nulla”. Nella lista che sostiene Stefano Scaramelli, ci sono due persone che avevano lanciato la sfida: Simone Agostinelli (tra gli autosospesi del PD) e Andrea Micheletti (tra i referenti di SEL); secondo indiscrezioni altri “rivoluzionari” potrebbero entrare (pardon, rientrare) come assessori esterni.
Pare insomma assai limitata la forza degli scontenti del centrosinistra e della sinistra che sostengono la lista Primavera: è rientrata Rifondazione, ma non c’è l’appoggio di nessun altro partito; non c’è nessun nome importante delle dirigenze, nessun uomo e nessuna donna strappati ai Partiti, solo adesioni personali.
Probabilmente un’occasione mancata, perché in una realtà dalla forte tradizione politica il riferimento ai Partiti è sempre determinante; una vittoria servita sul piatto d’argento per chi vuole che le cose all’interno dei partiti non cambino e per chi adesso potrà andare in giro a dire che la lista Primavera non è una forza di centrosinistra.
È troppo chiedere ad un paese, dove l’età media è piuttosto alta e l’appartenenza politica è molto radicata, di riconoscere un cambiamento così sottile e così profondo da sembrare esterno alla realtà che lo ha partorito.
La mancata etichettatura politica probabilmente costerà cara anche alla lista guidata dalla professoressa Rita Fiorini: visto che nasce in ambiente che tutto è fuorché di sinistra, sarebbe stato più ovvio correre per i colori del centrodestra. Sembra una furbizia quella della dichiarata trasversalità della lista, forse si rivelerà un autogol. Tanto più che le forze ufficiali (Pdl e Lega Nord) si sono riunite. Il Carroccio, come è successo anche a Siena dove il Senatur ha ritirato la candidatura di Loretana Battistini partorita in loco, ha presentato una propria lista guidata da Niccolò Martinozzi e poi si è visto imporre, dal direttivo provinciale, l’appoggio a Gaetano Gliatta.
Una manovra che, sommata alla provenienza geografica degli attuali candidati, ha portato ad una lista che di chiusino ha veramente poco.
Un’occasione persa anche in casa del centrodestra