{rokbox title=| :: |}images/sciarelli.jpg{/rokbox}Certe volte sarebbe meglio mandare in onda lo sport, si rischia meno. Ieri sera ci sarebbe stata l’occasione di fare audience, con l’Italia del Volley che conquistava, battendo 3 a 1 la Francia, le semifinali dei mondiali. Un risultato eccezionale, e ancora non è finita. Peccato che sulla Rai (non satellitare) di tutto questo non vi sia stata traccia. E’ però andato in onda ‘Chi l’ha visto’ sul Tre. Io non l’ho visto, scusate il bisticcio di parole, ero fuori. Appena rientrato oltre ad apprendere la tragica e sconvolgente notizia del ritrovamento del corpo della povera Sarah, ho letto su FB tanti amici inviperiti per quello che consideravano uno scempio giornalistico: la Sciarelli che comunicava in tempo reale alla madre, davanti a tutta Italia, la notizia che sua figlia era probabilmente stata uccisa, che il cognato aveva confessato e che si stava cercando il cadavere.
Da sostenitore del lavoro della Redazione di ‘Chi l’ha visto?’ (lo scrissi anche in un pezzo qualche mese fa, e l’amico lettore Edoardo Guida mi ha dato oggi una mano a ricordamelo) sono andato a rivedermi la puntata su RaiReplay per capire come fosse andata. Non è facile giudicare e probabilmente è inopportuno sia associarsi alle critiche che tentare una difesa da avvocato azzeccagarbugli. Resto convinto che Chi l’ha visto sia una trasmissione utile e che la redazione lavori molto bene. Di certo la conduttrice, in questa circostanza, non è stata aiutata dalle coincidenze, con le agenzie che uscivano proprio mentre c’era il collegamento in corso. Che fare? Non era una situazione facile, forse si poteva staccare qualche minuto prima. Forse.
Una cosa però va detta: nelle ore successive il tam tam non giornalistico (o pseudo-tale), tuttora in corso, ha fatto molto di peggio. Bastano, come esempio, i pindarici sociologismi della Venier a La vita in diretta. Chissà cosa accadrà nelle prossime ore (e non faccio nomi, tanto li sapete…). C’è davvero da preoccuparsi, visto anche che di mezzo (forse) c’è una violenza sessuale su una minorenne. Speriamo bene.
Ovvio poi che l’efferatezza di questo atroce e orribile episodio abbia innescato l’altro grande meccanismo collettivo che scatta sempre quando accadono cose di questo tipo: l’invocazione della pena di morte. Ormai si tratta di un fenomeno talmente automatico e scontato che non mi sorprende più. Roba da film poliziotteschi, di quelli con Maurizio Merli, roba di 35 anni fa. Il frutto dell’emozione, più che comprensibile, e pure di una giustizia italiana che certo non funziona alla perfezione e non garantisce la certezza della pena per chi è colpevole. Ma anche su questo, ricordando a tutti che il Granducato di Toscana fu il primo stato al mondo (!!!) ad abolire la pena di morte (1786), è quasi sicuro che tutti, fra qualche giorno, ripenseranno a quanto detto e scritto nel loro status di Facebook e diranno ‘l’ho detto per rabbia, ma non lo penso’.