{rokbox title=| :: |}images/lucabarboni1.jpg{/rokbox}La vicenda della Riso Scotti Energia di Pavia non è certo passata inosservata, specialmente dove il dibattito sulle cosiddette “energie da fonti rinnovabili” è ancora aperto. La questione, rimbalzata nei maggiori quotidiani nazionali il 17 novembre scorso, si è aperta con la maxi operazione denominata “Dirty Energy”, sviluppata dal Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale di Pavia del Corpo forestale dello Stato, in collaborazione con personale della Polizia di Stato – Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica di Milano e Direzione Centrale Anticrimine di Roma, che ha posto sotto sequestro l’impianto di coincenerimento della Riso Scotti Energia a Pavia.
Tale industria (come si legge nel sito aziendale) è “un’azienda per la cogenerazione di energia elettrica e vapore, che opera con biomasse vergini come fonti di energia, in parte ottenute dalle coltivazioni dedicate e in parte ricavate dagli scarti della lavorazione del riso e dagli scarti del mondo agricolo.”
La biomassa principale era la “lolla di riso”, proveniente dall’adiacente riseria, che veniva frequentemente miscelata, all’interno dell’impianto, con polveri provenienti dall’abbattimento dei fumi, fanghi, terre dello spazzamento strade ed altri rifiuti conferiti da ditte esterne. A seguito della miscelazione, la lolla perdeva le caratteristiche di sottoprodotto e diventava un rifiuto speciale, anche pericoloso, che non poteva più essere destinato alla produzione di energia pulita, ma avrebbe dovuto essere smaltito presso impianti esterni autorizzati.
Per la produzione di energia elettrica e termica, oltre alle biomasse vegetali, venivano, dunque, utilizzati rifiuti di varia natura che per le loro caratteristiche chimico-fisiche superavano i limiti massimi di concentrazione di metalli pesanti quali : cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo ecc.
Il conseguente sequestro dell’impianto da parte delle forze dell’ordine, l’arresto degli amministratori per un presunto traffico illecito di rifiuti ed un giro d’affari di circa trenta milioni di euro nel biennio 2007-2009, era causa di forte preoccupazione per gli stessi dipendenti, i quali vedevano calare un’aura oscura sulla certezza dei loro posti di lavoro.
Considerato che nel progetto di riqualificazione dell’area Ex-Zuccherificio di Castiglion Fiorentino, è previsto un impianto per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, assimilabile a quello di Pavia, ed allo scopo di scongiurare strumentalizzazioni ed allarmismi ho provveduto a depositare, in data 20 novembre u.s., un’interrogazione scritta, con carattere di urgenza, con la quale chiedo che il Sindaco, in qualità di unico referente della Comunità Castiglionese presso il Gruppo Industriale Maccaferri, esponga al più presto riguardo ad analogie e/o differenze fra la tecnologia impiegata nell’impianto della Riso Scotti Energia e quella presentata nel progetto di Castiglion Fiorentino.
Nella nostra Provincia, purtroppo, sono noti i casi di questioni ambientali, che marcano inequivocabilmente il coinvolgimento della classe politica di governo nel territorio e degli amministratori locali, con procedimenti giudiziari in corso di rilievo penale.
Proprio per evitare futuri casi di “Dirty Energy” (energia sporca) in Valdichiana, è opportuno avere la massima trasparenza sulle tecnologie che verranno impiegate, affinché siano esclusi, fin da subito, impieghi nocivi e diversi da quelli per cui tali tecnologie erano state progettate.
Luca Barboni
Consigliere Portavoce – Polo per Castiglioni