La Coldiretti aretina non è contraria alla realizzazione di centrali a biomasse, purchè vengano rispettate tutte quelle condizioni minime di tracciabilità, origine e sicurezza dei materiali da bruciare, necessari per la produzione di energia elettrica. A ciò, evidentemente, si aggiungono ulteriori fattori determinati affinchè la realizzazione possa essere ambientalmente sostenibile e quindi possibile: uno su tutti è la localizzazione dell’impianto.
Infatti nell’individuazione dell’area si dovrà tenere conto necessariamente delle peculiarità e delle specificità del territorio, valutando approfonditamente le possibili ricadute negative nelle economie delle aree circostanti. Qualsiasi insiediamento di tipo industriale, sebbene utilizzi materie prime tracciate, altera comunque l’ambiente circostante e quindi avrebbe senso se fosse inserito in aree già destinate ad insediamenti industriali. Non appena ci saranno notizie e idee più chiare, valuteremo attentamente tutti i risvolti derivanti, compreso il futuro delle strutture agroalimentari e agrituristiche presenti sul territorio che potrebbe vedere incerto il loro lavoro e il loro futuro. Se infatti Coldiretti è d’accordo sulla possibilità di strutture filiere locali – continua Marcelli – garantendo un minimo di remunerazione rispetto a produzioni che fino a pochi mesi fa non raggiungevano i 20 euro, Coldiretti è altrettanto d’accordo e fortemente convinta di tutelare, preservare, difendere i territori di questa provincia, ben sapendo che tale difesa è volontà forte e ferma dei suoi soci imprenditori, dei cittadini consumatori di quell’area. L’individuazione di localizzazioni alternative rispetto alle attuali ipotesi di costruzione in Valdichiana della centrale potrebbe essere un primo obiettivo al quale tendere, preservando le produzioni agroalimentari della zona, tutelando i percorsi turistici di una delle zone più belle dell’intera regione e salvaguardando le bellissime strutture ricettive agrituristiche che in Valdichiana sono numerose e generano un indotto agricolo importate, si in termini quantitativi che qualitativi. “Quindi, oltre a dover ricevere, a prescindere, tutte le garanzie di salubrità e di rispetto dei parametri di legge, da parte della autorità competenti – conclude Giampiero Marotta, direttore di Coldiretti Arezzo – vogliamo avere certezze che lo sviluppo di un solo settore colturale (girasole e cippato) non pregiudichi o addirittura distrugga ciò che di buono e bello in tanti anni si è costruito, cioè il territorio. Su questo auspichiamo un confronto allargato e immediato, con la politica, le istituzioni tutte, le amministrazioni locali affinchè si possa tenere conto anche del territorio, del paesaggio e di chi ci vive quotidianamente.