Il convegno che ha visto la partecipazione a Castiglion Fiorentino di un nutrito gruppo di Sindaci e denominato “la linea del cambiamento”, merita un’attenta riflessione. La politica non può essere solo spettacolo e dunque questa iniziativa merita più di un paio di battute.
Intanto è necessario fare chiarezza. Al raduno castiglionese sono intervenuti amministratori che, al di là dei nomi variopinti con i quali si sono presentati alle elezioni, hanno un unico “comun denominatore” appartengono tutti all’area del centrodestra. Per cui, più che “la linea del cambiamento”, il convegno avrebbe dovuto chiamarsi la “linea del cambiamento di data” perché abbiamo assistito ad un ritorno indietro di qualche anno, al tempo del berlusconismo trionfante ed alla ascesa dei suoi rappresentanti.
Visti alcuni nomi, compreso quello del sindaco di Castiglion Fiorentino non si può certo parlare di facce nuove. E questo è un fatto innegabile che fa gettare la maschera a chi, come Agnelli, continua presentarsi come campione del “civismo” e del rinnovamento, nonostante i diciotto anni e più passati in Consiglio Comunale.
La novità però c’è ed è forte, ed è rappresentata dal fatto che in tempi di crisi della politica liste di centrodestra riescono a conquistare città e paesi fino ad oggi governati dal centrosinistra.
E se il centrodestra vince in tanti comuni, come accaduto recentemente in provincia di Arezzo, una ragione deve pur esserci.
Probabilmente il PD è visto da quella parte di popolazione che fa la differenza nelle elezioni amministrative, come una forza legata al potere locale, una forza di conservazione, che dopo anni e anni di governo si è adagiata sugli allori.
Ecco perchè i rappresentanti della destra e, in taluni casi del vecchio berlusconismo, si possono presentare come vergini, come quelli in grado di interpretare le esigenze d’innovazione. E’ un problema serio che nessuno sembra cogliere. Per di più trovare degli antidoti è difficile perché non basta, come avvenuto, anche nella nostra provincia, cambiare le facce. Ci vogliono anche capacità, competenze, radicamento. Il PD perde quando si divide, non a caso molti dei sindaci del convegno hanno approfittato delle divisioni del centrosinistra per portare a casa il risultato. Il centrosinistra non è stato capace, in questi frangenti, di tenere assieme l’idea del cambiamento con i valori rappresentati dalla storia e dalla tradizione.
La storia purtroppo continua, invece di fare fronte comune si è tentato di utilizzare la sconfitta alle amministrative per una resa di conti interna, disinteressandosi di quello che era successo e di quello che potrebbe succedere in futuro.
La stessa cosa sembra accadere oggi. Perché se da un lato, è necessario concentrarsi sull’impegno referendario, dall’altro anche questo sembra diventata un’occasione per divedere i buoni dai cattivi perseverando su posizioni di ricerca personale del consenso.
In questo senso il convegno di Castiglion Fiorentino dovrebbe far aprire gli occhi al PD e non solo a quello locale. Detto in altre parole al rinnovato dinamismo della destra noi cosa contrapponiamo?
Per ora si vede ben poco se non qualche generico appello all’unità che non serve a nulla se non c’è chiarezza sugli obiettivi e condivisione dei valori.
Quel convegno è stato molta immagine e poca sostanza, ma non è detto che sia sempre così. Per questo è necessario attrezzarsi, capire quello che ci sta accadendo e ritrovare la strada che porta a riconquistare la fiducia dell’elettorato.
In caso contrario la prossima volta invece che venti sindaci ce ne saranno cinquanta e poi cento e il PD, come purtroppo sta accadendo nella nostra provincia ed un po’ ovunque, rischierà di avere un ruolo sempre più marginale.
PARTITO DEMOCRATICO DI CASTIGLION FIORENTINO