Joanna Newsom – Auditorium Parco della Musica, Sala Sinopoli – Roma, 28 settembre 2010
Dopo l’esibizione monocorde del menestrello folk Alasdair Roberts (a sua discolpa bisogna dire che all’Auditorium ormai è diventata una pessima consuetudine far esibire l’artista spalla con le luci accese e mentre il pubblico si accomoda a sedere…) rimane illuminata l’imponente arpa dalle corde arcobaleno.
Arriva l’accordatore , passano ancora altri minuti che alimentano una vibrante impazienza nel pubblico; alla fine verso le 21,40 finalmente sale sul palco la piccola, sorridente Joanna dalle bionde trecce, accompagnata da Ryan Francesconi (arrangiamenti, strumenti a corda e flauti) e Neal Morgan (percussioni). Con questo combo ridotto si aprono le danze: una splendida versione di The Book Of Right On, brano presente nel primo album della nostra, The Milk-Eyed Mender (Drag City 20004). Joanna abbraccia il suo titanico strumento e lo doma con stupefacente padronanza, mentre Francesconi e un concentratissimo Morgan partecipano al flusso musicale con interventi strumentali minimali. Alla fine del pezzo si libera un lungo e sentito applauso, mentre entrano in campo gli altri musicisti della band: due violiniste (Veronique Serret e Mirabai Peart) e un trombonista (Andrew Strain). Con il gruppo al completo si cominciano a riproporre anche alcuni dei brani che compongono l’ultima eccellente fatica discografica di Joanna, quel Have One On Me (Drag City 2010) da me abbondantemente celebrato in fase di recensione a marzo. Per la gioia delle nostre orecchie (e delle nostre menti) ascoltiamo l’arpa della Newsom in Have One On Me, Kingfisher,Go Long, Jackrabbits (bis in solitario, rovinando i piani dei simpaticoni dell’Auditorium che avevano già acceso le luci e messo la musica di sottofondo…) e il suo dolce pianismo in Easy, Soft As Chalk, Good Intensions Paving Co. (ottima versione con la partecipazione vocale degli altri musicisti e un fantastico Morgan alle percussioni). Durante l’esecuzione dei brani c’è una silenziosa e rispettosa attenzione del pubblico; mi accorgo di essere così concentrato sulle sfumature degli interventi strumentali, sulle funamboliche evoluzioni vocali di Joanna, che alla fine di ogni pezzo sono contratto e l’applauso appassionato mi serve anche per sciogliere i miei muscoli in tensione. Questo succede quando si partecipa ad un’esperienza sonora così coinvolgente: un’ulteriore conferma della statura superiore di un’artista vera.
Voto: 29/30