Come ufficializzato ieri il prossimo 4 dicembre gli elettori italiani saranno chiamati al voto per il Referendum Costituzionale, in una data che ritarda di un paio di mesi quella che inizialmente pareva nelle intenzioni del Governo. Il referendum è previsto dall’articolo 138 della Costituzione e deve necessariamente essere indetto entro 3 mesi dall’approvazione definitiva da parte del Parlamento delle leggi di revisione costituzionale: la scheda è una sola e bisogna barrare o il Sì o il No; se vince il Sì la riforma approvata a maggioranza da entrambi i rami del parlamento diviene operativa, altrimenti vi è un nulla di fatto.
Il Referendum per essere valido non necessita il raggiungimento del quorum del 50% + 1 di votanti, contrariamente a quanto avviene per l’altra forma referendaria prevista nel nostro ordinamento, quella abrogativa. Basterà quindi un voto in più per il Sì o per il No per determinare l’esito della riforma
Per dare da subito un contributo alla corretta informazione vediamo di approfondire i cinque punti fondanti che, se dovesse vincere il Sì, caratterizzeranno il nuovo testo Costituzionale
1) Riforma del senato, cosiddetta “fine del bicameralismo perfetto”
La riforma si propone di superare il bicameralismo perfetto che ha caratterizzato l’assetto istituzionale italiano dal dopoguerra ad oggi. Fino a questo momento la Camera dei Deputati e il Senato sono state sostanzialmente due camere “gemelle”, pur con alcune differenze (numero dei membri, corpo elettorale ecc. ecc.). Tutte le leggi, sia ordinarie sia costituzionali, devono essere approvate da entrambe le camere e anche la fiducia al governo deve essere concessa sia dai deputati che dai senatori. Con la riforma, invece, la Camera diventa l’unico organo eletto dai cittadini a suffragio universale diretto e l’unica assemblea che dovrà approvare le leggi ordinarie e di bilancio accordando anche la fiducia al governo.
Il Senato con la riforma non è più eletto in modo diretto dai cittadini: si tramuta in organo rappresentativo delle autonomie locali, composto da 100 membri (invece dei 315 attuali): 21 saranno i Sindaci delle principali città (uno per regione, escluso il Trentino-Alto Adige che ne nominerà due) e 74 saranno Consiglieri Regionali (minimo due per regione, in proporzione alla popolazione e ai voti ottenuti dai partiti) eletti in modo proporzionale dal voto dei Consigli Regionali. Tutti e 95 questi membri resteranno in carica per la durata del loro mandato di amministratori. A questi, si aggiungeranno cinque senatori nominati dal Presidente della Repubblica che rimarranno in carica sette anni. Non saranno più nominati senatori a vita, carica che resterà valida solo per gli ex Presidenti della Repubblica. I cinque senatori a vita attuali restano in carica e non saranno sostituiti.
I senatori non sono più pagati dal Senato, ma percepiranno solo lo stipendio da amministratori locali; oltre a questo saranno comunque titolati a richiedere i rimborsi delle spese sostenute per lo svolgimento della loro funzione di senatori.
Il Senato potrà esprimere solo pareri sui progetti di legge approvati dalla Camera e potrà proporre modifiche entro trenta giorni dall’approvazione della legge; la Camera potrà anche non accogliere gli emendamenti. I senatori continueranno a partecipare all’elezione del Presidente della Repubblica, dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura e dei giudici della Corte Costituzionale.
2) Elezione del Presidente della Repubblica
All’elezione del presidente della repubblica non parteciperanno più i delegati regionali, ma solo le camere in seduta comune. Per l’elezione servirà una maggioranza di voti un po’ più rilevante: infatti sarà necessaria la maggioranza dei due terzi dei componenti fino al quarto scrutinio, poi basteranno i tre quinti. Attualmente, invece, è necessario ottenere i due terzi dei voti dell’assemblea fino al terzo scrutinio e dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.
3) Abolizione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro
Il CNEL è un organo costituzionale composto da 64 consiglieri e ha una funzione consultiva per quanto riguarda le leggi sull’economia e il lavoro. Può anche proporre alle camere leggi in materia economica. La riforma ne prevede la soppressione
4) Titolo V della costituzione e competenze Stato/Regioni
Con la riforma una serie di materie (20) tornano nella competenza esclusiva dello Stato, non più delle Regioni. Tra esse l’ambiente, la gestione di porti e aeroporti, trasporti e navigazione, produzione e distribuzione dell’energia, politiche per l’occupazione, sicurezza sul lavoro, ordinamento delle professioni.
5) Referendum abrogativo e leggi d’iniziativa popolare
Il quorum che rende valido un referendum abrogativo resta sempre del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto, ma se i cittadini che propongono la consultazione sono 800mila invece che 500mila (il minimo richiesto), il quorum sarà ridotto: basterà che vada a votare il 50 per cento più uno del numero dei votanti delle ultime elezioni politiche, non il 50 per cento più uno degli aventi diritto.
Per proporre una legge d’iniziativa popolare, nel contempo, non saranno più sufficienti 50mila firme, ma ne serviranno 150mila.